Isis, l'allarme di Tobruk: «Gli jihadisti possono passare dall'Italia»

Isis, l'allarme di Tobruk: «Gli jihadisti possono passare dall'Italia»
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Martedì 17 Marzo 2015, 20:23 - Ultimo aggiornamento: 20:26
Il presidente del parlamento di Tobruk, la massima autorità riconosciuta dalla comunità internazionale in Libia, ha detto che l'Italia dovrebbe premere per convincere l'Onu a togliere l'embargo che impedisce al suo esercito di rifornirsi di armi.



Aqila Saleh ha assicurato che gli armamenti non sarebbero usati per combattere le milizie al potere a Tripoli ma solo per debellare l'Isis prima che terroristi dello Stato islamico arrivino in Italia via mare. Un altro appello fatto da Saleh in dichiarazioni all'Ansa è quello che «l'Italia giochi un ruolo importante» in un eventuale pattugliamento del Mediterraneo per impedire che armi giungano a gruppi terroristici, in pratica guidi il cosiddetto «blocco navale» anti-terrorismo. «Ci attendiamo che l'Italia giochi il suo ruolo nel levare l'embargo sull'esportazione di armi verso la Libia e nell'addestrare le nostre forze armate e i servizi di sicurezza», ha detto il presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk insidiato dall'autoconvocato «Congresso generale nazionale» (Gnc) creando la spaccatura all'origine della crisi libica.



Parlando in un hotel al Cairo, Saleh ha respinto l'obiezione che una consegna di armi (auspicata apertamente dall'Egitto) potrebbe scatenare un conflitto ancora maggiore tra una Tobruk più in forze e le milizie della coalizione filo-islamica «Fajr Libya» che sostengono il congresso di Tripoli: «Non c'è una guerra fra libici», ha sostenuto e «non bisogna temere che scoppi una guerra inter-libica». Stati Uniti e Gran Bretagna però non paiono di questo avviso e assieme ad altri sei paesi del Consiglio di sicurezza dell'Onu una settimana fa hanno stoppato la richiesta di Tobruk di autorizzare l'importazione di decine di aerei da combattimento, carri armati e armi per combattere i gruppi jihadisti.



Saleh è sembrato rilanciare la richiesta all'Italia sulla base di quanto dichiarato da Matteo Renzi alla Conferenza sullo sviluppo economico dell'Egitto della settimana scorso: «Quando il primo ministro italiano ha parlato a Sharm el Sheikh», ha sintetizzato il presidente della Camera libica, «ha detto che l'Italia sostiene l'Egitto nella sua politica sulla Libia e ciò significa che anche l'Italia sostiene la Libia nella sua lotta contro il terrorismo». Questa equazione fra appoggio all'Egitto e la rimozione dell'embargo è però quantomeno prematura: «Ogni richiesta è legittima ma la priorità del governo italiano, rappresentata più volte al governo di Tobruk, è che la delegazione del Parlamento partecipi con massimo impegno ai negoziati di Rabat che riprenderanno fra pochi giorni», è stata la replica del ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, all'esortazione del capo del parlamento libico che riecheggia una fatta dal capo delle forze armate, il generale Khalifa Haftar, giusto una settimana fa.



Nell'auspicare «il sostegno dell'Italia per lottare contro il terrorismo», Saleh ha fatto leva sul pericolo che terroristi «Isis e al Qaida possono passare dalla Libia all'Italia» nascondendosi fra i clandestini: «Siamo vicini, ci separano solo 300 chilometri di mare», ha ricordato, e se «l'immigrazione clandestina» per i libici è solo «un motivo di inquietudine» per l'Italia «può costituire un problema di sicurezza».
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