Iran, Netanyahu smorza i toni ma Obama ribadisce: «Finora hai sbagliato»

Iran, Netanyahu smorza i toni ma Obama ribadisce: «Finora hai sbagliato»
3 Minuti di Lettura
Martedì 3 Marzo 2015, 01:53 - Ultimo aggiornamento: 15:00
«La mia non è mancanza di rispetto verso il presidente Obama». Benyamin Netanyahu è giunto a Washington. E alla vigilia del suo attesissimo quanto controverso intervento davanti al Congresso americano parla ai circa 16 mila delegati dell'American Israel Public Affairs Committee (Aipac), la più influente lobby filo-israeliana negli Usa.



Il premier - negli Stati Uniti su invito dello speaker della Camera John Boehner - cerca di smorzare le polemiche per una visita che la Casa Bianca vive come un vero e proprio sgarbo: «Non è vero che le relazioni tra Stati Uniti e Israele sono finite. L'alleanza tra i due Paesi è più forte che mai. Più che amici, siamo una famiglia», assicura Netanyahu. A stretto giro di posta arriva la risposta di Barack Obama, affidata ad un'intervista alla Reuters, diffusa sul sito web dell'agenzia: «Nulla di personale con Netanyhau».



Ma finora sull'Iran si è sbagliato, afferma il presidente americano: «Ha fatto ogni sorta di rivendicazione. Ha detto che l'accordo ad interim del 2013 sarebbe stato terribile e che l'Iran non avrebbe rispettato l'accordo. Niente di tutto ciò si è avverato». E se il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, accusa il premier israeliano di «non avere una strategia» sull'Iran, Obama ribadisce le sue condizioni per chiudere la trattativa con Teheran: «Deve impegnarsi per un congelamento di almeno dieci anni delle sue attività nucleari».



Netanyahu da parte sua, al di là dei toni concilianti non sembra arretrare di un millimetro. Il suo giudizio sui negoziati in corso con Teheran è più che mai forte e chiaro. E suona come un monito nei confronti di Washington e delle altre potenze occidentali: «L'Iran va fermato, è un obbligo morale». E ancora: «L'Iran è prima di tutto uno Stato che appoggia il terrorismo nel mondo e che vuole distruggere Israele. Se svilupperà armi nucleari potrà raggiungere i suoi obiettivi. Non consentiamo che ciò accada». Arriva dunque l'ennesimo "no" all'accordo che in queste ore si va profilando al tavolo negoziale in Svizzera. Mentre ad agitare i sonni di Netanyahu è anche la notizia che i palestinesi presenteranno in aprile la prima denuncia contro Israele davanti alla Corte penale internazionale dell'Aja (Cpi).



«Israele e Stati Uniti concordano sul fatto che l'Iran non debba avere armi nucleari, ma non sono d'accordo sul come», spiega Netanyahu, ammettendo l'esistenza di una «grande diversità di vedute» con la Casa Bianca.
E ricordando come «mentre noi stiamo parlando, Teheran sta sviluppando le sue capacità per costruire armi nucleari». Di qui un avvertimento più che esplicito
»: «Israele si difenderà. I giorni in cui il popolo ebraico era passivo di fronte alla minaccia di annientamento sono finiti».



Intanto alla vigilia del suo discorso davanti alla Camera e al Senato americani, il clima resta tesissimo. E almeno una quarantina di membri del Congresso hanno già annunciato che daranno "forfait", e che ad ascoltare il premier israeliano non ci saranno. Si tratta soprattutto di quei parlamentari democratici che intendono protestare contro la decisione di invitare Netanyahu senza alcuna consultazione con la Casa Bianca. Tanto più a due settimane dalle elezioni politiche in Israele.
© RIPRODUZIONE RISERVATA