L’AMERICA
Per il terzo giorno consecutivo, le forze aeree americane hanno compiuto attacchi sulle postazioni dell'Isis, in particolare «per difendere le forze curde vicino a Erbil, dove si trovano personale e cittadini americani», ha affermato il Comando Centrale Usa. Gli attacchi sono stati compiuti con aerei e droni e hanno distrutto camion e postazioni di mortaio dei jihadisti, ha aggiunto la fonte. È questo appoggio aereo che ha permesso alle forze curde di riconquistare le due cittadine di Guwair e Makhmur, cadute solo tre giorni fa nelle mani dell'Isis nella sua marcia di avvicinamento alla regione autonoma del Kurdistan. Si tratta di due località strategiche, in particolare Makhmur, una trentina di chilometri a sud-ovest di Erbil, la capitale curda, perchè posta sulla strada verso i pozzi petroliferi di Kirkuk. Da parte sua, secondo l'agenzia irachena Nina, l'esercito di Baghdad ha lanciato due controffensive: una a ovest di Baghdad, nella regione di Al Bakri, e l'altra nel distretto di Muqdadiya, a nord-est della capitale. Il presidente della regione autonoma del Kurdistan, Massud Barzani, ha sottolineato l'efficacia dei raid americani, ma ha anche chiesto agli Stati Uniti di fornire ai Peshmerga le «armi necessarie» per continuare sul terreno la controffensiva.
IL PONTEFICE
Papa Francesco è tornato a parlare della tragedia irachena durante l'Angelus, chiedendo di pregare per le «migliaia di persone, tra cui tanti cristiani, cacciati dalle loro case in maniera brutale» e ricordando «i bambini morti di sete e di fame durante la fuga, le donne sequestrate, persone massacrate, violenze di ogni tipo». «No alle guerre in nome di Dio», ha detto Francesco.
Al centro dell'attenzione internazionale rimane anche il dramma degli Yazidi, seguaci di una religione pre-islamica considerati miscredenti dallo Stato islamico. Secondo la deputata Vian Dakhil 20.000 di quelli che erano rimasti bloccati sulle montagne di Sinjar sono riusciti a fuggire grazie ad un corridoio aperto dai curdi di Siria, che li hanno fatti passare nel Paese vicino, per poi farli tornare sotto scorta nel territorio curdo iracheno. Anche la Gran Bretagna, insieme agli Usa, ha cominciato a paracadutare aiuti umanitari per coloro che rimangono bloccati. Ma il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, volato a Baghdad, ha ricordato alle autorità irachene, come fatto dal presidente americano Barack Obama, che la soluzione alla crisi dovrà passare per la formazione di un governo in cui «tutti gli iracheni si sentano rappresentati», cioè sciiti e sunniti. E che la Francia non intende impegnarsi militarmente.
C. Tin.
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