Appare evidente che i terroristi sono obbligati dai loro capi a tenere una contabilità minuziosa. Questi ultimi dati arrivano dal nord-Africa, da una falange di “al-Qaeda nel Magreb Islamico” sconfitta e cacciata fuori dal Mali dopo l’intervento delle truppe francesi. Piccoli minuziosi foglietti mostrano i dettagli dell’amministrazione della cellula, e riflettono la stessa identica filosofia amministrativa che è stata riscontrata in ogni altro covo perquisito nel corso della lotta al terrorismo: in Iraq e in Afganistan, in Somalia e in Yemen. Secondo Dan Coleman, l’agente dell’Fbi che ha seguito il “caso Osama bin Laden” dal 1997 al 2004, la meticolosità con cui viene tenuta la contabilità dell’organizzazione terroristica è proprio stata insegnata da Osama stesso. Il capo terrorista che fu ucciso dalle forze speciali americane nel suo rifugio in Pakistan nel 2011, si era laureato in economia nel 1976 e aveva amministrato sia l’azienda del padre sia una propria azienda di import-export con ben 500 dipendenti. E nella sua amministrazione pretendeva ricevuta di ogni spesa in triplice copia. Lo stesso sistema di gestione aziendale l’ha poi applicato ad al-Qaeda, e secondo Coleman era un modo per tenere sotto rigido controllo ogni “soldato”. Per quanto lontano e isolato questo fosse, fargli i conti in tasca fino all’ultimo centesimo assicurava che agisse secondo la volontà del “management”.
Dalle ricevute della falange magrebina non si riscontra solo una passione per la pasta asciutta: nel settore alimentare dominano le spese per il tè, lo zucchero, il miele e il latte. Qualche volta compare anche la carne. Ma la cellula di Timbuktu aveva anche molte spese di riparazione delle automobili, evidentemente poco adatte a circolare in un territorio sabbioso. Non solo: chiedeva “rispettosamente” alla centrale finanziamenti per comprare abiti più pesanti per i mujaheddin che soffrivano il freddo invernale, e fondi per rimpiazzare i missili di un accampamento avanzato, che li aveva finiti.
Al-Qaeda aveva invaso il nord del Mali e la città di Timbuktu e doveva anche governare e quindi eccola che investe per ingraziarsi la popolazione. Le ricevute provano che il gruppo estremista pagava 1 euro e 50 i giudici per ogni giorno di lavoro e dava contributi in carità ai malati, e perfino ai giovani che volevano sposarsi ma non avevano soldi per la cerimonia. La spesa più grossa, però, come in ogni “azienda” è quella dei “corsi di aggiornamento”: “come usare un GPS”, come "pulire e ricaricare le ultime armi”, ecc. Per un simile corso, ecco una ricevuta di quasi 6 mila euro.
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