India, la rivolta di Indhuja: il suo "cv a scopo matrimonio" è virale

Indhuja Pillai
di Federica Macagnone
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Sabato 7 Marzo 2015, 14:31 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 16:18

In India è già diventata un'icona, un'eroina del femminismo, un esempio di come ci si possa ribellare a una cultura maschilista, dura a morire, che in vaste fasce della popolazione giustifica gli stupri, addossandone la responsabilità alle vittime, e impone spesso matrimoni organizzati contro la volontà delle donne.

Per diventare tutto ciò le è bastata una semplice mossa liberatoria e provocatoria: pubblicare su internet, con un candore misto a sfrontatezza, il proprio "brutale" e onesto "Curriculum vitae a scopo matrimonio". Il tutto dopo aver scoperto - non riuscendo a credere ai propri occhi - che i suoi genitori, per trovarle un marito, avevano postato un suo profilo su un sito di incontri.

Indhuja Pillai, che ha compiuto da poco 24 anni, vive a Bangalore e lavora presso la società internet Tripigator, una start-up, ha pubblicato sul proprio sito le proprie caratteristiche per mettere subito le cose in chiaro a proposito dei suoi hobby, del suo stile di vita, delle cose che ama e di quelle che odia. Tutto il contrario di quello che avevano scritto i suoi genitori per farla apparire più accattivante e desiderabile agli occhi di potenziali pretendenti.

Quando Indhuja ha letto cosa avevano postato i suoi, non l'ha presa bene. «Io non sono un ingegnere specializzato in software come dicono loro, dannazione - dice la ragazza - E non sono una donna disperata a caccia di un marito come invece mi descrivono».

A quel punto ha disfatto quel profilo edulcorato e ne ha costruito uno suo, reale e sincero, dicendo ai genitori: «Adesso prendetelo e inviatelo a qualcuno che abbia il coraggio di chiedere la mia mano».

Indhuja si descrive: è alta 1,63, pesa 63 kg, si dice atea, amante dei viaggi e della fotografia, dice di guadagnare abbastanza per se stessa e di risparmiare per viaggiare. Alla voce "stato civile" scrive: "Sposata con me stessa" e sul proprio sito mette subito le cose in chiaro: «Porto gli occhiali e sembro un'imbranata. Non sono una donna femminile. Non mi farò mai crescere i capelli lunghi. In definitiva non sono 'materiale da matrimonio'. Non seguo la tv e non leggo. Non sono una spendacciona né una shop-aholic. Cerco un uomo, preferibilmente con la barba, che ami vedere il mondo. Qualcuno che guadagni per se stesso e non odi il lavoro che fa. Deve essere elastico con i suoi genitori, ma è meglio se non è un ragazzo di famiglia. Guadagna punti extra chi detesta i bambini. Punti per chi ha una grande voce e una personalità incisiva. Deve essere in grado di sostenere una conversazione per almeno 30 minuti».

Dopo aver scritto a caratteri cubitali "La gente vuole sopravvivere. Io voglio vivere", Indhuja dà le ultime raccomandazioni a chi pensa comunque di essere interessato: «Ti consiglio di ripensarci. Se ti senti sicuro, ti suggerisco di far vedere questo sito ai tuoi genitori. Se poi ti senti ancora sicuro, prova a immaginare una vita insieme a una come me. Se a questo punto ti senti incerto, clicca sulla X e torna a fare quello che stavi facendo. Se invece sei ancora sicuro, lasciami un messaggio su Facebook o mandami un tweet».

E' bastato questo. Il 13 febbraio, dopo sole 48 ore, il CV della ragazza è diventato virale, con migliaia di persone in tutto il mondo, dal Canada all'Australia, che da quel giorno stanno visitando il sito. Indhuja viene ora salutata come il volto nuovo dell'India moderna: una donna che non ha paura di sfidare l'immagine tradizionale della femminilità, con un blog che tocca un nervo scoperto della cultura indiana.

Domenica 8 marzo la Bbc manderà in onda "India's Daughter", un documentario che esplora quegli atteggiamenti verso le donne che costituirono, ad esempio, il retroterra per il brutale stupro di gruppo e l'omicidio di una studentessa su un autobus di Delhi nel 2012. Il regista del documentario, Leslee Udwin, dice di essere rimasto sconvolto nello scoprire che i responsabili di quel delitto sembravano a malapena rendersi conto di quello che avevano fatto. L'autista di quell'autobus ha dichiarato: «Una ragazza per bene non va in giro alle nove di sera. Quando viene commesso uno stupro una ragazza ha molte più responsabilità rispetto a un ragazzo».

Mentre uno degli avvocati di quegli uomini ha detto: «La nostra cultura è la migliore. E nella nostra cultura non c'è posto per una donna».

Eppure, nonostante questa mentalità, in India il profilo grintoso pubblicato da Indhuja è stato accolto con un ampio sostegno. E risultano chiare, dai commenti lasciati sul sito, le frustrazioni che affliggono nel Paese le donne moderne che devono destreggiarsi tra le loro speranze e ambizioni e le aspettative dei loro genitori di mentalità tradizionale. Una commentatrice scrive: «Ho solo 20 anni e già sono sotto pressione perché la mia famiglia musulmana ortodossa vuole che io cominci a guardarmi intorno, mentre io cerco di resistere. Ma se mai dovessi decidermi a sposarmi, mi ispirerei a te per selezionare quelli che potrei scegliere spaventando quelli che vorrei evitare».

Un'altra ancora dice: «Anch'io ho 24 anni e, seriamente, tutti questi 'hai un fidanzato', 'sei adatta al matrimonio', ecc. ecc., la lista è infinita, mi perseguita la notte! Perché la società non riesce ad accettare noi "maschiacci" così come siamo?».