Egitto, il museo islamico del Cairo
torna a nuova vita. Italia capofila per restauro

Egitto, il museo islamico del Cairo torna a nuova vita. Italia capofila per restauro
di Elena Panarella
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Martedì 21 Ottobre 2014, 19:00 - Ultimo aggiornamento: 24 Ottobre, 21:41
Il Museo delle arti islamiche del Cairo contiene la più vasta collezione di arte islamica al mondo.Gli attentati - rivendicati dai jihadisti - lo avevano danneggiato gravemente: un’ala era crollata, alcuni manoscritti erano stati distrutti e la maggior parte dei reperti danneggiati. Tra i gioielli al suo interno, un testo islamico cui viene attribuita la prima apparizione scritta delle lettere vocali (in molte lingue antiche, latino compreso, le vocali venivano pronunciate ma camuffate nella scrittura). Oggi mani esperte stanno rimettendo insieme i frammenti. Sopra un pianale di legno c'è un vaso in vetro vecchio di mille anni ricomposto con estrema precisione, mentre su un altro tavolo quel che resta di un reperto secolare è pronto a tornare a nuova vita. Un lavoro meticoloso portato avanti nella sala restauro del museo, semidistrutto a gennaio da un attentato kamikaze contro il quartier generale della polizia (posizionato sull’altro lato della strada).



FINANZIAMENTI

La splendida sede del museo è stata costruita a fine '800 dall’architetto italiano Alfonso Manescalo, e metteva in mostra oltre 2.500 pezzi di inestimabile valore, parte di una collezione di ben 102.000 reperti, arrivati da tutto il mondo, dalle moschee d’Egitto fino a Paesi come l’Iran, la Spagna o la Cina. L’Italia è protagonista del restauro delle centinaia delle opere d’arte danneggiate, con un finanziamento di 800.000 euro che pone il Belpaese in cima alla lista dei Paesi donatori. I lavori di ricognizione e stima dell’Unesco si avvalgono inoltre della collaborazione dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro (ISCR), perla dell'eccellenza italiana.



GLI ESPERTI

Un team Unesco sbarcato di recente al Cairo ha definito i progressi fatti da gennaio «impressionanti». «Ci vorrà almeno un anno per la riapertura», spiega il direttore generale, Ahmad Alshoky: «Il fondo degli Emirati arabi ha deciso di coprire le spese per il restauro del palazzo, ora siamo in fase di progettazione dei lavori». Le sale del museo sono state per settimane setacciate dagli esperti, per poter rimettere insieme i reperti andati in frantumi. Tanti archeologi corsero quel 24 gennaio verso il museo, consapevoli della «catastrofe» causata dall’attentato. Molti erano in lacrime. Poi hanno iniziato a raccogliere i frammenti dei reperti. Sono stati premiati, sono riusciti a mettere in salvo un pezzo di storia millenaria. L’edificio, si trova ad appena 20 minuti a piedi a est di Midan et-Tahrir. Tra i meraviglisi oggetti che si possono ammirare all’interno di questo museo, ci sono le grandi mashrabiyya, ossia particolari tende realizzate con migliaia di singoli pezzetti di legno. Le mashrabiyya, che si trovano ancora oggi in molti vecchi palazzi, servivano per riparare le stanze dal sole e far entrare una leggera brezza. Non solo, le mashrabiyya permettevano alle donne di casa di osservare cosa accadeva fuori senza essere viste. Tanti poi gli oggetti in legno, vetro, metallo, pietra, tessuto, ceramica, osso e carta arricchiti con raffinate decorazioni floreali, geometriche ed epigrafiche.
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