Ebola, uccisi sette volontari a colpi di machete. L'Onu: «Il virus è una minaccia alla pace»

Ebola, uccisi sette volontari a colpi di machete. L'Onu: «Il virus è una minaccia alla pace»
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Venerdì 19 Settembre 2014, 11:41 - Ultimo aggiornamento: 20 Settembre, 13:34

La crisi provocata dal virus Ebola una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale: è l'allarme lanciato dalle Nazioni Unite per la diffusione di una epidemia che il direttore dell'Oms, Margaret Chan, non esita a definire la crisi «non solo un'emergenza sanitaria, ma una vera e propria crisi umanitaria, economica e sociale».

Intanto da un villaggio della Guinea, uno dei tre paesi al centro dell'epidemia, giunge la notizia che sette operatori in missione di sensibilizzazione sui rischi sanitari sono stati assassinati a colpi di machete.

A New York, il Consiglio di Sicurezza ha adottato una risoluzione (tra i co-sponsor anche l'Italia) per rafforzare la risposta globale alla diffusione del letale virus in Africa occidentale, i cui Paesi - è l'appello delle Nazioni Unite - «non devono essere isolati» dalla comunità internazionale. E dopo l'annuncio di Obama, che invierà 3.000 soldati nelle regioni colpite, anche il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha dato il via a una nuova missione di emergenza (Unmeer) per coordinare la lotta contro la malattia e inviare personale nei Paesi in cui si annidano i focolai (Sierra Leone, Guinea e Liberia). Le priorità strategiche della missione - spiega Ban - saranno quelle di fermare la diffusione della malattia, curare i pazienti infetti, garantire servizi essenziali, preservare la stabilità e prevenire la diffusione nei Paesi dove il virus non si è ancora diffuso.

E mentre l'Oms aggiorna il bilancio dei morti a 2.622, il Consiglio di Sicurezza «invita gli Stati membri ad abolire le restrizioni sui viaggi e alle frontiere imposte a causa di Ebola, che contribuiscono ad un ulteriore isolamento dei Paesi colpiti». Anche le compagnie aeree e navali vengono invitate a mantenere i collegamenti con tali Paesi. E si chiede agli Stati membri di «fornire assistenza urgente, compresi ospedali da campo e personale». E diventa allarmante il fenomeno del rifiuto opposto da parte della popolazione di Paesi africani colpiti alla lotta al virus, che per la prima volta sfocia nell'omicidio: nel villaggio guineano di Womè, sette operatori sono stati massacrati a colpid i machete o di arma da fuoco, ha reso noto il governo di Conacry, spiegando che la popolazione del villaggio è fuggita. Nel frattempo Ban ha convocato un vertice dei capi di stato e di governo per discutere l'emergenza Ebola il prossimo 25 settembre, durante l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a cui dovrebbe partecipare anche il presidente americano, Barack Obama. Una risposta che tuttavia è tradiva per il Parlamento europeo, il quale in una risoluzione bipartisan approvata in sessione plenaria denuncia come la comunità internazionale abbia finora «sottovalutato» l'epidemia e «tardato a elaborare» una risposta. Ora - afferma l'assemblea di Strasburgo - il Consiglio di Sicurezza deve pensare a inviare risorse di difesa militari e civili. E la Ue deve intensificare gli sforzi a tutto campo, con il Consiglio Ue che ha esortato a convocare una riunione ministeriale «per stabilire un piano d'emergenza».

Gli ultimi dati dell'Oms mostrano infatti una situazione particolarmente allarmante: nella settimana che si è conclusa il 14 settembre ci sono stati per la prima volta dall'inizio dell'epidemia più di 700 nuovi casi di Ebola in Africa, che porta il numero totale a 5.335, con 2.622 morti. Più della metà di questi si sono verificati negli ultimi 21 giorni del conteggio, iniziato lo scorso gennaio. In Italia, tuttavia, non c'è rischio di contagio: ad affermarlo è Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani di Roma, centro di riferimento per l'Ebola nel nostro Paese. «Il rischio di contagio è zero, o assolutamente vicino allo zero. L'Italia - sottolinea Ippolito - ha la capacità di gestire eventuali casi, ma il grande lavoro va fatto in Africa, e le istituzioni italiane devono lavorare lì». Nel frattempo, la volontaria francese di Medici Senza Frontiere (Msf) contagiata in Liberia sta per essere rimpatriata e ricoverata nell'ospedale militare di Saint-Mandè, alle porte di Parigi.

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