Il Regno Unito affronterà tra poche settimane le elezioni più incerte della sua storia. I due partiti maggiori, stando alle ultime rilevazioni pubblicate dal quotidiano “The Guardian”, sembrano separati da poco più di una incollatura: i Conservatori del primo Ministro David Cameron dovrebbero ottenere 274 seggi, i laburisti di Ed Milliband 271. Ne verrebbe fuori, come si dice nel gergo politico inglese, un “hanging Parliament”, un Parlamento “impiccato”, cioè senza alcuna maggioranza. Ecco che quindi diventerebbero decisivi i deputati dello Scottish National Party, il quale, secondo le previsioni, faranno “filotto” conquistando almeno 53 deputati, cioè quasi tutti i seggi nei collegi tra Glagsgow, Edimburgo e le scogliere delle Isole Ebridi nell'estremo nord a picco sul mare.
Per la Scozia sarebbe una rivincita non solo simbolica. I deputati scozzesi potrebbero imporre loro un'agenda al nuovo primo ministro inglese ed è chiaro che non sarebbe un'agenda sfavorevole ai sogni indipendentisti che tuttora emozionano Edimburgo. L'ex leader dello Snp, Alex Salmond, fiutando l'aria, ieri ha rifilato una sciabolata all'attuale primo ministro, David Cameron, “nemico numero uno” nella battaglia referendaria, dicendo che «mai e poi mai lo Scottish National Party appoggerà i Conservatori a Westminister». Il che significa che i Laburisti, pur perdendo di misura le elezioni politiche di Maggio, potrebbero formare un governo insieme agli scozzesi. «Milliband così sarà ostaggio dello Snp», avvertono i Tory per infiamare il loro elettorato. «Salmond parla proprio perché vuole agevolare la mobilitazione», ribattono dal Labour, immaginando strategie sotterranee a favore del governo in carica. Ma i numeri sono numeri: la sera del 7 Maggio non ci sarà alcun vincitore e la partita inglese sarà interamente in mano alla Scozia.
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