L'Ebola continua a uccidere
Oms: morti più della metà dei contagiati

L'Ebola continua a uccidere Oms: morti più della metà dei contagiati
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Mercoledì 20 Agosto 2014, 10:56 - Ultimo aggiornamento: 21 Agosto, 11:26

Pi di 113 nuovi casi - confermati o sospetti - in soli due giorni, tra il 14 e il 16 agosto, 84 decessi in Guinea, Liberia, Nigeria e Sierra Leone e un nuovo caso sospetto stavolta negli Usa: un paziente di un ospedale di Sacramento, in California, stato posto in isolamento. Il virus Ebola continua ad uccidere e a fare paura.

Ieri l'Oms ha annunciato un bollettino drammatico: dallo scoppio dell'epidemia nei 4 paesi colpiti, più della metà dei 2.240 contagiati sono morti, ovvero 1.229 persone. Stanno meglio invece i tre medici che avevano contratto l'Ebola, dopo aver ricevuto la cura sperimentale Zmapp, sviluppato negli Stati Uniti, ha reso noto il ministro dell'Informazione liberiano, Lewis Brown, come segnala la Bbc. Lo stesso farmaco è stato somministrato ai due volontari americani (un medico e una missionaria), che ora si stanno riprendendo dopo aver preso la stessa dose, e al prete spagnolo di 75 anni, morto invece la settimana scorsa. In Nigeria, dove finora si sono registrati 4 casi letali di Ebola, secondo quanto riportano fonti sanitarie, 5 persone si sono riprese dal virus e sono state dimesse dall'ospedale di Lagos, mentre altre tre sono in trattamento.

Intanto si registra un nuovo caso sospetto. Un paziente di un ospedale di Sacramento, in California, è stato posto in isolamento perchè potrebbe essere stato esposto al virus dell'ebola. Lo riferiscono i media americani. L'ospedale ha rilasciato un comunicato in cui conferma che il paziente è ricoverato al South Sacramento Medical Center e che il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie di Atlanta sta esaminando i campioni di sangue. «Anche se non è stato confermato che si tratta di ebola, stiamo adottando le precauzioni previste per la protezione dei pazienti, dei medici e dello staff. E questo include mettere il paziente in isolamento», si legge nel comunicato.

Continua a preoccupare l'epidemia africana e in Germania una donna proveniente dal continente contagiato è stata ieri isolata e presa in cura dai sanitari intervenuti nel quartiere di Pankow a Berlino. La donna presentava i sintomi dell'infezione, hanno scritto alcuni media locali citando un portavoce dei vigili del fuoco. E uno dei sindacati di hostess e steward di Air France ha lanciato un appello ai vertici della compagnia francese perchè interrompano i voli da e verso Conakry, in Guinea, e Freetown, in Sierra Leone, per mettere il proprio personale al riparo dai rischi di contagio da Ebola. La compagnia francese continua ad assicurare un volo al giorno da Parigi a Conakry e quattro voli a settimana per Freetown, ma da inizio luglio consente al suo personale di rifiutare di lavorare su queste tratte. Tuttavia secondo l'Oms, alcuni segnali incoraggianti arrivano dalla Nigeria e Guinea e sono stati trovati i 17 malati di Ebola fuggiti lo scorso fine settimana da una struttura sanitaria presa d'assalto a Monrovia, in Liberia. «Sono stati rintracciati e alla fine si sono presentati» presso un centro di cura, ha detto una fonte. In precedenza il governo del Paese aveva negato la loro fuga.

In Nigeria in particolare, l'intensità della ricerca e del monitoraggio alimentano un «cauto ottimismo» sulla possibilità di bloccare un'ulteriore diffusione del virus nel Paese. Mentre in Guinea, la situazione è meno allarmante rispetto a Liberia e Sierra Leone. A Lagos, la città della Nigeria dove il primo caso importato è stato identificato in luglio, la situazione «sembra rassicurante. Allo stato attuale, i 12 casi confermati nella città sono tutti parte di una singola catena di trasmissione», scrive l'Oms.

Tuttavia, «l'epidemia non è sotto controllo». «Ci risulta che il Ministero della Salute abbia inviato una mail a tutti i medici del Servizio sanitario nazionale, con le linee guida da applicare in casi di dubbio di persone contagiate dal virus Ebola. E poi il Governo vuole farci credere che il pericolo non esiste!», ha commentato il senatore Luis Alberto Orellana (ex M5S e ora gruppo misto) intervenendo a proposito della circolare inviata lo scorso 8 agosto a tutti gli Uffici di Sanità Aerea e Marittima e di Frontiera e ad Assessorati regionali. Nel documento, si ricorda che nessuna restrizione ai viaggi è attualmente raccomandata dall'Organizzazione mondiale della sanità. Tuttavia «si ritiene opportuno consigliare, ai cittadini italiani, il differimento di viaggi non urgenti e indispensabili verso i Paesi interessati da epidemie di Ebola (al momento attuale Guinea, Liberia, Nigeria e Sierra Leone)».

La migliore chance di cura per i malati di Ebola può arrivare dal sangue di chi è riuscito a sopravvivere a questa tremenda infezione. Visto che i farmaci sperimentali sono pochi o non ancora pronti all'uso, gli esperti dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) stanno pensando ad un'altra soluzione, cioè usare il plasma del sangue di chi è guarito dalla malattia, che contiene gli anticorpi sviluppati alla malattia, e 'condividerè questa immunità al virus con chi è malato per aiutarlo a combattere l'infezione.

«Alcuni studi suggeriscono che usare il sangue dei sopravvissuti può essere una strategia di successo - spiega al quotidiano inglese The Independent David Wood, coordinatore del gruppo dell'Oms che sta valutando questo approccio - Nel 1995 nella Repubblica democratica del Congo, 7 persone infettate su 8 hanno ricevuto questa terapia e sono sopravvissute all'epidemia, che ha avuto un tasso di mortalità dell'80%. Anche se le ricerche finora hanno dato risultati contrastanti, vale la pena di provare questa strada visto il bilancio delle vittime». Si tratta di un'opzione praticabile e, continua Wood, «stiamo consultando i tecnici che hanno la capacità di assistere e maneggiare il sangue, in modo da capire quando questa strategia può essere effettivamente disponibile. Presto avremo le informazioni necessarie». Secondo le cifre fornite dall'Oms, circa il 40% delle persone contagiate in quest'epidemia è riuscito a sopravvivere. I ricercatori stanno analizzando il sangue dei sopravvissuti, per testarlo per altre malattie e poi separarlo dal plasma. Gli anticorpi presenti nel plasma sono prodotti dai globuli bianchi in risposta alle invasioni esterne del corpo. Si attaccano ai microbi, neutralizzandoli. «Le trasfusioni di sangue dai sopravvissuti all'Ebola - commenta Mary Kate Kart, immunologa tra i primi a studiare gli anticorpi di Ebola per l'esercito Usa - possono dare benefici, speciamente se fatte all'inizio della malattia, e sono relativamente sicure. Non è un'idea folle provarci».