Hebron, spari contro un'auto israeliana: due uomini morti nell'attentato

Hebron, spari contro un'auto israeliana: due uomini morti nell'attentato
3 Minuti di Lettura
Sabato 21 Novembre 2015, 11:45 - Ultimo aggiornamento: 14 Novembre, 14:38
Ad un mese e mezzo dall'inizio, quella che era apparsa come una "Intifada dei coltelli" fa, come ha detto oggi Hamas in un messaggio di plauso, «un salto di qualità»: due israeliani (padre e figlio) sono stati uccisi in un agguato armato presso Hebron, in Cisgiordania.



Nei Territori è stata una giornata di violenze. Tre dimostranti (uno dei quali ferito ieri) sono morti oggi. Secondo il ministero della sanità palestinese, dall'inizio di ottobre 83 palestinesi (attentatori inclusi) sono stati uccisi a Gerusalemme est, in Israele, in Cisgiordania e ai margini di Gaza. In Israele si contano complessivamente 14 morti.



L'agguato all'automobile dei coloni è avvenuto a Othniel, presso Hebron. Sul furgoncino familiare viaggiavano in sette, fra cui tre bambine accomodate sul sedile posteriore. L'attentatore ha crivellato da vicino l'automezzo con 14 proiettili. Secondo le prime informazioni un ragazzo di 18 anni, che era al volante, ha fatto a tempo a lanciare l'allarme: ma l'attentatore lo ha freddato con un proiettile a bruciapelo. La stessa sorte è stata riservata al padre, mentre un ragazzo di 15 anni è rimasto ferito. Gli altri passeggeri - fra cui le tre bambine - sono rimasti in stato di shock. Mentre l'attentatore si dava alla fuga, sul posto è sopraggiunta un'ambulanza della Mezzaluna rossa. Secondo la televisione commerciale Canale 2 lo staff medico palestinese si sarebbe astenuto dal prestare soccorso alle vittime. Ancora due giorni fa, peraltro, un palestinese era stato ucciso da una unità speciale israeliana in borghese nell'ospedale al-Ahli di Hebron, e nella zona la collera è forte.



Un ragazzo, che ieri aveva dimostrato contro quella operazione, è morto oggi per le ferite riportate in scontri con l'esercito. Altri due suoi coetanei sono rimasti uccisi oggi a Halhul (Hebron) e a Budrus (Ramallah). Inoltre desta forte risentimento nei Territori la decisione della Corte suprema israeliana di autorizzare nell'immediato la demolizione di cinque abitazioni di altrettanti palestinesi responsabili di attentati in cui rimasero uccisi israeliani. Quelle demolizioni dovrebbero avvenire in zone sotto controllo dell'Autorità nazionale palestinese: una ragione in più, per gli uomini di Abu Mazen, di sentirsi umiliati da Israele e di allentare la cooperazione di sicurezza: così come da tempo invoca Hamas. Il quale da Gaza esorta i palestinesi a lanciarsi in nuovi attacchi. Il rapido moltiplicarsi delle vittime, a ritmo quotidiano, alimenta la sollevazione palestinese. L'esercito israeliano sta facendo affluire rinforzi, ma si trova di fronte ad un dilemma.



Aumentando la pressione militare - come appunto esigono i coloni della zona di Hebron - accresce l'esasperazione fra gli abitanti palestinesi della Cisgiordania che finora erano rimasti passivi.
Allentandola, apre invece varchi che vengono subito sfruttati - come appunto oggi - dagli attentatori. Al premier Benyamin Netanyahu non è rimasto che assicurare che Israele saprà catturare e punire gli «spregevoli assassini». Ma nemmeno lui sembra in grado di fare previsioni sulla fine di questa rivolta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA