Isis, uccisi dieci medici: si erano rifiutati di curare jihadisti feriti

Isis, uccisi dieci medici: si erano rifiutati di curare jihadisti feriti
di Federica Macagnone
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Venerdì 10 Aprile 2015, 16:51 - Ultimo aggiornamento: 13 Aprile, 19:17
Il regime del terrore ha mietuto altre vittime: questa volta, nel mirino dei militanti che lottano per lo Stato islamico in Iraq, sono finiti dieci medici, uccisi per essersi rifiutati di soccorrere alcuni feriti dell'organizzazione terroristica.



Una fotografia scattata nella devastata zona di battaglia, a 25 chilometri a sud della roccaforte dei jihadisti, Mosul, mostra il momento in cui i combattenti hanno ucciso i dottori con un colpo di pistola alla testa.

I terroristi feriti potrebbero essere stati colpiti dopo aver combattuto contro alcuni gruppi locali nella zona di Hammam al-Alil. Si sono diretti a Mosul per ricevere cure mediche, ma i dottori si sono rifiutati di operare perché non condividevano le attività del gruppo terroristico: a quel punto i jihadisti hanno imprigionato e giustiziato i medici. I dettagli del brutale omicidio di massa nel deserto iracheno sono stati riportati dalla rete televisiva satellitare del Paese Al-Sumaria.



Mowaffaq Hamid al-Azawi, un funzionario locale, ha descritto la città di Mosul come una grande prigione a cielo aperto, dove i residenti sono sottoposti a torture barbare per mano dei terroristi dell'Isis.



La notizia arriva a poche ore dall'uccisione di 52 uomini, soprattutto agenti di polizia iracheni, al valico di frontiera con la Siria, presso al Qaim. L'esecuzione, avvenuta lunedì, è stata confermata - riporta la Cnn - da Sohaib al Rawi, governatore della provincia irachena di Anbar. Le vittime erano state fatte prigioniere da quando, lo scorso anno, lo stato islamico ha superato il posto di frontiera, conquistando vaste zone di Iraq e Siria in nome del Califfato.



Ed è nelle mani dei jihadisti anche un numero imprecisato di civili siriani catturato nella Siria centrale dopo un massacro perpetrato il 31 marzo scorso. Interpellati a Beirut, dove hanno trovato rifugio, alcuni superstiti della strage hanno riferito di almeno dieci civili, tra cui sette donne, rapiti dai jihadisti. Queste fonti hanno identificato con nome e cognome le persone rapite. Altre fonti locali parlano di una trentina di civili portati via con la forza dall'Isis. L'Osservatorio per i diritti umani (Ondus) riferisce di una cinquantina di rapiti, senza però fornire le generalità delle persone catturate. Mabuja, a est di Hama capoluogo nella Siria centrale, è abitato in prevalenza da ismailiti, membri di una branca dello sciismo considerata «eretica» dallo Stato islamico. Mabuja si trova a circa 20 km da Salamiya, la cosiddetta capitale degli ismailiti in Siria. Tra i rapiti e gli uccisi, affermano le fonti, ci sono anche numerosi sunniti della regione.