L'esperto: concreto il rischio che terroristi Isis compiano attentati in Italia

L'esperto: concreto il rischio che terroristi Isis compiano attentati in Italia
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Sabato 20 Settembre 2014, 15:43
Cittadini europei o statunitensi addestrati alla morte in Siria e Iraq possono tornare nelle proprie nazioni. Sono i jihadisti della porta accanto, e possono colpire. Molti di loro sono andati a combattere sotto la bandiera dell'Is, in Siria e Iraq o ingrossano le fila dei gruppi terroristici e delle milizie in conflitti non convenzionali.



«Il rischio ''foreign fighters'' è concreto anche in Italia», mette in guardia Andrea Margelletti, presidente del CeSi (Centro Studi Internazionali), che spiega: «Mentre disegniamo giotteschi buchi nel terreno, frutto di armi intelligenti più che della strategia che le utilizza, c'è il pericolo che cittadini europei o statunitensi addestrati alla morte in Siria e Iraq, possano tornare nelle proprie nazioni attraversando le maglie della nostra presunzione e, potenzialmente, provare a mettere a segno attentati nel cuore dell'Occidente. Combattono con l'esercito nero -sottolinea l'esperto di strategia militare- ma non sono organici allo Stato islamico. È questa la minaccia che può far davvero male all'Europa. La campagna militare contro l'Is -rimarca Margelletti- potrà essere tanto efficace quanto saranno mirati e strategici gli interventi dell'intelligence dei paesi occidentali, ma occorre riconquistare anche le tribù sunnite della provincia di Al Anbar, che in passato avevano combattuto contro Al Qaeda. I miliziani di queste tribù rappresentano infatti l'ossatura del cosiddetto esercito di Abu Bakr al Baghdadi», l'autoproclamato Califfo dello Stato islamico. Usa, Iran e Siria che non si parlavano da tempo ora hanno ripreso il confronto.



Per il presidente del CeSi, «finora il vero successo ottenuto nella lotta contro l'Isis, è il fatto che nazioni che non si parlavano da tempo, come Usa, Iran e Siria, ora abbiano ripreso il confronto. L'ideologia senza senso ha lasciato spazio a una ''Realpolitik'' più concreta e in grado di attrezzarsi di fronte alla minaccia terroristica. Il salto dell'amministrazione Usa che dal bombardare Assad ora lo considera uno dei suoi validi alleati, spiega come la politica Washington sia ancora confusa e priva di una strategia a lungo termine».



Per Margelletti, «ci sarebbe da augurarsi che l'Europa o perlomeno nazioni come la Francia -particolarmente capace nell'avviare azioni militari e molto meno nel firnirle, e più interessata ad avere un palcoscenico per la propria industria della difesa che a risolvere effettivamente i problemi- siano in grado di proporre concrete idee piuttosto che appiattirsi su posizioni precotte da altri. La lotta all'Isis -taglia corto il presidente del CeSi- forse è l'ultima possibilità occidentale per mettere del buonsenso e provare a rimediare ai disastri fatti negli ultimi anni in Medioriente».



A San Pietro resta alta l'allerta su possibili attacchi. L'attenzione dell'intelligence resta alta. E niente, dell'impianto di sicurezza, viene trascurato per fronteggiare possibili minacce dopo l'allerta su possibili atti terroristici contro il Papa o il Vaticano. Al momento non risulta un rafforzamento dell'organico della Polizia di Stato in Vaticano, ma in luoghi come San Pietro, da sempre considerati tra gli obiettivi sensibili per quanto riguarda possibili attacchi del terrorismo internazionale, l'allerta delle forze di polizia è costante anche in assenza di minacce specifiche.



La possibile minaccia terroristica al Vaticano, peraltro, è stata più volte al centro dei lavori del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, presieduto da Giacomo Stucchi.
Il tema è stato infatti affrontato durante l'audizione del direttore del Dis, ambasciatore Giampiero Massolo e a quanto si apprende anche giovedì scorso, quando a palazzo San Macuto è stato sentito il capo degli 007 di Forte Braschi, il generale Alberto Manenti, direttore dell'Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna). La questione, riferiscono le stesse fonti qualificate, sarà uno dei temi al centro dell'audizione al Copasir del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in programma il prossimo 30 settembre.
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