Hong Kong, ultimatum degli studenti a Chun-ying Leung: «Dimettiti o occupiamo il governo»

Hong Kong, ultimatum degli studenti a Chun-ying Leung: «Dimettiti o occupiamo il governo»
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 1 Ottobre 2014, 11:35 - Ultimo aggiornamento: 2 Ottobre, 15:46

Gli studenti di Hong Kong, forti dello straordinario successo di dieci giorni di scioperi e proteste, lanciano il loro ultimatum al capo del governo - o chief executive - Chun-ying Leung.

In una caotica conferenza stampa tenuta davanti agli uffici del governo nel quartiere di Admiralty, due dei leader della protesta hanno affermato che Leung ha tempo di dimettersi fino alla mezzanotte di domani. Poi, i giovani daranno il via ad una serie di occupazioni di uffici governativi. Ad annunciare quella che appare come una radicalizzazione della lotta sono stati i portavoce delle due principali organizzazioni studentesche del territorio: Lester Shum della Federazione degli studenti di Hong Kong e Agnes Chow di Scholarism.

I due giovani erano in piedi su una piattaforma improvvisata in mezzo al mare di persone che oggi, prima di due giornate di vacanza per la Festa della Repubblica, hanno riempito in modo inverosimile una vasta zona dell'isola di Hong Kong che dal quartiere di Central, passando per Admiralty e Wan Chai, arriva fino a Causeway Bay, sede di un altro dei presidi dei ribelli oltre a quello di Mongkok, sulla penisola di Kowloon.

Circondati da telecamere, fotografi, giornalisti, volontari e curiosi, parlando in cantonese con una traballante traduzione arrangiata sul momento, i due giovani hanno precisato che le occupazioni risparmieranno gli ospedali e le caserme dei pompieri.

Tutti gli altri edifici pubblici sono a rischio. Il modello sembra essere quello del «movimento dei girasoli» di Taiwan, che la scorsa primavera ha fatto tremare il mondo politico dell'isola e quello di Pechino, che vede allontanarsi la prospettiva della «riunificazione» con quella che considera una provincia ribelle e che è autogovernata dal 1949. Da Pechino, dove ieri sera tutti i principali dirigenti passati e presenti del Partito Comunista Cinese si sono riuniti per celebrare con un banchetto il 65/mo anniversario della Repubblica Popolare, nessuna reazione. Il presidente Xi Jinping, affiancato dal «grande vecchio» Jiang Zemin, si è limitato ad affermare che i dirigenti «non devono mai allontanarsi dal popolo», in quello che secondo alcuni potrebbe essere un riferimento ad Hong Kong.

Per il governo centrale, sbarazzarsi dell'estremamente impopolare Leung potrebbe essere un modo per uscire dall'impasse e fare almeno svuotare le strade di Hong Kong. Ad Admiralty, invasa da famiglie con bambini e nonni, da coppie di madri e figlie venute insieme a solidarizzare con i contestatori, di papà con i bambini in braccio che indicano stupiti l'enorme folla che scende dal cavalcavia di Central verso i nuovi edifici del governo e del parlamento, due giovani universitari hanno innalzato un «muro della democrazia» simile a quello creato a Pechino negli anni Ottanta dai dissidenti. Chi vuole può lasciare il suo messaggio, attaccando un foglietto al muro: la grande maggioranza sono contro Leung, con complicati giochi di parole come quelli nei quali viene definito «689» (il numero dei voti coi quali è stato eletto nel 2012 da un collegio elettorale di 1200 membri).

L'ultimatum coincide con la fine delle vacanze e le «nuove forme di lotta» delle quali parlano i dirigenti studenteschi potrebbero preludere ad una fine di «Occupy Central», vale a dire l'occupazione permanente di alcune delle principali arterie della metropoli. La giornata era iniziata con la clamorosa contestazione di alcune decine di giovani guidati dal 17/enne fondatore di Scholarism Joshua Wong. I ragazzi si sono presentati con le camice bianche e i nastri gialli simbolo della protesta alla cerimonia di celebrazione della Festa della Repubblica e hanno dato le spalle al palco delle autorità quando è stata innalzata la bandiera cinese. Poi, hanno lanciato slogan contro «689» Leung e si sono allontanati, tornando a presidiare il centro di Hong Kong per il quarto giorno consecutivo.

Intanto Amnesty International denuncia l'arresto di una ventina di persone che in Cina hanno espresso simpatia per i manifestanti pro-democrazia di Hong Kong. In un comunicato diffuso oggi, Amnesty chiede «il rilascio immediato di tutti coloro che sono stati fermati per aver pacificamente espresso il loro sostegno ai manifestanti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA