Corea, mistero su ​Kim Jong-un: scomparso da oltre un mese. Forse è malato

​​Kim Jong-un
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Venerdì 10 Ottobre 2014, 19:46 - Ultimo aggiornamento: 11 Ottobre, 09:14

​Kim Jong-un salta anche la festa del Partito dei Lavoratori e le celebrazioni dei 69 anni della sua fondazione: l'assenza da eventi pubblici del leader nordcoreano, al 37esimo giorno di fila, colpisce anche un appuntamento primario paragonabile ai compleanni del padre e del nonno, il 'caro leader' Kim Jong-il e il 'presidente eterno' Kim Il-sung.


La scomparsa dai media Il mistero della leadership di Pyongyang si infittisce nel giorno della tensione tornata lungo i confini con lo scambio - senza conseguenze - di colpi di mitragliatrice tra i militari di Nord e Sud a causa dei palloni aerostatici pieni di volantini lanciati dagli attivisti sudcoreani dei diritti umani.

Tra i rumor sulla salute di Kim, i media ufficiali non hanno segnalato sue visite al Kumsusan, il 'Palazzo del Sole', dove sono custoditi i corpi imbalsamati del padre e del nonno, come invece fatto negli ultimi due anni. All'ex palazzo presidenziale di Kim Il-sung trasformato in mausoleo, il giovane leader in passato si era recato a mezzanotte con alti funzionari militari e di partito per rendere omaggio al fondatore dello Stato e all'ideatore del 'songun', la politica dei «militari prima di tutto» alla base della corsa agli armamenti balistici e nucleari.

Le informazioni ufficiali La Kcna, l'agenzia ufficiale, ha quest'anno riferito solo che «alti funzionari» si sono recati al mausoleo: ad esempio, Kim Yong-nam, presidente del Presidium e presidente 'de facto' della Corea del Nord, Hwang Pyong-so, considerato il numero due del regime anche per la carica di vicepresidente della Commissione nazionale di Difesa, l'organo istituzionale più potente guidata da Kim Jong-un; e, infine, il premier Pak Pong-ju. Il nome del leader non risulta nella lista della Kcna, mentre si menziona il cesto di fiori, il più grande, da lui offerto a padre e nonno al Kumsusan e alle due statue di 18 metri sulla collina di Mansu.

La lunga assenza Dopo il concerto seguito con la 'first lady' Ri Sol-ju il 3 settembre, il leader è sparito dai radar dei media nordcoreani. La sua scomparsa dalla scena pubblica, la più lunga da quando ha ereditato a dicembre 2011 il potere dal padre stroncato da un attacco cardiaco, ha alimentato i rumor su condizioni pessime di salute o difficoltà politiche con l'ipotesi di colpo di stato.

L'ipotesi di una malattia «I leader del Nord ci hanno abituato anche a lunghe assenze, come nel caso di Kim Jong-il», ha riferito una fonte autorevole. «Nel caso di Kim Jong-un sembra più ipotizzabile una malattia, anche seria con una lunga riabilitazione, piuttosto che uno scontro o passaggio di potere o un colpo di stato». A Seul si continua a ritenere che Kim, in sovrappeso, sia stato operato per fratture a entrambe le caviglie e che non ci siano problemi d'instabilità politica.

Zoppicante «Sembra che il potere di Kim Jong-un sia operativo», ha detto in conferenza stampa il portavoce del ministero dell'Unificazione Lim Byeong-cheol. Kim è stato visto zoppicare con la gamba destra a luglio in occasione del 20esimo anniversario della morte del nonno. Due mesi dopo, in altre immagini della tv di Stato, pure con la sinistra. A Pyongyang la giornata si è svolta nella tradizione, con le lunghe file per omaggiare le due statue dei Kim, mentre i media hanno continuato a lodare il 'giovane generale' per la sua «guida solida». Il Rodong Sinmun, quotidiano del Partito dei Lavoratori, ha ospitato un editoriale in cui il giovane generale è definito un leader di prima grandezza: qualità che tutti i cittadini devono tenere «in alta considerazione» e come «unico centro di unità e di leadership».

Tensione con il Sud A Seul un certo nervosismo è emerso al momento dell'incidente lungo il confine: in un primo tempo, i militari hanno parlato di colpi di artiglieria, divenuti poi colpi di mitragliatrice. Le sentinelle del Nord hanno mirato nel pomeriggio ai palloni aerostatici con volantini lanciati (più di 30) da attivisti dei diritti umani del Sud, ma alcuni colpi sono finiti in territorio del Sud i cui militari hanno risposto con 50 colpi. Pyongyang, prevedendo manifestazioni di protesta, aveva minacciato Seul di «catastrofe incontrollabile» come risposta alla mancata fine della campagna «denigratoria».

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