Cucina il gatto del vicino e scatena l'ira degli abitanti della cittadina. Ma lui: «Cosa c'è di male?»

Cucina il gatto del vicino e scatena l'ira degli abitanti della cittadina. Ma lui: «Cosa c'è di male?»
di Federica Macagnone
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Sabato 20 Settembre 2014, 16:17 - Ultimo aggiornamento: 21 Settembre, 19:41
Aveva nostalgia dei sapori della sua terra. Come un siciliano che vive in Irlanda potrebbe voler mangiare un'arancina e un piemontese che vive in Australia vorrebbe poter assaggiare di nuovo la bagna cauda.



Solo che il piatto preferito del vietnamita Tran Qui, padre di cinque figli, emigrato in Germania due anni fa, sono i gatti. E così ha acchiappato Mungo, il povero animale del vicino di casa e ha organizzato un barbecue. Su di lui si sono scatenate le ire del vicinato e degli animalisti e l'uomo, sconvolto e confuso, ha ammesso di aver ucciso e mangiato diversi gatti, senza però capire quale fosse il problema: «Cosa c'è di sbagliato a mangiarli?» ha detto Tran Qui che ha raccontato di aver usato un bruciatore per arrostire Mungo.



Ora i proprietari di gatti nella cittadina di Andernach hanno messo il coprifuoco: niente più scorribande in giro per i loro amici a quattro zampe, mentre aleggia il sospetto che altri 30 gatti scomparsi negli ultimi mesi possano essere finiti tra le fauci di Tran Qui. «Non posso permettere che Billy esca più – ha detto un vicino dell'uomo – sono spaventato a morte che possa finire male».



La polizia sta valutando il caso: l'uomo rischierebbe tre anni di carcere se venisse incriminato per crudeltà sugli animali e violazione delle norme igieniche. «È normale nella cultura asiatica mangiare gatti ma è inaccettabile in Germania» ha detto un portavoce della polizia. «Avevo perso il gusto dei sapori di casa mia» si è difeso Tran Qui che ha servito Mungo con salsa di pesce, succo di limone, coriandolo e aglio.



Il gatto è un piatto pregiato in Vietnam: la carne viene venduta a una cifra che varia tra i 50 e i 70 dollari, un prezzo notevole per un Paese con un altissimo tasso di povertà. La legge vieta di rapire gli animali per destinarli ai ristoranti e i gestori garantiscono di servire solo gatti da allevamento. Ma i controlli sono pochi e i proprietari dei mici sono terrorizzati che i loro piccoli possano fare una brutta fine.