Gran Bretagna, le elezioni più incerte tra Jihadi John e gli emiri che conquistano Londra

Gran Bretagna, le elezioni più incerte tra Jihadi John e gli emiri che conquistano Londra
di Luca Lippera
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Sabato 28 Marzo 2015, 18:56 - Ultimo aggiornamento: 30 Marzo, 16:53
Le bandiere del Qatar che “sventolano” su Londra, una crociata per salvare i gufi di Harry Potter e quattro giudici cacciati perché guardavano filmati porno al lavoro raccontano meravigliosamente bene perché l'Inghilterra si senta confusa nel profondo a poche settimane dalle elezioni più incerte della sua storia.

Il sindaco di Londra, Boris Johnson, di fronte ai continui e imponenti investimenti degli emiri del Qatar nella capitale inglese - prima Harrods, poi il Parco Olimpico, ora il distretto avveniristico di Canary Wharf sul Tamigi: hanno comprato praticamente tutto - ha detto giorni fa che la città è ben «felice di essere diventata l'ottavo emirato del pianeta». L'Inghilterra, che ha una fortissima presenza islamica, specialmente nelle periferie di Leeds e Manchester, è in pieno boom economico e molti ritengono che al boom non siano affatto estranee le valanghe di denaro che arrivano dai ricchissimi Paesi del Golfo Persico. «Gli investimenti mediorentali - ha ammesso Johnson - ci consentono di costruire più case per i londinesi comuni». Ma alcuni giornali iniziano a porre questioni che vanno al di là dell'ossessione per la crescita del Pil: il fatto di non sottilizzare troppo sulla provenienza dei soldi, osservano, può avere un rovescio della medaglia. Come la faccia di Jihadi John, tanto per fare un esempio, l'ex brillantissimo studente della Westmintster University, cittadino britannico a tutti gli effetti, un esempio perfetto della Londra poliedrica e multietnica, diventato uno dei boia dello Stato Islamico.



Le elezioni politiche del 7 Maggio, secondo i sondaggi, saranno le più imprevedibili di sempre ed è probabile che non ci sarà alcuna maggioranza. Il risultato, stando agli osservatori, sarà il prodotto di un Paese che sta assistendo a cambiamenti talmente vorticosi da non capire più esattamente quale sia il senso di marcia. Ci sono simboli che crollano e tradizioni che evaporano. Uno studio dell'Ordine dei Veterinari giorni fa ha fatto capire che il tanto decantato amore degli inglesi per gli animali di casa - i pets - forse non esiste più: le vendite di prozac per cani sono esplose e i medici hanno detto ai clienti una cosa molto semplice: dategli meno pasticche antidepressive e più amore.



Quattro giudici, una settimana prima, hanno perso il posto di lavoro perché guardavano materiale porno con i computer dell'ufficio. Tre sono stati licenziati, uno si è dimesso prima dell'onta. Fermezza, rispetto delle regole, austerità: l'Inghilterra delle regole. Qualche ora dopo l'opinione pubblica ha scoperto che l'allergia al compromesso - giudicato una cosa da popoli latini - ha ormai diverse eccezioni: il ministero dell'Interno, Teresa May, dopo aver richiamato l'attenzione del mondo accademico sui pericoli delle infiltrazioni terroristiche, ha stabilito che il divieto di invitare oratori che abbiano posizioni estremistiche (religiose o meno) non vale per le associazioni studentesche di Oxford e Cambridge. Proteste, accuse di discriminazione, richieste di rettifica. Niente rispetto a quello che è accaduto a metà marzo, quando il Regno Unito, a giudicare dai tweet e dai post su Facebook, è inorridito per un'altra faccenda: i gufi che simboleggiano la saga di Harry Potter, negli studios della Warner Bros nell'Hertfordshire, sarebbero maltrattati e tenuti in gabbie troppo piccole. Apriti cielo, denunce, una campagna stampa, le scuse finali della società cinematografica.



Le angherie subite dai gufi di Harry Potter, su alcune prime pagine, avevano lo stesso rilievo dei resconti sui giovani che scappano dall'Inghilterra per andare a combattere la Guerra Santa accanto ai guerriglieri-macellai del califfo Al-Baghdadi. Ci sono notizie - nell'Inghilterra che si prepara alle elezioni - che non fanno neppure parte del dibatito pubblico. Altro che gufetti: decine di migliaia di donne musulmane che vivono nel Regno Unito, cittadine inglesi, presto potrebbero trovarsi diseredate. La British Law Society ha dato istruzioni secondo le quali avvocati e notai possono accettare anche i testamenti fatti in base alla sharia - la legge islamica - la quale consente ai maschi capofamiglia di escludere dalla successione le figlie femmine se ritenute “indegne”. Capirete che la cosa, nel Paese in cui nacquero le suffragette, possa lasciare di stucco, anche se alcuni si sono affrettati a dire che bisogna fare i conti con la realtà: le comunità islamiche sono foltissime (ormai si parla di quasi quattro milioni di persone) e il pragmatismo spinge a non ignorare le loro regole interne.



Il pragmatismo - molta pratica, poca teoria - è una delle costanti immutabili della Gran Bretagna. L'anno scorso gli inglesi ne hanno misurato ancora una volta gli effetti quando hanno scoperto, grazie uno scoop di Channel 4 e del Daily Telegraph, che praticamente tutti gli ospedali pubblici del Regno Unito hanno bruciato per anni i corpi dei bambini abortiti insieme ad altri rifiuti per alimentare le caldaie che forniscono il riscaldamento alle corsie. Si parla di almeno quindicimila feti usati come conbustibile tra il 2009 e il 2014. Il sistema sanitario nazionale (NHS) ha chiesto scusa e ha sospeso la procedura. L'Inghilterra non ha paura delle novità e lo dimostra da secoli: prima nazione a decapitare un re, prima nazione a mettersi la minigonna. Ma è difficile immaginare che la collettività, per quanto ultra-evoluta, non avverta qualche smarrimento quando i resti di un figlio mai nato vengono buttati in un bruciatore in nome dell'efficenza del sistema.
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