Petrolio, droghe, internet café: ecco da dove provengono i capitali dell'Isis

Petrolio, droghe, internet café: ecco da dove provengono i capitali dell'Isis
di Federica Macagnone
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Lunedì 23 Febbraio 2015, 16:12 - Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 10:01
Lo Stato islamico viene finanziato principalmente dal commercio del petrolio sul mercato nero, dalla vendita di droghe illegali e dagli internet café: è quanto denuncia il gruppo attivista siriano RBSS che documenta segretamente la violenza scioccante e l'oppressione che l'Isis ha portato nella loro città, Raqqa, ormai considerata il quartier generale del Califfato. L'acronimo RBBS sta per "Raqqa is Being Slaughtered Silently", cioè "Raqqa viene massacrata silenziosamente".



Il gruppo sostiene che le più importanti risorse finanziarie delle aree controllate dall'Isis passano attraverso accordi segreti stipulati con il regime di Assad per vendere al governo siriano energia elettrica e gas. Lo Stato islamico sta anche imponendo tasse pesanti ai propri cittadini caricandole sull'energia elettrica, sulle bollette telefoniche e alla dogana, sulle merci importate. A differenza della rete terroristica di al Qaeda, infatti, l'Isis ricava solo una piccola quota dei finanziamenti da contributi esterni. Nonostante i molti tentativi effettuati dalle forze della coalizione internazionale per tagliare i finanziamenti ai terroristi, l'organizzazione continua però a prosperare e a trovare modalità autonome per accumulare capitali.



Nella sua più recente relazione sulle modalità di finanziamento dell'Isis, RBSS ha stilato l'elenco delle dieci principali fonti di sostentamento con cui i militanti finanziano la crociata per la creazione di un califfato islamico. Il gruppo, come già detto, sostiene che l'Isis e il governo siriano hanno raggiunto un accordo segreto che permette ai militanti di vendere energia elettrica e gas al regime di Assad. Lo Stato islamico, infatti, controlla diverse importanti dighe e un giacimento di gas in aree occupate della Siria. Secondo il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, lo scorso anno l'Isis ha guadagnato un milione di dollari al giorno dalla vendita sul mercato nero di petrolio e carburanti, utilizzando metodi rudimentali di estrazione del greggio dai giacimenti situati in aree controllate dallo Stato islamico in Iraq e in Siria.



Inoltre, anche se i cittadini di Raqqa e dello Stato islamico vivono sotto la severa legge della sharia, i leader dell'Isis sembrano non avere alcuna remora nel coltivare e vendere all'estero droghe illegali, come ad esempio la cannabis che viene coltivata nella periferia della città per essere venduta in Turchia.



Il rapporto rivela anche i dettagli delle imposte e delle multe inflitte ai cittadini di Raqqa. Ad esempio, tasse forfettarie sull'elettricità, sui "servizi igienici" e sull'uso della rete telefonica, da pagare in contanti all'agenzia delle entrate dello Stato islamico, così come le tasse doganali sulle merci importate ed esportate. Senza contare le ammende per chi vìola la legge della sharia fumando o arrivando in ritardo alla preghiera, i saccheggi e la vendita di manufatti storici, la confisca dei terreni nei confronti di chi dissente dall'Isis e la loro vendita all'asta.



Un'altra fonte considerevole di reddito sono gli Internet café, che secondo RBSS sono tra le attività più redditizie dell'Isis: il numero di questi locali, a Raqqa, è aumentato da 20 a 500 da quando lo Stato islamico ha preso il potere.