Prigioniero a Guantanamo risarcito con un milione di sterline: torna e fugge in Siria per unirsi all'Isis

Prigioniero a Guantanamo risarcito con un milione di sterline: torna e fugge in Siria per unirsi all'Isis
di Federica Macagnone
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Sabato 10 Ottobre 2015, 13:36 - Ultimo aggiornamento: 12 Ottobre, 19:41
Da Guantanamo alla Gran Bretagna fino in Siria con un milione di sterline in tasca: fa tremare le autorità del Regno Unito il caso di Jamal al-Harith, terrorista di nazionalità britannica che, dopo essere stato nel carcere di Cuba, è stato rimpatriato nel Regno Unito, ha avuto un risarcimento danni dallo Stato di un milione di sterline e 18 mesi fa è fuggito in Siria per unirsi alle fila dell'Isis.



La storia di Ronald Fiddler, 49 anni, è iniziata nel 1990 quando, dopo essersi convertito all'Islam, ha cambiato il suo nome in Jamal al-Harith Udeen. Nell'ottobre 2001 si è recato a Quetta, in Pakistan, per quello che ha sempre sostenuto essere un viaggio religioso. Quando nel 2002 le forze speciali degli Usa lo hanno trovato in un carcere dei talebani la sua versione dei fatti è stata sempre la stessa: era stato incarcerato perché considerato una spia britannica. Ma per le autorità americane la storia era diversa: accusato di essere presumibilmente coinvolto in un attacco terroristico negli Usa,

al-Harith è stato considerato un combattente di Al Qaeda, una minaccia per gli Stati Uniti, ed è stato trasferito in marzo a Guantanamo.



Nel carcere di Cuba è rimasto due anni, prima che una campagna condotta dal governo di Tony Blair riuscisse a far liberare quel cittadino britannico che continuava a professarsi innocente. E così, nel 2004, le autorità statunitensi hanno consegnato il prigioniero alla Gran Bretagna: dopo il rimpatrio, l'uomo è stato rilasciato senza accuse e ha intentato un'azione legale contro il governo degli States e quello britannico, ricevendo da quest'ultimo «un risarcimento danni – scrive il Daily Mail - di un milione di sterline, denaro dei contribuenti, per rimanere in silenzio visto che al-Harith accusava i servizi segreti britannici di essere complici dei maltrattamenti subiti».



Al momento del rilascio da Guantanamo, l'allora ministro degli Interni David Blunkett aveva commentato: «Nessuno che ritorni nel nostro Paese... sarà effettivamente una minaccia per la sicurezza del popolo britannico». Ma adesso, a 10 anni di distanza, la verità più agghiacciante getta molte ombre sul controllo dei terroristi nel Regno Unito: infatti, nonostante le autorità britanniche fossero a conoscenza dei precedenti, 18 mesi fa al-Harith ha lasciato liberamente il Paese per andare in Siria e unirsi ai terroristi dello Stato Islamico. A rivelarlo, giovedì sera su Channel 4 News, Shunkee Begum, 33 anni, cinque figli, moglie del terrorista fuggito: la donna ha raccontato di essere andata in Siria per convincere il marito a tornare a casa. Tuttavia, i suoi tentativi sono falliti e lei ha trascorso dieci mesi come ostaggio in mano a gruppi ribelli prima di trovare una via di fuga il mese scorso.



Ovviamente la storia di al-Harith ha scosso la Gran Bretagna e i suoi cittadini che iniziano a porsi delle domande sulla sicurezza nel Paese e sulla capacità del governo di controllare adeguatamente persone sospettate di terrorismo: in particolare, ciò che fa riflettere, è come sia stato possibile che al-Harith abbia potuto espatriare, seguito qualche mese dopo dalla moglie.



Nuovi interrogativi sono stati sollevati in merito a un altro caso di detenuto britannico a Guantanamo: Shaker Aamer, 48 anni, padre di quattro figli, dovrebbe essere liberato entro la fine del mese dopo che il suo rilascio è stato ritardato per almeno otto anni in seguito alle accuse degli Stati Uniti, preoccupati per la capacità della Gran Bretagna di monitorare sospetti terroristi. Aamer, detenuto senza processo per quasi 14 anni nel carcere di Cuba, è stato catturato in Afghanistan nel 2001: ancora oggi nega le accuse che lo dipingono come un assistente chiave di Osama Bin Laden.