Hillary superstar: chiede 300 mila dollari per un discorso, jet privato e suite presidenziale

Hillary superstar: chiede 300 mila dollari per un discorso, jet privato e suite presidenziale
di Anna Guaita
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Venerdì 28 Novembre 2014, 16:41 - Ultimo aggiornamento: 29 Novembre, 23:58
NEW YORK – Un negoziato lungo un anno, dal febbraio del 2013 al marzo del 2014: tanto ha impiegato l’University of California di Los Angeles, UCLA, per risolvere le mille richieste di Hillary Clinton.



La ex first-lady, ex senatrice, ex segretaria di Stato, doveva tenere un discorso sulla leadership davanti a un pubblico composto da studenti, professori e invitati dlell’Università. E la prima sorpresa per gli organizzatori è stato di vedere che la signora chiedeva per un discorso in pubblico più del marito, l’ex presidente Bill Clinton: laddove lui si accontenta di 250 mila dollari, lei chiede 300 mila.



Non solo, quando gli organizzatori le hanno fatto notare che si trattava di una università pubblica, e quindi senza le disponibilità finanziarie delle grandi Università private o le Ivy League come Harvard, Yale o Princeton, la sua agenzia ha risposto che 300 mila dollari era “proprio la cifra scontata per una istituzione pubblica”.



Ma questo non sarebbe nulla, se si pensa che dopotutto Hillary ha riversato l’intera cifra nelle casse della Bill, Hillary & Chelsea Clinton Foundation, cioé li ha devoluti in beneficenza. Ma resta il fatto che la signora ha preteso di essere trattata come una delle più capricciose star hollyoodiane: un jet privato solo per lei, la suite presidenziale nell’albergo più elegante, e tutta una serie di accorgimenti che in parte erano prevedibili ma in alcuni casi hanno stupito gli organizzatori.



Ad esempio, Hillary voleva che nella stanza verde (così si chiama la stanza dove una “star” aspetta di essere chiamata sul podio o sul set) ci fosse acqua minerale liscia e gasata a temperatura ambiente, cruditè e hummus, frutta, fettine di limone e lattine di ginger ale: tutte cose abbastanza scontate ed economiche. Ma ha anche chiesto un computer con mouse, una stampante e uno scanner nuovi di zecca. L’intervento si divideva in un discorso al podio e una conversazione con una intervistatrice, sedute su poltrone. Allora Hillary ha voluto che sulla scena dove si sarebbe tenuta l’intervista ci fossero ampie poltrone di pelle scura, e quando le è stato sottoposto il tipo di podio al quale avrebbe tenuto il suo discorso, lo ha bocciato e ne ha chiesto uno completamente diverso, che l’università ha dovuto far costruire apposta.



E tuttavia quel che ha più stupito gli organizzatori sono state le rigidissime richieste sulle foto di gruppo: il gruppo si doveva disporre prima che Hillary si avvicinasse. Alla signora non piace stare ad aspettare mentre la gente si mette in posa: vuole arrivare quando tutti sono pronti, e scegliere la sua posizione da sola.



Tutto ciò sarebbe di routine se si trattasse di Beyonce o Angelina Jolie, ma quasi mai un esponente politico, per quanto importante, elenca tante condizioni come ha fatto Hillary. Richieste che sono state portate alla luce dal Washington Post, che ha chiesto all’Università di rendere pubblico il negoziato durato dal sulla base della legge sulla trasparenza.



I polititologi ora sostengono che queste rivelazioni danneggeranno la ex segretario di Stato, perché la presentano come una star presuntuosa e costosa. Per l’appunto queste rivelazioni vengono mentre i dati dimostrano che i giovani sono quanto mai disamorati della politica: solo il 12 per cento degli elettori nella fascia d’età definita “i Millennials”, i giovani con meno di 30 anni, ha votato alle passate elezioni di metà mandato. E almeno metà di Millennials dice di non appartenere a nessuno dei due partiti. Gli esperti di politica e di voto pensano che la partecipazione dei giovani alle elezioni potrebbe ulteriormente precipitare se le prossime presidenziali fossero – come si dice sempre più spesso - una gara fra Hillary Clinton e Jeb Bush, il fratello minore dell’ex presidente.



Jeb, già governatore della Florida, è considerato il candidato preferibile dai repubblicani moderati e sembrerebbe avere anche il rispetto di molti democratici di centro. Ma una gara fra due nomi stantii – Bush e Clinton – sarebbe, secondo i politologi, uan conferma che le elezioni Usa sono diventate una questione di “nepotismo oligarchico”, ricetta sicura per tenere i giovani lontani dalle urne.