Isis, uccisi 100 jihadisti in tre giorni a Kobane: più di mille stranieri volontari in Siria

Isis, uccisi 100 jihadisti in tre giorni a Kobane: più di mille stranieri volontari in Siria
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Sabato 1 Novembre 2014, 12:35 - Ultimo aggiornamento: 2 Novembre, 14:45

Negli ultimi tre giorni sono stati uccisi cento jihadisti dell'Isis nei combattimenti contro le forze curde nella città siriana di Kobane e nei suoi dintorni. Lo riferisce, l'Osservatorio siriano dei diritti dell'uomo (OSDH).

Circa 50 persone, tra cui donne, sono state uccise in Iraq da miliziani jihadisti dell'Isis nella regione occidentale di al Anbar. Lo riferisce oggi la tv panaraba al Arabiya, citando fonti locali secondo cui i jihadisti hanno giustiziato sommariamente 50 civili membri di una stessa tribù di Ras al Maa, nella provincia di Ramadi.

Il Foreign Office lancia un'allerta per tutti i turisti britannici in viaggio nel mondo, invitandoli alla 'cautelà.

Nel suo sito di consigli ai viaggiatori il ministero degli Esteri britannico parla di una «minaccia generalizzata» legata al coinvolgimento di Londra nella lotta al terrorismo, sopratutto in Iraq e Siria. «C'è una minaccia di attacchi terroristici a livello mondiale contro gli interessi del Regno Unito e dei cittadini britannici da parte di gruppi o individui coinvolti nel conflitto in Iraq e la Siria».

I raid aerei della coalizione contro lo Stato islamico in Siria non hanno scoraggiato i combattenti stranieri. Sono ancora più di mille i jihadisti che ogni mese arrivano in territorio siriano per unirsi ai gruppi integralisti islamici. È quanto rivela il Washington Post, che cita funzionari dell'intelligence e dell'antiterrorismo Usa. La cifra indica che la campagna aerea contro l'Isis non ha scoraggiato un significativo numero di miliziani dal recarsi nella regione, ma che allo stesso tempo non ha sollevato un senso di collera tra gli integralisti incoraggiandoli ad andare ad 'arruolarsì.

«Il flusso di combattenti che raggiunge la Siria rimane costante e quindi il numero complessivo continua ad aumentare», ha detto un funzionario dell'intelligence. Si tratta di un afflusso andato avanti in questi termini nel corso dell'ultimo anno, scrive il Post, aggiungendo che pertanto il numero dei combattenti stranieri in Siria è ormai oltre quota 16mila, una cifra del tutto simile a quella citata in un rapporto dell'Onu, secondo cui il totale si aggirerebbe attorno ai 15mila (a luglio erano 12mila). Il documento sostiene che i jihadisti provengono da 80 Paesi diversi, di cui l'Onu non fornisce una lista dettagliata, limitandosi a nominare solo i luoghi, che mai prima di oggi erano stati patria di 'foreign fighters': Maldive, Cile e Norvegia.

Secondo la valutazione dell'intelligence Usa, il flusso di combattenti può essere attribuito a diversi fattori, inclusa la campagna sofisticata per reclutarli orchestrata da gruppi come l'Isis e la relativa facilità con la quale i jihadisti dal Medio Oriente, Nord Africa ed Europa riescono ad arrivare in Siria, passando per la Turchia. Secondo le ultime stime, con i raid aerei gli alleati hanno ucciso in Siria circa 460 combattenti dell'Isis e circa 60 del Fronte al Nusra.

La coalizione ha effettuato più di 600 attacchi finora in Siria e in Iraq, mirando soprattutto a rallentare l'avanzata dei jihadisti per permettere all'esercito iracheno e all'opposizione moderata in Siria di riorganizzarsi. Per il portavoce del Pentagono, John Kirby, i raid stanno «interrompendo» le operazioni dell'Isis. Ma Kirby ha ammesso che qualsiasi operazione offensiva contro gli estremisti «è ancora lontana». E - sostiene Andrew Liepman, un esperto di antiterrorismo - il numero dei combattenti stranieri è destinato a crescere significativamente con il protrarsi della guerra in Siria.

Intanto, sul fronte dei combattimenti, centinaia di cadaveri di uomini appartenenti alla tribù Albonemer sono stati sepolti in una fossa comune ad ovest di Baghdad. Gli uomini sarebbero stati uccisi per vendetta nei confronti della loro tribù, che aveva cercato di impedire all'Isis di avanzare nella zona. E non si ferma la propaganda dello Stato islamico, che in un nuovo video incita i musulmani egiziani a «sostenere gli eroi e i leoni del Sinai che non temono nulla per la creazione di uno Stato islamico».

«Svegliatevi musulmani, e sostenete i jihadisti che lottano contro i tiranni, sostenete i mujaheddin che difendono la religione e l'onore», è l'appello lanciato nel video.

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