Usa, «Mamma voglio essere un maschio»: i genitori aiutano la figlia di cinque anni a cambiare sesso

Usa, «Mamma voglio essere un maschio»: i genitori aiutano la figlia di cinque anni a cambiare sesso
di Federica Macagnone
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Mercoledì 22 Aprile 2015, 14:50 - Ultimo aggiornamento: 24 Aprile, 15:32

Appena ha imparato a parlare, Mia ha subito detto quello che le stava più a cuore: non voleva essere una femmina, voleva essere un maschio. All'inizio i suoi genitori hanno faticato a capire. Mimi e Joe Lemay, una coppia del Massachusetts, pensavano a un semplice capriccio passeggero. Fino a quando non hanno cominciato a preoccuparsi e a prendere la cosa sul serio. Mia chiedeva sempre i giocattoli tipici dei maschi, voleva vestirsi come loro, cambiava abito dieci volte al giorno nel tentativo di trovare qualcosa che la facesse sentire a proprio agio: tutto il suo essere era rivolto al genere maschile.


Ci sono voluti anni per realizzare che non si trattava di una banale stranezza, ma che Mia, seconda di tre sorelle, odiava il proprio corpo e che non si accontentava di far finta di essere un maschio, ma voleva esserlo davvero, voleva chiamarsi Jacob.

A tal punto che la sentirono dire: «Perché Dio mi ha fatto in questo modo? Perché Dio mi ha fatto del male?».

Mimi era particolarmente preoccupata: quante difficoltà avrebbe incontrato in futuro Mia nel costruire relazioni sociali, visto che già allora aveva problemi nei rapporti con i suoi compagni? Quante discriminazioni avrebbe potuto subire se la questione si fosse rivelata seria? In ogni caso lei e il marito accontentarono Mia facendole tagliare i capelli corti e lasciarono che almeno in privato, tra le quattro mura di casa, si sfogasse e assumesse la sua identità maschile indossando abiti da ragazzo. Questo rese le cose più facili in famiglia (la sorella maggiore, ad esempio, smise di prenderla in giro dicendole di non essere vero ragazzo), ma non a scuola, dove Mia non riusciva a legare con i compagni di classe.

Mimi e Joe hanno avuto uno squarcio del possibile futuro nell'aprile 2014, quando andarono a Disney World facendo indossare a Mia un costume da principe azzurro: quando molte persone incontrate sul posto dicevano alla bimba "sei bellissimo", gli occhi della piccola brillavano di felicità. Mimi sostiene che la persistenza, la coerenza e l'insistenza nel portare avanti atteggiamenti di questo tipo sono le caratteristiche base di un bambino probabilmente transgender: e Mia-Jacob le stava dimostrando tutte e tre.

A giugno i Lemay mostrarono a Mia il video di un altro ragazzo transgender, Ryland Whittington. Con le lacrime agli occhi, Mimi disse alla piccola: «Vogliamo solo che tu sia felice, ma devi aiutarci a capire cosa abbiamo bisogno di aiuto per capire che cosa vuoi davvero». Joe le chiese se volesse essere come Ryland e lasciare che tutti sapessero che era un ragazzo. «Non posso - rispose la bimba - A scuola devo essere Mia». I genitori le dissero che, se avesse voluto, in autunno avrebbe potuto iniziare a frequentare una nuova scuola. Mia diventò euforica: «Sì, così si: voglio essere un ragazzo, voglio essere Jacob per sempre». Fu così che i Lemay lasciarono che cominciasse la transizione: da Mia a Jacob.

Mimi dice che lei e suo marito non si aspettavano un cambiamento così epocale nel comportamento di Jacob come quello che è avvenuto in seguito: il bimbo è uscito completamente dal guscio in cui si era sempre rintanato, è diventato socievole, affettuoso e con tanti hobby e interessi. «E' proprio una persona diversa, sta diventando se stesso» dice il padre. E proprio questo cambiamento ha permesso ai genitori di vedere per la prima volta il figlio nello stesso modo in cui Jacob vede se stesso: un maschio. «Mi sono resa conto che non era mai stato veramente Mia - dice Mimi - Quello era solo un parto della mia immaginazione».

Ora i Lemay si sono fatti avanti rendendo pubblica la loro esperienza nella speranza che questo possa sensibilizzare la gente e aiutare Jacob a crescere in una società dove ci sia una migliore percezione dei transgender.