Isis, Ue: tremila europei entrati nell'Isis

Isis, Ue: tremila europei entrati nell'Isis
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Venerdì 26 Settembre 2014, 10:58 - Ultimo aggiornamento: 19:42

Sono oltre 3.000 gli europei che si sono arruolati nelle file dell'Isis per combattere in Iraq e in Siria. Lo ha ribadito oggi alla Bbc il coordinatore europeo dell'antiterrorismo Gilles De Kerkhove il quale ha anche avvertito che gli attacchi aerei occidentali fanno aumentare il rischio di azioni di ritorsione in Europa.

Nella cifra di tremila De Kerkhove ha precisato che sono inclusi anche i combattenti che sono poi rientrati in Europa e quelli che sono morti nei teatri di guerra. Quella in Iraq «sarà una missione che non durerà qualche settimana, ma anni.

Dobbiamo essere pronti a questo tipo di impegno». Lo ha detto il primo ministro britannico David Cameron oggi a Westminster prima del voto sul via libera a raid in Iraq.

Nuovi raid aerei della coalizione arabo-occidentale contro postazioni dello Stato islamico sono stati condotti nell'est e nel nord-est della Siria. Lo riferisce l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), secondo cui la località frontaliera di Mayadin, vicina al confine con l'Iraq, è stata colpita assieme ad alcune installazioni petrolifere nei suoi paraggi. Analogamente, prosegue l'Ondus, sono state colpite posizioni dello Stato islamico nella regione di Hasake, a est del capoluogo della regione a maggioranza curda.

Quattro carri armati dell'Isis sono stati distrutti nei nuovi raid lanciati dalla coalizione contro i jihadisti dello Stato islamico in Siria. Un altro è rimasto danneggiato. Lo riferisce il Comando Centrale (Centcom) americano precisando che i raid sono avvenuti nella regione sud e sud-est di Dayr Az Zawr.

L'estrazione nei sei giacimenti petroliferi controllati dall'Isis a Deir Ezzor, nell'est della Siria, è stata interrotta per timore di nuovi raid americani. Lo riferisce all'Afp Leith al-Deiri, un attivista che vive nella città. «L'estrazione è interrotta a causa della situazione di sicurezza. Tutti i siti sono fermi, tranne quello di Coneco, che fornisce il gas necessario alla produzione di elettricità per sei province», ha spiegato l'attivista. Gli Usa hanno colpito più volte le raffinerie nelle mani dell'Isis. «L'estrazione nei siti è stata interrotta temporaneamente. Non ci sono più intermediari nè clienti che vanno nei campi petroliferi, perchè hanno paura dei raid», ha spiegato un altro militante, Rayan al Furati, che ha lasciato Deir Ezzor dieci giorni fa ma che è ancora in contatto con i residenti nella provincia. «Prima c'era tantissima gente e bisognava aspettare quattro ore per essere serviti, talmente la domanda era forte», ha aggiunto sottolineando però che «nessuno dei sei campi è stato colpito perchè i raid della coalizione si sono concentrati sulle raffinerie». Secondo l'Osservatorio siriano dei diritti umani, da luglio l'Isis controlla la maggior parte della provincia petrolifera di Deir Ezzor e produce più petrolio del governo di Damasco.

Turchia. Centinaia di curdi turchi e siriani hanno sfondato la barriera di protezione che segna il confine fra la Turchia e la Siria per unirsi alle forze curde che combattono i jihadisti dell'Isis nei pressi di Ain al-Arab. Lo ha reso noto un fotografo dell'Afp. Dopo essersi riuniti sul lato turco dietro l'appello di diversi movimenti curdi, i manifestanti hanno aperto una breccia nel filo spinato che separa i due Paesi, a poche centinaia di metri dal posto di frontiera turco di Mursitpinar, nel sud. Una volta giunti in Siria sono stati accolti dai combattenti del movimento siriano Pyd, branca militare del partito curdo dell'Unione democratica, che cerca di frenare l'avanzata dei miliziani dell'Isis. Le forze della sicurezza turche non sono intervenute.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato oggi che la posizione di Ankara nella lotta contro l'Isis è cambiata dopo la liberazione degli ostaggi turchi, lasciando intendere che la Turchia potrebbe unirsi alla coalizione militare internazionale. «La nostra posizione è cambiata», ha detto Erdogan ad Istanbul al suo rientro dall'Assemblea generale dell'Onu a New York, aggiungendo che «misure necessarie» saranno prese dal Parlamento il 2 ottobre.

Civili in fuga. Molti civili residenti in una regione a sud e a sud-est di Kirkuk, in Iraq, hanno lasciato le loro case per rifugiarsi in aree più sicure da quando gli aerei americani e francesi hanno cominciato, lunedì, a bombardare questo distretto nelle mani dello Stato islamico, estendendo il raggio d'azione dei loro raid. Lo riferisce la stampa irachena. Secondo il quotidiano Al Mada, i residenti della città di Hawijah e dei centri più piccoli di Zap, Riyadh, Abbasi, Rashad e Al Multaqa hanno lasciato le loro case dopo l'inizio dei raid, che negli ultimi quattro giorni hanno ucciso una cinquantina di jihadisti e distrutto parte dei loro armamenti. Fonti locali riferiscono che i miliziani dell'Isis hanno evacuato parte delle loro postazioni e si sono trincerati in aree residenziali, mentre responsabili militari curdi hanno detto che aerei americani e francesi hanno lanciato volantini che invitano la popolazione a lasciare le città in vista di nuovi bombardamenti.

La battaglia a Kobane. Intensi scontri sono ripresi oggi tra jihadisti dello Stato islamico e milizie curde attorno alla cittadina siriana di Kobane/Ayn Arab, a ridosso della frontiera turca. Lo riferisce l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), secondo cui una postazione dello Stato islamico a est di Kobane è stata presa di mira da non meglio precisati bombardamenti. Ancora non è chiaro se si sia trattato di un raid della coalizione arabo-occidentale.

La Danimarca si unisce alla coalizione. Il primo ministro della Danimarca Helle Thorning-Schmidt ha annunciato lo schieramento in Iraq di 7 cacciabombardieri F-16 per partecipare all'offensiva in corso contro l'Isis. «Sono molto felice che ci sia ormai un'ampia coalizione, compresi i paesi della regione che vogliono contribuire», ha detto Thorning-Schmidt in una conferenza stampa a Copenhagen, preciusando che la missione sarà limitata all'Iraq, con esclusione della Siria.

Rischio attentati a Berlino. «Non vi sono indicazioni concrete di possibili attentati in Germania adesso, ma un alto rischio astratto di possibili attentati in ogni momento». Lo ha detto una portavoce del ministero degli Interni tedesco a Berlino, in conferenza stampa, rispondendo a una domanda sulla valutazione dei rischi relativi ad attacchi terroristici sul suolo nazionale dopo gli allarmi scattati a New York e Parigi. «E` difficile individuare singoli elementi che potrebbero colpire, un grande piano è più semplice da individuare», ha aggiunto.

I musulmani di Francia scendono in piazza a Parigi per denunciare la decapitazione di Hervè Gourdel, il cittadino francese barbaramente ucciso dall'ala algerina dell'Isis, e per solidarizzare con le vittime dello Stato islamico. Il Consiglio rappresentativo dei musulmani di Francia (CFCM) - che rappresenta cinque milioni di persone, la più importante comunità in Europa - ha indetto una manifestazione davanti alla Grande Moschea di Parigi per denunciare i «terroristi che in nome di un'ideologia assassina corrompono l'Islam». Anche noi siamo «sporchi francesi»: denuncia, in un intervento pubblicato sul quotidiano Le Figaro, un gruppo di personalità musulmane. Un riferimento al terrificante messaggio audio diffuso nei giorni scorsi, in cui il portavoce dell'Isis, Abu Muhammed Al Adnani, prendeva particolarmente di mira la Francia, unico Paese europeo ad aver lanciato i raid aerei insieme agli Stati Uniti, chiamando ad uccidere gli «sporchi» francesi. «Noi, francesi di Francia e di confessione musulmana, vogliamo esprimere con forza la nostra totale solidarietà a tutte le vittime di quest'orda di barbari, soldati perduti di un sedicente Stato islamico - sottolineano i firmatari, tra cui figurano Imam, medici, avvocati e politici - Rivendichiamo l'onore di dire che anche noi siamo degli ''sporchi francesi''».

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