Maria, la jihadista di Torre del Greco che si è unita alla guerra santa dell'Isis

Maria, la jihadista di Torre del Greco che si è unita alla guerra santa dell'Isis
di Maurizio Cerino
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Domenica 11 Gennaio 2015, 10:22 - Ultimo aggiornamento: 23:10

All’ombra del Vesuvio, per amore, abbraccia il credo islamico, inizia a indossare abiti femminili prescritti dalla sua nuova fede. Si chiama MariaS., o meglio si chiamava così fino al momento della sua conversione, avvenuta nel 2009, quando ha poi cambiato il suo nome in Fatima.

Oggi dovrebbe avere 27anni. Ma procediamo secondo step cronologici. Maria S. abitava a Torre del Greco con la sua famiglia, vita normale, uscite con amici, qualche serata in discoteca, come tutte le sue conterranee. Tutto ciò fino a quando non incontra un giovane di nazionalità marocchina. L’ingresso nella sua vita di questo giovane farà da spartiacque tra la «vecchia» ragazza occidentale e cattolica, e la nuova seguace dell’Islam. Il magnetismo esercitato dal nuovo credo, ma soprattutto dal giovane nordafricano, coinvolge anche sia la sorella di Maria-Fatima, Marianna, oggi trentenne, sia i loro genitori.

Maria, osservando alla lettera i dettami islamici, abbandona l’abbigliamentooccidentale per indossare l’hijab - il copricapo utilizzato dalle donne musulmane per coprire la propria testa.

Una presenza simile a Torre del Greco non sarebbepassatainosservata: eppuresembra che nessuno mai abbia notato questa ragazza che, d’improvviso, cambia vita, abitudini e modo di vestire. Siamo nell’autunno 2009: l’indottrinamento di Maria-Fatima è talmente radicale che sul proprio sito Facebook la giovane mostra un particolare attivismo, pubblicando articoli e documenti sulla superiorità dell’Islam rispetto al cattolicesimo.

Non solo. Nei suoi scritti apparsi nel profilo del social network Maria- Fatima non nasconde le sue simpatie per il jihad, la guerra santa. Maria, con tutta la famiglia, si trasferisce in Lombardia, in concomitanza del suo matrimonio con il giovane marocchino. La nuova residenza è a Inzago, comune da undicimila anime della provincia diMilano, dove vedere una donna con abiti arabi non è inusuale. Il matrimonio con il marocchino non ha lunga vita: i due divorziano, ma la giovane incontra subito una nuova anima gemella, questa volta, pare, di nazionalità albanese.

Oramai della vecchia Maria non c’è più traccia. Nel frattempo diventa osservante delle norme più rigide e oltranzista, insomma fa parte della schiera foltissima degli ultraintegralisti. Continua a mantenere il profilo Facebook dove non fa più mistero di essere anche una convinta sostenitrice del califfato di Al- Bagdhadi e della guerra scatenata dall’Isis. Convinzioni maturate durante la frequentazione di comunità islamiche del Milanese e dellaToscana, attivissime nella predicazione del jihad e, per questo, sotto costante monitoraggio dell’intelligence italiana.

In questa circostanza Maria-Fatima attira le attenzioni dei nostri 007, con il supporto del Ros dei carabinieri, anche se sul punto mancano conferme. Di certo, stando a quanto risulta agli investigatori, quello di Maria sarebbe il primo caso italiano di una italiana sostenitrice dei disegni criminali dell’Isis. Pare che a Maria anche il ruolo di semplice sostenitrice andasse stretto al punto che- siamonell’autunno dell’anno scorso - avrebbe deciso di passare dalle parole all’azione sul campo. E quindi,sisarebbeimbarcata suunvolo alla volta di Istanbul da dove poi trasferirsi in Siria per unirsi alle milizie dell’Isis. Anche in questo caso gli inquirenti italiani non confermano. Di sicuro la storia di Maria-Fatima ha acceso più di un riflettore a Napoli e nell’area metropolitana.

Ros dei carabinieri e digos della polizia da tempo mantengono uno stretto monitoraggio sui luoghi di aggregazione degli islamici, non tanto rispetto alle due moschee del capoluogo quanto, invece, su quelle micro - moschee sorte proprio all’ombra del Vesuvio dove, pare, vi siano numerosi adepti che inneggiano al jihad. Secondoglianalistidell’intelligence sul campo l’area napoletana, ma la Campania nel suo complesso, resta un’oasi di «logistica tranquillità». Il territorio si presta per essere nascondiglio di chi non vuolefarsinotareela stessapopolazione non mostra segni di intolleranza. Inoltre, come decine di inchieste hanno dimostrato nel passato, Napoli resta luogo privilegiato e specializzato per creare delle perfette identità, grazie alla capacità di produrre documenti falsi. Inoltre la presenza attiva di organizzazioni criminali ben radicate sul territorio induce frange estremiste a non commettere passi falsi.