Iraq, la jihad avanza nel nord petrolifero: assedio ai curdi che ripiegano sui monti

Iraq, la jihad avanza nel nord petrolifero: assedio ai curdi che ripiegano sui monti
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Domenica 3 Agosto 2014, 22:28 - Ultimo aggiornamento: 5 Agosto, 20:43

I jihadisti di Ibrahim Abu Bakr al Baghdadi conquistano nuove posizioni nel nord dell'Iraq dove la storica forza militare dei peshmerga curdi non regge pi ed costretta a ripiegare sulle montagne. Dopo Zumar, anche la città di Sinjar e i campi petroliferi di Ain Zalah e Batma, verso il confine con la Siria, sono caduti nelle mani dei miliziani sunniti del califfo nero e mentre l'Iraq continua a sfaldarsi lo Stato islamico (Is) si consolida. Almeno 200.000 persone sono in fuga e l'inviato speciale dell'Onu in Iraq, Nickolay Mladenov, avverte che si rischia una «tragedia umanitaria» nella regione autonoma del Kurdistan iracheno.

La gente ha bisogno di tutto ma, soprattutto, si teme per l'incolumità fisica di decine di migliaia di persone che si stanno nascondendo tra le montagne circondate dai combattenti islamici. Mladenov ha chiesto alle autorità curde e all'incerto governo centrale dello sciita Nuri al Maliki di collaborare per far fronte alla crisi umanitaria. Ma è una operazione difficile da condurre in porto. Ad aggravare la situazione il fatto che Sinjar, 310.000 abitanti tra il confine siriano e Mosul, era già satura di decine di migliaia di profughi in fuga dall'avanzata jihadista delle ultime settimane. E il fatto che la città è particolarmente odiata dai miliziani di al Baghdadi perchè 'patrià storica degli Yazidis, minoranza curdofona che segue una religione pre-islamica ispirata al zoroastriasmo e considerata dai combattenti del califfato "adoratrice del diavolo".

La conquista dei campi petroliferi della zona - anche se la produzione è di qualche decina di migliaia di barili al giorno - rafforza la posizione degli integralisti, che hanno postato sulla rete un video che li mostra mentre pattugliano le strade della città. E che avevano già messo importanti punti fermi, il giorno di inizio del Ramadan, proclamando la nascita di un nuovo califfato e cambiando il proprio nome da Isis (Stato Islamico dell'Iraq e del Levante) in Is, o Stato Islamico, dopo avere conquistato, in un'avanzata inarrestabile e costellata da stragi di centinaia di soldati iracheni, Mosul, seconda città del Paese.

In Siria nella guerra civile sono stati 5340 i morti a luglio secondo le ong che operano sul luogo. Un numero altissimo che comprende 1067 civili, 225 bambini e 140 donne. Secondo cifre non ufficiali, i morti dal 2011 sarebbero oltre 170 mila.

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