Isis, soldati iracheni entrano a Tikrit: cade la roccaforte dello Stato islamico

Isis, soldati iracheni entrano a Tikrit: cade la roccaforte dello Stato islamico
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Mercoledì 11 Marzo 2015, 17:07 - Ultimo aggiornamento: 12 Marzo, 14:57

Entra in una fase cruciale la battaglia ingaggiata dall'Iraq per strappare all'Isis il controllo di Tikrit.

L'esercito e le milizie sciite sostenute dall'Iran sono entrate oggi nei quartieri periferici della città natale di Saddam Hussein, 130 chilometri a Nord della capitale, abitata da una popolazione sunnita per lo meno fredda nei confronti del governo centrale. Una cartina di tornasole, dunque, non solo militare ma anche politica su come potrà eventualmente proseguire la controffensiva verso Mosul e sul futuro del Paese in generale. Proprio il malcontento della popolazione locale aveva favorito nel giugno dello scorso anno la fulminea avanzata dell'Isis in questa regione, dove i jihadisti avevano trovato sostegno. Ora è diffuso il timore che in particolare le milizie sciite si lascino andare ad atti di rappresaglia contro i sunniti, contribuendo alla perpetuazione degli odii e delle violenze interconfessionali. In altre aree riconquistate nei mesi scorsi erano state denunciate atrocità commesse dalle milizie anti-Isis. Intanto in Libia, lo Stato islamico si macchia di un altro delitto contro il patrimonio culturale: alcune immagini, rilanciate dal Daily Mail, mostrano i miliziani mentre distruggono con i bulldozer e a colpi di martello un tempio Sufi, cioè della corrente mistica dell'Islam, che i jihadisti considerano eretica.

Le foto, scrive il quotidiano britannico, sono state pubblicate dal ramo di Tripoli dell'Isis.

I siti Sufi, in particolare le tombe dei santi, sono già state obiettivo in passato di attacchi da parte di fazioni ultraconservatrici libiche, così come dello Stato islamico nel Nord dell'Iraq. E nei giorni scorsi, dopo la distruzione di alcune statue nel museo di Mosul e le devastazioni denunciate nei siti archeologici di Nimrud e Hatra, nei pressi di questa città, si è diffuso il timore che i jihadisti possano attaccare anche i siti archeologici libici, in particolare quelli greco-romani. L'ingresso dei lealisti iracheni a Tikrit è coinciso oggi con le parole del segretario di Stato americano John Kerry, secondo il quale l'Isis sta perdendo slancio, e con quelle del segretario alla Difesa, Ashton Carter, convinto che il Califfato vada incontro a «una sconfitta definitiva».

Ma le truppe di Baghdad e i loro alleati sciiti continuano a combattere strada per strada per aprirsi la via verso il centro della città, dopo essere entrati dal quartiere settentrionale di Qadisiya e da quello occidentale di Doyom. Gli Usa hanno tenuto a far sapere che la Coalizione internazionale a guida americana non partecipa con i suoi raid aerei all'offensiva, che sul terreno è in buona parte coordinata dal generale iraniano Qassem Soleimani, comandante della Forza Qods, responsabile per le operazioni all'estero dei Pasdaran. La televisione iraniana PressTv ha detto tra l'altro che un suo cameraman che seguiva i combattimenti è rimasto ferito dalle schegge di un obice di mortaio lanciato dai jihadisti. L'Isis risponde anche su un altro scacchiere, cercando di impadronirsi della città di Ramadi, capoluogo della provincia occidentale di Al Anbar, dove oggi diversi attentati suicidi sono stati compiuti contro le forze di sicurezza. Sette per la precisione, con un bilancio di 10 morti e 30 feriti, secondo la televisione belga Rtl che riprende informazioni diffuse da account di social media vicini allo Stato islamico. Secondo le stesse fonti, tra i kamikaze vi sarebbero stati proprio un belga, un siriano e un jihadista del Caucaso.

A Baghdad, invece, un'autobomba ha provocato 15 morti e 47 feriti nei pressi di una clinica privata nel quartiere nord-occidentale di Hurriya.

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