la nuova Libia libera non ha ancora trovato stabilità. In un territorio con una forte proliferazione d'armi, gli atti di violenza, tra cui scontri tra gruppi armati, sequestri di persona e omicidi di matrice politica, sono all'ordine del giorno e non risparmiano nessuno a partire dal Premier Ali Zeidan che oggi è intervenuto in conferenza stampa per fornire più dettagli sul sequestro che l'ha visto coinvolto il 10 ottobre, quando uomini armati hanno fatto irruzione nel lussuoso Hotel Coritnhia di Tripoli dove risiedeva rapendolo per qualche ora. Gli uomini in questione furono immediatamente identificati come ex ribelli, appartenenti a due gruppi affiliati ai ministeri della difesa e degli interni: la «camera dei rivoluzionari di Libia» e l'unità anti crimine. Subito dopo il suo rilascio, Zeidan aveva annunciato che avrebbe rivelatonei giorni a venire i nomi di alcuni membri del Congresso GeneraleNazionale coinvolti nel sequestro.
Promessa mantenuta oggi quando ha fatto i nomi di Muhammed Al Kilani e Mustafa Al Traiky, rappresentanti della città di Zawya (a circa 40 km da Tripoli), i quali hanno smentito dopo poco le accuse. Ad assumersi in prima persona la responsabilità del sequestro è stato invece in serata Abdel Monim Al Sid, un rappresentante dell'unià anti crimine, che ha ammesso di aver arrestato il primo ministro e di esserne fiero.
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