Gaza, la minaccia di Hamas: «Colpiremo l'aeroporto di Tel Aviv». Israele bombarda la Striscia

(Foto Epa/Mohammed Saber)
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Mercoledì 20 Agosto 2014, 21:45 - Ultimo aggiornamento: 21 Agosto, 09:38

​A Gaza tornata la guerra: razzi e raid si sono susseguiti oggi a poco pi di un giorno dalla fine del cessate il fuoco che ha visto il fallimento della mediazione egiziana. E Hamas è tornato a minacciare l'aeroporto Ben Gurion: le compagnie aeree straniere si tengano lontane dallo scalo da domani mattina. Secondo il portavoce militare i razzi nel sud di Israele (ma anche nella zona centrale del paese, compresa Tel Aviv) sono stati 175 (3.700 da inizio crisi), mentre i raid di risposta dell'aviazione israeliana hanno fatto, secondo fonti palestinesi, circa 22 morti e 100 feriti nella Striscia.

Tra questi non si sa ancora con certezza se ci sia Mohammed Deif, capo indiscusso dell'ala militare di Hamas e vero padrone - secondo molti analisti - della situazione a Gaza: da lui dipende il lancio dei razzi o il loro stop. Israele in un attacco mirato ha cercato di eliminarlo - come già altre volte ha tentato in passato - ma per ora di certo c'è che nel bombardamento della sua abitazione sono rimasti uccisi la moglie e suo figlio Alì di pochi mesi. L'emittente tv Fox News, citando una fonte anonima israeliana, ha sostenuto che Deif è morto; Hamas tuttavia ha negato decisamente. «È vivo e combatte», ha affermato dalla Striscia Abu Obeida, portavoce dell'ala militare della fazione islamica, aggiungendo che Deif «sarà alla guida dell' esercito che libererà Gerusalemme».

Hamas ha inoltre minacciato le compagnie aeree internazionali - come fece lo scorso mese - a non volare, a partire da domani mattina alle 6 (le 5 in Italia) sull'aeroporto Ben Gurion che considera un obiettivo. Il premier Benyamin Netanyahu - che oggi ha riunito per l'ennesima volta il gabinetto di sicurezza - ha ribattuto che la fazione islamica ha subito il «colpo più forte dalla sua fondazione» ed ha precisato che a Gaza l'esercito ha ucciso «molte centinaia di terroristi», rifiutando però di fare alcuna menzione alla sorte di Deif. Netanyahu non ha nascosto che l'operazione 'Margine protettivò non è finita e che sarà « una campagna continua. La lotta contro il terrorismo durerà anni».

La situazione sul campo sembra così essere tornata esattamente a quella pre-Cairo dove sono andate in fumo le trattative, anche se oggi il ministero degli esteri egiziano ha rivolto un appello alle parti a tornare al tavolo negoziale mediato. Ma nella capitale egiziana non c'è più nessuna delegazione: nè palestinese, andata via oggi, nè israeliana, partita ieri. Nel rimpallarsi le responsabilità della rottura, Hamas (e anche la Lega Araba) ha accusato Israele di non aver preso seriamente i colloqui e di aver usato i razzi come «una scusa» in «una decisione pianificata». Poi - dopo aver sottolineato che il lancio di razzi denunciato da Israele durante la tregua «non è avvenuto»- ha sottolineato che l'iniziativa egiziana per una tregua a Gaza «è nata morta, ed è stata sepolta assieme con Alì», il figlio di Deif.

Ma sembrano esserci state anche altre influenze: il giornale panarabo Al Hayat (considerato vicino ai sauditi) ha ipotizzato che il «Qatar voglia sedere al tavolo negoziale indiretto tra israeliani e palestinesi» ed avrebbe «minacciato» Khaled Meshaal, capo di Hamas in esilio a Doha, di «espulsione» se avesse accettato l'intesa mediata dall'Egitto. A Doha, tra l'altro, è arrivato il leader palestinese Abu Mazen per incontrare sia l'emiro sia Meshaal. Poi dovrebbe volare al Cairo dove sabato vedrà il presidente Sisi. Ma - secondo molti analisti - la situazione sembra aver imboccato per ora una strada senza uscita immediata.

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