Kinnar, 35 anni di età, appartiene alla casta dei ‘Dalit’, gli intoccabili. Prima di correre per la carica di sindaco, la trans si guadagnava da vivere danzando e cantando sui treni. Con le sue performance è riuscita a mettere da parte del denaro e ad andare avanti, finché non ha deciso di dedicarsi completamente a quello che la sua comunità le stava chiedendo, ovvero di partecipare alle elezioni. “La gente ha dimostrato di avere fiducia in me - ha detto Kinnar dopo la vittoria - ed io ce la metterò tutta per realizzare i sogni di chi mi ha votato”.
Il risultato segna una svolta epocale per la comunità trans e omosessuale in India. L’incarico per Kinnar arriva nove mesi dopo la decisione della Corte Suprema di riconoscere legalmente i transgender come ‘sesso terzo' o 'di genere neutrale’.
Sei mesi fa, inoltre, in India per la prima volta una donna trans, Padmini Prakash, viene assunta in una televisione per leggere le notizie. Eppure l’omosessualità nella Federazione è ancora considerata reato e, chiunque venga trovato ‘in intimità’, rischia di finire in carcere.
“Per la campagna elettorale non ho speso più di 70mila rupie (circa 900 euro) dei miei risparmi”, ha raccontato Kinnar, che alla nascita si chiamava Naresh Chauhan. Ad incoraggiarla nella candidatura e a farla vincere è stato il supporto della gente che l’ha votata. Per i critici invece, il risultato elettorale è la conseguenza della disillusione diffusa nei confronti del partito ‘BJP’, avversario alle urne della Kinnar. Che non è il primo sindaco donna transgender ad essere stato eletto in India, ma quello che dovrebbe riuscire, come mai in passato, a mantenere la sua carica senza battaglie legali. Secondo il ‘Telegraph dell’India’, due candidati precedenti idonei per l’incarico sono stati rimossi dalle corti competenti perché i loro posti spettavano a delle donne.