Pasta, pomodoro cipolla. Ecco le note spese dei guerriglieri di al-Qaeda

Pasta, pomodoro cipolla. Ecco le note spese dei guerriglieri di al-Qaeda
di Anna Guaita
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Lunedì 30 Dicembre 2013, 21:42 - Ultimo aggiornamento: 1 Gennaio, 09:34
Pasta, pomodoro e un po’ di cipolla. Evidentemente i terroristi di al-Qaeda amano la pastasciutta. Lo si pu dedurre dalle ricevute della spesa che una cellula del Mali ha puntualmente conservato. Tra le spese più ingenti sostenute per comprare le pallottole, per finanziare un viaggio per “diffondere l’ideologia”, per assumere nuove reclute e acquistare carburante e razzi, ecco anche le ricevute degli acquisti minuti, non importa quanto piccoli: un euro e 30 centesimi per una saponetta, 40 centesimi per una fetta di torta, un euro e 20 per un barattolo di senape. Ma quello che salta agli occhi, fra le ricevute della cellula del Mali, è la quantità di pasta e pomodoro in scatola e di cipolla, cioé gli ingredienti base per un piatto di “pasta alla pommarola”.



Appare evidente che i terroristi sono obbligati dai loro capi a tenere una contabilità minuziosa. Questi ultimi dati arrivano dal nord-Africa, da una falange di “al-Qaeda nel Magreb Islamico” sconfitta e cacciata fuori dal Mali dopo l’intervento delle truppe francesi. Piccoli minuziosi foglietti mostrano i dettagli dell’amministrazione della cellula, e riflettono la stessa identica filosofia amministrativa che è stata riscontrata in ogni altro covo perquisito nel corso della lotta al terrorismo: in Iraq e in Afganistan, in Somalia e in Yemen. Secondo Dan Coleman, l’agente dell’Fbi che ha seguito il “caso Osama bin Laden” dal 1997 al 2004, la meticolosità con cui viene tenuta la contabilità dell’organizzazione terroristica è proprio stata insegnata da Osama stesso. Il capo terrorista che fu ucciso dalle forze speciali americane nel suo rifugio in Pakistan nel 2011, si era laureato in economia nel 1976 e aveva amministrato sia l’azienda del padre sia una propria azienda di import-export con ben 500 dipendenti. E nella sua amministrazione pretendeva ricevuta di ogni spesa in triplice copia. Lo stesso sistema di gestione aziendale l’ha poi applicato ad al-Qaeda, e secondo Coleman era un modo per tenere sotto rigido controllo ogni “soldato”. Per quanto lontano e isolato questo fosse, fargli i conti in tasca fino all’ultimo centesimo assicurava che agisse secondo la volontà del “management”.



Dalle ricevute della falange magrebina non si riscontra solo una passione per la pasta asciutta: nel settore alimentare dominano le spese per il tè, lo zucchero, il miele e il latte. Qualche volta compare anche la carne. Ma la cellula di Timbuktu aveva anche molte spese di riparazione delle automobili, evidentemente poco adatte a circolare in un territorio sabbioso. Non solo: chiedeva “rispettosamente” alla centrale finanziamenti per comprare abiti più pesanti per i mujaheddin che soffrivano il freddo invernale, e fondi per rimpiazzare i missili di un accampamento avanzato, che li aveva finiti.



Al-Qaeda aveva invaso il nord del Mali e la città di Timbuktu e doveva anche governare e quindi eccola che investe per ingraziarsi la popolazione. Le ricevute provano che il gruppo estremista pagava 1 euro e 50 i giudici per ogni giorno di lavoro e dava contributi in carità ai malati, e perfino ai giovani che volevano sposarsi ma non avevano soldi per la cerimonia. La spesa più grossa, però, come in ogni “azienda” è quella dei “corsi di aggiornamento”: “come usare un GPS”, come "pulire e ricaricare le ultime armi”, ecc. Per un simile corso, ecco una ricevuta di quasi 6 mila euro.
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