Isis, l'Iran: «Respinta richiesta di cooperazione Usa». Alfano: «Jihadisti terribile minaccia»

Isis, l'Iran: «Respinta richiesta di cooperazione Usa». Alfano: «Jihadisti terribile minaccia»
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Lunedì 15 Settembre 2014, 11:55 - Ultimo aggiornamento: 16 Settembre, 07:54

L'Iran ha respinto una richiesta di cooperazione da parte degli Usa contro lo Stato islamico. Lo ha detto la guida suprema Ali Khamenei. «Gli Usa attraverso il loro ambasciatore in Iraq ci hanno chiesto di cooperare contro lo Stato Islamico. Ho rifiutato perchè hanno le mani sporche»,ha detto uscendo dall'ospedale dopo un'operazione.

Intanto sono previsti per oggi i primi voli di ricognizione militare francese in Iraq nell'ambito della coalizione internazionale anti-Isis. Lo ha annunciato il ministro della Difesa francese, Jean-Yves Le Drian, in visita negli Emirati Arabi Uniti.

«A partire da questa mattina, i primi voli di ricognizione si svolgeranno con l'accordo delle autorità irachene e delle autorità degli Emirati Arabi Uniti», ha spiegato il ministro dalla base di Al-Dhafra, in cui si trovano circa 200 militari, tra cui piloti degli aerei da caccia Rafale.

Vertice a Parigi. A Parigi si è tenuta una conferenza sulla sicurezza e la pace in Iraq, alla quale hanno partecipato una ventina di ministri degli Esteri, fra cui Federica Mogherini in rappresentanza dell'Italia.

Nel documento conclusivo del vertice i circa 30 Paesi partecipanti hanno convenuto che «C'è urgente necessità di porre fine alla presenza di Daesh (Isis) nelle regioni in cui ha preso posizione in Iraq».

I Paesi «si sono impegnati a sostenere con tutti i mezzi necessari il nuovo governo iracheno nella lotta contro Daesh, incluso un aiuto militare appropriato».

«Per sradicare l'Isis», si legge nel documento, «è necessaria un'azione determinata, in particolare, prendendo le misure per prevenire la radicalizzazione, coordinando l'azione di tutti i servizi di sicurezza e rafforzando la sorveglianza delle frontiere».

Mogherini: «Da Italia armi e aiuti umanitari». L'Isis rappresenta «una minaccia globale che non conosce confini». «Siamo tutti d'accordo sulla necessità di agire insieme, sul senso di urgenza: fare presto, fare insieme»: lo ha detto il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, al termine del vertice di Parigi sull'Iraq.

«Siamo tutti d'accordo sull'obiettivo da perseguire, fermare un'organizzazione terroristica, che sta facendo vittime innanzitutto tra musulmani, sciiti o sunniti, ma anche le minoranze», ha spiegato Mogherini, aggiungendo: «Non si tratta di uno Stato, non si tratta nemmeno di Islam, si tratta di un'organizzazione terroristica e come tale va combattuta».

Il ministro ha quindi riferito dell'impegno internazionale di «allargare» la coalizione. «Il lavoro sarà lungo, sarà difficile, ci tengo a sottolinearlo, non solo militare, ma anche e soprattutto politico, di sostegno umanitario, di sostegno economico. Ci sarà sempre tempo per allargare la coalizione, la presenza di altri Paesi sarà sempre benvenuta».

Del resto, ha puntualizzato il ministro, «credo che oggi la presenza (a Parigi, ndr) di Paesi che su altri dossier sono molto distanti ma su questo sono uniti sia molto positivà. È una «cornice di grande condivisione, con una grande presenza di Paesi arabi e a maggioranza musulmana», ha concluso.

I primi aerei di ricognizione francesi sull'Iraq si sono levati in volo questa mattina. Si alzeranno in volo anche aerei italiani? «No - ha risposto il ministro - l'Italia ha deciso l'invio di armi, munizioni, soprattutto l'invio di materiale per il sostegno umanitario, che è una priorità».

Hollande: «Non c'è tempo da perdere». Aprendo la Conferenza di Parigi, il presidente francese Francois Hollande ha invitato i partner occidentali ed arabi ad impegnarsi «chiaramente, lealmente e con forza al fianco delle autorità irachene», sottolineando che «non c'è tempo da perdere» di fronte alla minaccia dei jihadisti di Daesh (Isis, lo stato islamico). «La lotta degli iracheni contro il terrorismo è anche la nostra lotta - ha detto Hollande - dobbiamo impegnarci in modo chiaro, lealmente e con forza al fianco delle autorità irachene. Non c'è tempo da perdere».

Il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, al termine della Conferenza ha ribadito che «Lo Stato islamico non è nè uno stato, nè rappresenta l'islam, è un movimento di estrema pericolosità. Tutti, sul posto, giudicano necessario farlo arretrare o scomparire».

Alfano: «Isis terribile minaccia». «L'Isis rappresenta una terribile minaccia contro l'Islam moderato, ma anche contro l'Occidente e l'insieme dei suoi valori, nonchè contro chi si è impegnato nella lotta al terrorismo». Lo ha detto il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, aggiungendo che «dobbiamo rispondere potenziando gli strumenti comunitari, ma anche rafforzando a livello nazionale le normative sul versante della prevenzione contro chi si reca a combattere in un altro Paese».

«Il nostro sistema - ha sottolineato Alfano - ha un buco per quanto riguarda il soggetto che decide di andare a combattere in un Paese estero. Presenterò al più presto - ha aggiunto - nuove norme in questo senso alle Camere che spero trovino ampio consenso».

Vaticano: «Nessuna minaccia specifica contro il Papa». Le notizie che riguardano l'Isis «preoccupano tutti» ma «se la domanda è se ci siano minacce specifiche la risposta è no». Lo ha detto il portavoce della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi. «Non ci sono rischi e minacce per cui modificare programmi» come il prossimo viaggio in Albania o «per cui cambiare il modo in cui il Papa si muove».

Israele: «Allarme per attentati islamici». Con l'avvicinarsi delle festività ebraiche del Nuovo anno, alla fine di questo mese, le autorità israeliane alla sicurezza hanno avvertito che cresce il pericolo di attentati islamici contro turisti israeliani in varie parti del mondo, fra cui l'Europa occidentale. Le minacce incombenti - precisa il sito Ynet - giungono fra l'altro da combattenti dell'Isis, reduci da campi di battaglia mediorientali, nonchè dagli Hezbollah libanesi, legati all'Iran.

2500 jihadisti tunisini sul campo. Sono circa 2500 i combattenti tunisini arruolati nell'Isis, lo Stato Islamico che controlla parte di Sria ed Iraq. A dichiararlo è il Ministro dell'Interno Lofti Ben Jeddou nel corso di un'intervista su Al Arabiya, nella quale ha precisato che 250 di essi sono già stati assicurati alla giustizia dopo aver tentato di rientrare in Tunisia e che i servizi di sicurezza hanno impedito a più di 9000 giovani tunisini di recarsi in Siria per raggiungere i gruppi armati di Isis.

Il ministro ha poi rivelato l'esistenza di minacce terroristiche volte a turbare lo svolgimento regolare delle elezioni, citando i comunicati di Abou Iyadh, capo dell'organizzazione terroristica Ansar Al Charia in Tunisia e Abdelmalek Droukdel, dirigente dell'AQMI, ma ha tuttavia tenuto a rassicurare i tunisini affermando che sono stati messi in atto piani di sicurezza efficaci per evitare ogni pericolo. Il rischio maggiore è rappresentato dal fatto che terroristi potrebbero infiltrarsi in territorio tunisino approfittando della situazione caotica della vicina Libia.

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