Isis, decapitati due attivisti in Turchia: da mesi denunciavano l'orrore jihadista

Isis, decapitati due attivisti in Turchia: da mesi denunciavano l'orrore jihadista
di Federica Macagnone
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Sabato 31 Ottobre 2015, 16:02 - Ultimo aggiornamento: 3 Novembre, 09:11
Li hanno ritrovati decapitati, uno accanto all'altro, nella loro casa di Şanlıurfa, in Turchia, vittime del perpetuato orrore messo in atto dall'Isis: Ibrahim Abdul Qadir, 20 anni, e il suo amico Fares Hamadi, attivisti e blogger siriani, sono stati prima uccisi con un colpo di pistola alla testa, poi sono stati decapitati.



Le vittime erano di Raqqa, ma erano fuggite in Turchia circa un anno fa. Il Committee to Protect Journalists, che ha chiesto un'indagine immediata da parte delle autorità turche, ha detto che Qadir e Humadi hanno lavorato per Eye on Homeland, un gruppo siriano che racconta le atrocità della guerra civile. Qadir, inoltre, era uno dei membri fondatori del gruppo attivista Raqqa is Being Slaughtered Silently, che denuncia da mesi le atrocità e le barbarie dei jihadisti sul territorio da loro controllato.



Entrambi i gruppi attivisti sono certi che i due sono stati uccisi dai jihadisti, anche se ancora l'Isis non ha rivendicato gli omicidi: la notizia della morte di Qadir e Fares è stata confermata da Abu Mohammad, uno dei fondatori di Raqqa is Being Slaughtered Silently, che ha postato un commento on line. «Non so cosa dire – ha scritto Abu - Uno dei nostri membri chiamato Ibrahim e il suo amico Fares sono stati ritrovati decapitati. Mi dispiace non aver potuto fare nulla per voi. Ci eravamo promessi a vicenda che saremmo tornati nel nostro Paese. Mi dispiace, non ho mantenuto la promessa, non sono riuscito a proteggervi».



Da quando lo Stato islamico ha preso possesso dei territori di Siria e Iraq, diversi attivisti sono stati ammazzati, ma questa è la prima volta che le uccisioni vengono commesse fuori dei Paesi controllati dall'Isis. La Turchia è finita più volte nel mirino dell'opposizione siriana e dei combattenti curdi per aver permesso ai jihadisti di attraversare indisturbati il confine siriano.