Allarme Ebola, Italia senza piani di difesa

Allarme Ebola, Italia senza piani di difesa
di Silvio Gentile
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Mercoledì 20 Agosto 2014, 10:41 - Ultimo aggiornamento: 10:58
Per il ministero della Salute il rischio di importazione dell’Ebola remoto.



E così se il Viminale spiega di non avere competenza per adottare misure straordinarie in relazione ai controlli sui migranti che sbarcano in Sicilia ed evitare eventuali contagi, una rassicurante nota del ministero della Salute spiega che sono state seguite le indicazioni dell’Oms e che il nostro Paese è «attrezzato per valutare e individuare ogni eventuale rischio di importazione della malattia e contenerne la diffusione». In realtà un vero piano non c’è, ma finora non è stato segnalato nessun caso sospetto. Intanto sull’immigrazione l’Europa gela l’Italia e rispedisce al mittente la richiesta di farsi carico del programma Mare nostrum.



LE MISURE

Il ministero della Salute ha dato nuove indicazioni agli Uffici di Sanità marittima, aerea e di frontiera (Usmaf) affinché il rilascio della libera pratica sanitaria alle navi che nei 21 giorni precedenti abbiano toccato uno dei porti dei paesi colpiti avvenga solo dopo verifica della situazione sanitaria a bordo. Per i migranti provenienti dalle coste africane via mare, secondo il ministero, la durata dei viaggi è sufficiente a far sì che la malattia in eventuale stato di incubazione si manifesti. Già prima dell’allarme Ebola, a causa dell’aumento degli sbarchi, il ministero ha sottoscritto un accordo con lo Stato maggiore della Marina attivando una struttura Usmaf di “proiezione”, ossia controlli sanitari a bordo delle navi impegnate nelle attività di vigilanza e soccorso nel Canale di Sicilia nell’ambito dell’operazione Mare nostrum. La partecipazione della Marina, prevista fino al 31 agosto, adesso potrebbe essere prorogata fino all’autunno.



MARE NOSTRUM

Intanto va in scena il botta e risposta tra la Commissione europea e il Viminale. La richiesta di Alfano che ancora una volta aveva sollecitato la partecipazione alla missione Mare Nostrum è stata respinta. La Commissione, dice Bruxelles, sta facendo il possibile per aiutare l’Italia ma tocca agli Stati membri intervenire. Il 14 agosto Alfano era stato categorico: il prossimo 18 settembre Mare Nostrum compirà un anno e non ci sarà un secondo anniversario. Ma la risposta è chiara: Frontex non può far nulla. «Siamo una piccola agenzia, con un piccolo bilancio e senza guardie di frontiera né navi né aerei - ha detto il portavoce della Commissione - Riconosciamo il magnifico lavoro dell’Italia e non possiamo che essere d’accordo sul fatto che l'Ue debba fare di più. Gli stati devono contribuire con mezzi e finanziamenti». Ma l’Ue sottolinea, anche che al nostro Paese sono arrivati «aiuti senza precedenti» e riceverà altri 500 milioni di euro per far fronte al problema nei prossimi sette anni. Ma Alfano non ci sta: se Frontex non subentrerà in Mare Nostrum, «adeguatamente finanziata e rafforzata», dice, il governo prenderà la sua decisione e si farà da parte. «Su Frontex l'Ue dice una cosa tanto nota quanto ovvia: non ci sono soldi e devono intervenire gli Stati membri. Ma il tema - sottolinea il ministro - è proprio questo: qual è il compito della Commissione? Deve chiedere con forza questo intervento altrimenti giochiamo a un inaccettabile scaricabarile a danno dell'Italia. Se Frontex è piccola occorre renderla più grande, perché il presidio di tutta la frontiera europea è compito strategico per il futuro dell'Unione».

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