La Crimea dice sì all'annessione russa, Putin firma il decreto sull'indipendenza

Festa in piazza Lenin a Simferopoli per l'annessione alla Russia
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Lunedì 17 Marzo 2014, 07:25 - Ultimo aggiornamento: 18 Marzo, 08:28

Vladimir Putin sfida il mondo e con una mossa degna del miglior Spassky contro Fischer "conquista" la Crimea, dove un'orda di oltre un milione di filorussi ha detto «sì» all'adesione alla Russia con una percentuale di oltre il 96%. «Siamo tornati a casa», «Russia ti amo», gridano in centinaia a piazza Nahimov a Sebastopoli dove, in un tripudio di bandiere russe e sulle note dell'inno di Mosca, la festa è scattata mentre ancora si contavano le schede. Il premier locale Serghiei Aksionov ha poi twittato il risultato definitivo del referendum: 96,6% a

favore.

Indipendenza. Il parlamento crimeano ha proclamato la Repubblica di Crimea come Stato sovrano indipendente nel quale la città di Sebastopoli ha uno status particolare. A favore 85 deputati, si legge sul sito del Parlamento.

Il presidente russo Putin ha firmato il decreto sull'indipendenza. Nel decreto si prende atto della «volontà espressa dal popolo del Crimea nel referendum del 16 marzo 2014» e si formalizza che da questo momento la Russia riconosce la penisola come «Stato indipendente e sovrano». Mosca riconosce inoltre «uno statuto speciale» per la città di Sebastopoli, dove si è tenuta una consultazione parallela nell'ambito del processo di secessione dall'Ucraina. Il testo - secondo quanto riporta l'agenzia russa Ria Novosti - non fa per ora menzione a un'annessione della Crimea.

Pochi minuti dopo la firma di Putin è esplosa la gioia a Sebastopoli. Lo ha constatato l'inviato dell'ANSA: ovunque risuonano i clacson delle auto che sfrecciano con le bandiere russe.

Kiev mobilita le truppe. Nel frattempo il presidente ucraino ad interim Oleksandr Turcinov, definendo il voto «una farsa», ha annunciato in parlamento di aver firmato un decreto per la «mobilitazione parziale» a causa della situazione di crisi in Crimea. I militari ucraini resteranno in Crimea, ha annunciato inoltre il ministro della Difesa ucraino Igor Teniukh.

Plebiscito. Il «sì» alla secessione è a valanga come anche l'affluenza, alta anche nei villaggi tatari, nonostante il boicottaggio annunciato da alcune organizzazioni della minoranza etnica.

E mentre gli Stati Uniti di Barack Obama e l'Europa tuonano contro il Cremlino bollando come «illegale e illegittimo» il referendum e annunciando sanzioni già per domani, Putin è diventato un'icona in Crimea: guai a parlarne male, anche solo per un attimo. Qui lo amano in tanti, soprattutto giovani, mentre gli anziani preferiscono guadare al passato, sovietico. A seggi ancora aperti, il signore del Cremlino ha dato la sua benedizione: Mosca accetterà l'esito della consultazione, in parole povere si tratta di un 'benvenuti' in Russia.

Telefonata Putin-Merkel. Il presidente ha conversato con la cancelliera Angela Merkel, con la quale è in piedi una trattativa per dare luce verde a una missione «su vasta scala» degli osservatori Osce, che per più giorni sono stati bloccati alla frontiera settentrionale della Crimea. Merkel, nella telefonata con Putin, ha condannato la presenza delle truppe russe nell'area di Kherson, ultima città ucraina prima del cancello di ingresso in Crimea. Così come il segretario di Stato Usa John Kerry, al telefono con l'omologo russo Sergei Lavrov, ha detto basta alle «continue provocazioni» militari russe nell'est ucraino e in alcune zone contigue alla Crimea. Kiev, che oggi perde un pezzo di patria, ha annunciato per bocca del ministro della Difesa Igor Teniukh una «tregua» in Crimea con Mosca fino al 21 marzo, giorno del primo esame della Duma russa della legge per l'annessione di terre straniere e della firma della parte politica dell'accordo di associazione tra l'Ucraina e la Ue. Fino ad allora, non saranno bloccate le unità militari ucraine nella Penisola e «nessuna misura sarà presa contro le nostre infrastrutture e i nostri siti militari» da parte degli oltre 22mila soldati russi presenti.

Le altre zone sensibili. E tuttavia in serata è arriva la notizia di soldati e mezzi blindati ucraini diretti verso i confini con il gigante russo, con tutta probabilità nelle regioni sull'orlo della guerra civile, come Donetsk e Kharkov (come si scrive in russo). Per ora si tratta solo di notizie trapelate sui media di Kiev, che non hanno trovato conferme ufficiali. Se fosse vero, il rischio che i russi decidano loro di attraversare il confine per primi sarebbe molto concreto.

Due agenti al rogo Intanto due membri delle forze di sicurezza ucraine, i Berkut accusati della repressione contro la protesta di piazza Maidan, a Kiev, sono stati rapiti e poi messi al rogo a Leopoli, una città dell'Ucraina occidentale. Lo riferiscono all'ANSA fonti qualificate a Sebastopoli. Non è possibile verificare in maniera indipendente la notizia.

Ue e Usa: voto illegittimo. Sullo sfondo le bordate che partono da Washington, Bruxelles e da tutte la cancellerie europee contro le mosse «pericolose e destabilizzanti» del Cremlino, con la Casa Bianca che esorta la comunità internazionale a intraprendere «passi concreti per imporre dei costi» all'orso russo. L'accusa a Putin è di aver scelto una strada che lo porterà all'isolamento. Forse andrà così, forse no. Qui a Sebastopoli, sede della Flotta russa sul Mar Nero, è chiaro che il presidente russo non è affatto solo: da piazza Nahimov in tripudio si inneggia al «ritorno a casa» e al «leader» Vladimir.

Gli Stati Uniti sospettano che ci siano stati gravi brogli al referendum di ieri in Crimea. Fonti americane fanno sapere che sarebbero arrivate nelle urne tantissime schede già votate e che in alcune città, il numero dei votanti sia stato superiore al numero degli abitanti. Gli Usa si aspettano che già domani possa iniziare il processo formale di Mosca di annessione nei confronti della Crimea.

Il ministro degli esteri di Ankara Ahmet Davutoglu ha detto oggi che anche la Turchia non riconosce il referendum. Davutoglu ha affermato che il voto «non è riconosciuto e non è legittimo» ed è «un inaccettabile fatto compiuto» che «viola l'integrità territoriale dell'Ucraina». Il ministro turco ha incontrato oggi Mustafa Kirimoglu, leader della minoranza tatara turcofona di Crimea (circa 10% della popolazione), con la quale Ankara ha stretti rapporti, considerata contraria alla secessione da Kiev.

Gorbaciov: «Corretto un errore» «Per introdurre sanzioni, devono esserci ragioni molto gravi». Lo ha dichiarato Mikhail Gorbaciov in un'intervista all'agenzia di stampa russa Interfax in cui sottolinea che «la scelta della gente di Crimea e la possibile unione della regione con la Russia non sono tali», non giustificano quindi l'introduzione delle misure restrittive annunciate oggi da Unione europea e Stati Uniti.

In ogni caso, ha aggiunto l'ultimo presidente dell'Urss più volte intervenuto in questi ultimi mesi di crisi in Ucraina per sollecitare una mediazione internazionale e per ribadire come la questione della Crimea fosse stata sottovalutata a Mosca ai tempi dello scioglimento dell'Urss, le sanzioni devono essere «sostenute dalle Nazioni Unite». Gorbaciov, la cui famiglia, come quella della moglie Raissa, era in parte ucraina, ha sottolineato che «il risultato del referendum riconosce le aspirazioni dei residenti della Crimea».

«La Crimea è stata annessa all'Ucraina con una legge sovietica, per essere più precisi con leggi del partito comunista sovietico (il decreto di Nikita Kruschiov del 1954, ndr) che notoriamente non tenevano in considerazione l'opinione della gente. La gente ora ha invece fatto una scelta per correggere tale errore. Questo sviluppo deve essere accolto favorevolmente, non con l'introduzione di sanzioni», ha affermato Gorbaciov, che negli ultimi anni aveva invece criticato le politiche del presidente Vladimir Putin.