L'incubo di Hamshe, ragazza yazidi per 28 giorni schiava del sesso dei jihadisti Isis

Hamshe
di Federica Macagnone
3 Minuti di Lettura
Martedì 13 Gennaio 2015, 15:47 - Ultimo aggiornamento: 15 Gennaio, 12:41
Accasciata su un pavimento sporco, vestita di nero e con il velo che le avvolge il capo, Hamshe ha gli occhi pieni di lacrime e lo sguardo assente. È la prima schiava del sesso degli jihadisti che ha deciso di mostrarsi alle telecamere, di rivelare la propria identità e raccontare la sua storia, i suoi 28 giorni da incubo nelle mani dei miliziani dello Stato Islamico.



Hamshe ha 19 anni e un passato che pesa come un macigno. Quando la scorsa estate l'Isis ha distrutto i villaggi degli yazidi e rapito le loro donne, lei è stata trascinata via da casa con il suo bimbo e il marito. All'epoca era incinta e si trascinava a malapena. Arrivati nel villaggio dei miliziani, uomini e donne sono stati separati: le prime sarebbero diventate schiave del sesso, i secondi, se non volevano essere uccisi, dovevano diventare dei combattenti. È stato allora che Hamshe ha visto per l'ultima volta suo marito: con lo sguardo si sono detti addio, poi lui è stato trascinato sui campi di battaglia dove ha trovato la morte non molto tempo dopo. La ragazza e il suo bambino, come tutte le altre donne, sono state smistate nelle mani dei miliziani: alcune sono state vendute; altre sono state regalate ai combattenti come ricompensa per il loro impegno per la jihad.



«Ognuno di loro ha preso una ragazza yazidi – ha raccontato Hamshe – Un uomo mi ha portato a casa sua e mi ha chiuso in una stanza, intimandomi che non mi avrebbe dato né acqua né cibo se mi fossi rifiutata di sposarlo. Hanno costretto le ragazze yazidi e i loro bambini a donare sangue per i combattenti feriti. Quale Dio permette questi atti?». Mentre gli occhi spenti le si riempiono di lacrime, Hamshe si fa coraggio e racconta la fuga dall'incubo: «Una notte il mio bambino piangeva per la sete. Bussai alla porta e vidi che tutte le guardie dormivano. Ho preso una bottiglia della loro acqua e sono scappata con mio figlio in braccio. Ho camminato per quattro ore fino a quando non ho incontrato un uomo arabo che ci ha ospitato in casa per tre giorni prima di accompagnarci a Peshmerga dove mio fratello è venuto a prenderci per riportarci a casa».



Un piccolo miracolo in questa famiglia che non credeva più in un ritorno di Hamshe: «Non potevo immaginare che mia figlia tornasse - ha detto la mamma della ragazza - Ringraziamo Dio per questo. La nostra famiglia è distrutta. La comunità yazidi è stata annientata. Questa tragedia ci ha fatto abbastanza danni per il resto della nostra vita». Ma mentre questa famiglia gioisce per aver ritrovato Hamshe, altre schiave del sesso continuano a vivere e a morire nelle mani dei miliziani.



Il vademecum sugli schiavi. Esiste anche un piccolo libretto, pubblicato sul web su un forum jihadista, dal titolo “Domande e risposte sulla presa dei prigionieri e degli schiavi”, che fornisce istruzioni sulla compravendita, la donazione e la proprietà delle schiave del sesso.



Tra le domande scioccanti: «È permesso avere un rapporto sessuale con una prigioniera femmina subito dopo essersi impossessato di lei? Se è vergine sì, il suo padrone può avere rapporti con lei subito dopo la presa di possesso. Ma se lei non è più vergine, è necessario assicurarsi che non sia incinta». Agghiacciante la domanda che riguarda le schiave del sesso che non hanno ancora raggiunto la pubertà: « È permesso avere un rapporto sessuale con una schiava che non ha raggiunto la pubertà se è adatta per un rapporto. Tuttavia, se non è adatta, si può godere di lei anche senza un rapporto».



L'attivista Nareen Shammo sta cercando di mantenere le tracce di centinaia di donne rapite e sta lavorato instancabilmente per localizzarle e negoziare il loro ritorno. «Lavoro su casi che coinvolgono yazidi ogni giorno. Questa è la prima volta che sento che donne e bambini vengono “dissanguati” per i combattenti feriti dell'Isis. Questo è solo l'ultimo esempio delle azioni depravate che gli jihadisti islamici stanno portando avanti in nome dell'Islam».

Un portavoce di Amnesty ha riferito che, nonostante la condanna mondiale, l'Isis non ha mostrato alcuna intenzione di porre fine ai crimini di guerra e ai crimini contro l'umanità: ancora oggi donne, ragazze e bambine rapite continuano a vivere come schiave.