Iraq, strage di yazidi: 500 morti. Nuovi raid Usa

Un ex Peshmerga
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Domenica 10 Agosto 2014, 10:57 - Ultimo aggiornamento: 11 Agosto, 09:29

Sono riuscite a fuggire 20.000 delle almeno 40.000 persone della minoranza degli Yazidi intrappolate da giorni sui monti di Sinjar, in Iraq, sotto la minaccia dei jihadisti dello Stato islamico (ex Isis). Lo riferisce l'Afp. Già ieri i combattenti curdi avevano annunciato di aver aperto un primo corridoio come via di fuga. I miliziani dell'Isis hanno ucciso almeno 500 appartenenti alla minoranza religiosa degli yazidi durante la loro offensiva a Sinjar, nel nord dell'Iraq. È quanto denuncia il ministro dei Diritti umani iracheno Mohammad Shia al-Sudani, secondo quanto riporta l'emittente Al Arabiya. I jihadisti avrebbero sepolto vive alcune delle loro vittime, tra cui donne e bambini. Secondo il ministro, altre 300 donne sarebbero state sequestrate come schiave.

Gli Stati Uniti hanno condotto nuovi raid contro i miliziani estremisti vicino a Erbil, nel Kurdistan iracheno.

Lo affermano - riporta l'agenzia Bloomberg - le autorita americane, sottolineando che i raid sono stati compiuti con aerei e droni. «Le forze aeree americane hanno continuato ad attaccare i terroristi dello Stato islamico in Iraq, conducendo con successo diversi raid, con aerei e droni, per difendere le forze curde vicino a Erbil, dove si trovano personale e cittadini americani», afferma il Commando Centrale, sottolineando che gli attacchi hanno distrutto camion e posizioni di mortaio. I velivoli americani hanno lasciato l'area senza danni.

Precauzioni. Gli Stati Uniti intanto ricollocano parte del personale del consolato americano a Erbil e dell'ambasciata di Baghdad. Lo comunica il Dipartimento di Stato, sottolineando che il ricollocamento riguarda un «numero limitato» di membri dello staff dall'ambasciata americana a Baghdad e dal consolato di Erbil. Lo staff sarà trasferito al consolato americano di Basrah, in Iraq, e a quello di Amman, in Giordania. I cittadini americani sono stati invitati dal governo a evitare viaggi non essenziali in Iraq per motivi di sicurezza.

Papa. «Le persone private della casa in Iraq dipendono da noi. Invito tutti a pregare e, quanti possono, ad offrire un aiuto concreto». È quanto chiede Papa Francesco nel nuovo tweet lanciato dal suo account Pontifex.

L'Italia si muove «Stiamo chiaramente valutando una serie di altre iniziative in questi giorni che non riguarderanno probabilmente soltanto il ministero degli Esteri ma potranno riguardare anche quello della Difesa», il ministro degli Esteri Federica Mogherini ha risposto così su Rainews24 a una domanda su un possibile coinvolgimento militare italiano in Iraq. Devono essere «i ministri degli Esteri dell'Unione europea, non i livelli diplomatici, che pure sono bravissimi e ottimi, a prendersi le responsablità politiche» per le numerose crisi in atto «attorno ai confini dell'Europa».

Russia e Usa Il segretario di stato, John Kerry, ha avuto un colloquio telefonico con il suo omologo russo, Sergei Lavrov. I due hanno discusso la situazione in Iraq e si sono detti d'accordo sulla necessità di sostenere le forze di sicurezza irachene e le forze curde contro l'Isis.

La diplomazia Il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius ha lasciato Parigi alle prime ore del mattino per recarsi in Iraq. Lo si apprende dal Quai d'Orsay. Fabius sarà prima a Baghdad, dove incontrerà il suo omologo iracheno Hoshyar Zebari poi a Erbil, capitale del Kurdistan, dove troverà il presidente della regione Massud Barzani. A Erbil, Fabius sovrintenderà alla consegna di aiuti umanitari destinati dalla Francia ai civili in fuga dall'avanzata dei jihadisti.

Gli aiuti La Gran Bretagna ha cominciato a paracadutare i primi aiuti umanitari alle popolazioni in Iraq minacciate dall'avanzata dei jihadisti nel nord Iraq: lo ha detto oggi un portavoce del ministero dello Sviluppo internazionale confermando così le indiscrezioni pubblicate ieri dalla Bbc online. Due aerei Hercules C130 sono partiti ieri dalla base di Brize Norton (centro) con un carico di viveri oltre a tende da campeggio e filtri per l'acqua e lampade a energia solare. I beni sono stati paracadutati sul monte Sinjar, dove sono intrappolati migliaia di Yazidi, perseguitati in Iraq dai miliziani islamici che li ritengono miscredenti per la fede che professano.

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