Lo Porto ucciso nel raid Usa, la Procura potrebbe indagare sull'operazione droni

Lo Porto ucciso nel raid Usa, la Procura potrebbe indagare sull'operazione droni
di Sara Menafra
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Domenica 26 Aprile 2015, 06:31 - Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 07:12

ROMA - Almeno per un primo momento, le trattative da parte dei servizi segreti italiani per liberare Giovanni Lo Porto hanno viaggiato in parallelo - e comunicando ben poco - rispetto ai tentativi avviati dalla Cia per rintracciare Warren Weinstein, il cooperante americano che era al suo fianco al momento del bombardamento dei droni Usa, lo scorso gennaio. A dicembre, però, l'Aise avrebbe comunicato ai cugini americani delle trattative in corso e anche dell'ipotesi che Lo Porto si trovasse proprio nella zona poi colpita nel blitz. E' questo uno dei particolari più difficili da ammettere in queste ore in cui si discute della mancata comunicazione a Matteo Renzi del rischio che in quel raid fosse morto anche il giovane italiano. L'altro riguarda la presunta analisi del Dna sui resti del cooperante italiano compiuta nei laboratori Usa.

Stando a quanto risulta ai titolari del fascicolo aperto a Roma prima per il sequestro e a questo punto per l'omicidio, i familiari di Lo Porto non avrebbero mai consegnato ai servizi italiani o stranieri campioni del loro Dna per consentire la verifica certa che le tracce rinvenute nel compound bombardato fossero del giovane siciliano.

In attesa che il sottosegretario con delega all'intelligence, Marco Minniti, venga ascoltato dal comitato parlamentare di controllo (Copasir), dopodomani, più di un elemento nella ricostruzione del caso Lo Porto racconta di un rapporto con i servizi americani tutt'altro che semplice.

Sia prima, sia dopo il raid. E di un rischio che, almeno formalmente, la tensione possa aumentare, visto che Lo Porto è comunque la vittima italiana di un'azione militare americana in un paese terzo, e dunque l'Italia ha diritto di giurisdizione sulla vicenda.

PUNTI OSCURI

Edward Price, portavoce del consiglio di sicurezza della Casa Bianca, ha spiegato ieri sera all'Ansa che «Obama non aveva certezze quando vide Renzi» sul destino di Lo Porto. Restano le incognite su quanto accaduto nei tre anni precedenti al raid di gennaio. Per lungo tempo, e sicuramente fino a ottobre scorso, i servizi italiani sono stati ragionevolmente convinti che il giovane siciliano fosse tenuto prigioniero con il collega tedesco Bernd Muehlenbeck. All'inizio dell'anno i rapitori avevano recapitato agli italiani un video in cui il rapito teneva in mano un giornale americano, quindi era stata avviata una trattativa che sembrava a buon punto finché, a ottobre appunto, Muehlenbeck veniva liberato e Lo Porto no. Trascorso un po' di tempo, ecco un secondo contatto: il cooperante italiano era stato ceduto a un'organizzazione in procinto di passare all'Isis. L'organizzazione avrebbe inviato un nuovo video, o una prova di esistenza in vita, sicuramente entro dicembre, quando i vertici dell'Aise comunicavano al Copasir di sapere che Lo Porto era ancora vivo e che le trattative per liberarlo erano in corso. E' a questo punto che l'Aise comunica alla Cia delle trattative in corso e della presunta localizzazione del covo in cui sarebbe stato tenuto prigioniero, anche se non avrebbe saputo che con lui ci fosse Warren Weinstein.

IL CHIARIMENTO

Per il momento, gli Stati Uniti non hanno fornito ulteriori dettagli né sul raid di gennaio né sulle modalità del riconoscimento del corpo di Giovanni. In continuo contatto con la Farnesina e ascoltata più volte dal pm di Roma titolare del fascicolo, Erminio Amelio, e dai carabinieri del Ros, la famiglia non ha mai confermato di aver fornito il Dna necessario al riconoscimento. Presto i familiari di Lo Porto saranno ascoltati nuovamente nell'ambito dell'inchiesta che cambierà rapidamente imputazione per trasformarsi in accusa di omicidio. E qui si aprirà un nuovo fronte: perché la procura di Roma procederà tentando di acquisire informazioni dagli americani - dalla catena di comando all'uso dei droni all'eventuale verifica sul campo successiva al raid - con tutte le difficoltà che questo genere di indagini hanno sempre comportato. Un'inchiesta, quella sui droni che hanno ucciso Lo Porto, che rischia di finire rapidamente su un binario morto. A meno che le pressioni dell'opinione pubblica americana, costringano Obama a una parziale discovery del fascicolo “droni”.