Gorbaciov: «Putin ha salvato la Russia ma non creda di essere Dio»

Gorbaciov: «Putin ha salvato la Russia ma non creda di essere Dio»
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Venerdì 21 Novembre 2014, 20:06 - Ultimo aggiornamento: 22 Novembre, 15:10
E' un Gorbaciov più combattivo che mai quello che a Mosca ha presentato il suo ultimo libro. L'nvitato di pietra all'evento? «Putin? Ha salvato la Russia», ma «ora mi sembra malato di presunzione. Tutti mi dicono che non ha più importanza, perchè lui è già Dio o, come minimo, il vice di Dio in terra, anche se non so per che cosa»: è il monito, tra il serio e il faceto, lanciato dall'ultimo presidente dell'Urss, Mikhail Gorbaciov, alla affollatissima presentazione del suo ultimo libro, Dopo il Cremlino. Un'occasione per parlare del crollo dell'Urss («non fu colpa mia, fu un tradimento») e per spalleggiare l'attuale presidente russo sull'annessione della Crimea («storicamente giusta e legittimata dalla volontà popolare») o contro l'espansione della Nato a est «in violazione dello spirito degli accordi per la riunificazione della Germania».



Ma anche per lamentarsi di quel Putin «circondato da leccapiedi» che lo evita «da un anno e mezzo» e delle numerose lettere in cui lo accusano di essere un «traditore» e lo invitano a «spararsi un colpo». Mentre lui, «dato per morto almeno dieci volte», ha tutta l'intenzione di festeggiare i suoi 90 anni, «anche in barella».



Insomma, un Gorbaciov ironico e combattivo, nonostante i suoi 83 anni, una salute precaria e un evidente invecchiamento. Ieri sera, alla libreria Moskva della capitale, per ascoltarlo e farsi fare l'autografo o una foto insieme c'erano almeno un migliaio di persone in coda, giovani e meno giovani, con in mano fiori e foto degli anni della perestroika.



Sala gremita anche di giornalisti, fotografi, telecamere e lunghi applausi al suo arrivo. Un successo inatteso e sorprendente, se si considera la scarsa popolarità di cui gode in patria l'ultimo leader dell'Urss. Ma la gente venuta a vedere questo 'pezzo di storia viventè ricorda più il vento di libertà e speranza portato dalla glasnost o, come nel caso dei numerosi giovani, il suo ruolo storico nella fine della guerra fredda. E lui non ha deluso il suo pubblico, parlando a braccio, scherzando, ironizzando, anche su se stesso.



Prendo il potere nelle mie mani», esordisce per presentare il libro. «Forse non tutti sono d'accordo con me, ma non abbiamo fatto la perestroika per nulla», prosegue, suscitando alcune risate. «Chi sarà, Vladimir Vladimirovich?», scherza quando il suo telefono squilla mentre sta parlando del leader del Cremlino. «Putin ha giocato un grande ruolo nella stabilizzazione della situazione dopo Ieltsin, quando la sfida era salvare la Russia dalla disintegrazione», sostiene il Premio Nobel per la Pace.



Nonostante l'uso di «metodi autoritari», aggiunge, «l'obiettivo di Putin ha incrociato gli interessi della maggioranza». «Abbiamo un presidente, un presidente esperto, ma sembra che soffra della stessa malattia di cui soffrii io ai tempi della perestroika: l'eccessiva sicurezza in sè stessi», ammonisce.



Sembrava che avessimo preso Dio per la barba», racconta ricordando l'epoca in cui era alla guida del Paese, lanciando la perestroika ma finendo con l'essere rimosso dal potere da Boris Ieltsin. Gorbaciov sospetta che il leader del Cremlino in carica, che non riesce a incontrare da un anno e mezzo, ce l'abbia con lui: «Forse mi rimprovera il crollo dell'Urss (che Putin ha definito la peggior catastrofe geopolitica del XX secolo), ma non fui io a farla cadere. Fu un tradimento, io volevo una nuova Unione, anche se forse non ho usato tutte le mie possibilità», ammette. Sull'espansione della Nato a est dà ragione a Putin, pur precisando che essa non viola intese scritte ma «lo spirito degli accordi per la riunificazione della Germania», di cui Gorbaciov fu uno degli artefici principali.



«Lo spirito di quegli accordi è stato rotto perchè noi concordammo che le infrastrutture della Nato non si sarebbero estese nella Germania dell'est», spiega. L'idea principale «era che Nato e il Patto di Varsavia si sarebbero gradualmente trasformate da alleanze politico-militari in organizzazioni politiche». Insomma, «ci impegnammo a non perseguire la superiorità militare sull'altro». Sembra un assist per Vladimir Putin, al quale dice di voler raccontare un recente colloquio «importante» con Angela Merkel, a margine dei 25 anni dal crollo del muro di Berlino. Ma oggi il Cremlino lo ha gelato: per ora nell'agenda del presidente non ci sono incontri con Gorbaciov.
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