Charlie Hebdo, nuovi misteri dietro l'assalto

Charlie Hebdo, nuovi misteri dietro l'assalto
di Francesca Pierantozzi
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Lunedì 19 Ottobre 2015, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 20 Ottobre, 08:20
PARIGI La mattina del 7 gennaio, tre ore prima di essere ammazzato dai kalashnikov dei fratelli Kouachi, Charb aveva paura, aveva visto un'auto con i vetri neri parcheggiata sotto casa. E c'era quel «contatto», una persona misteriosa che lo stava aiutando a finanziare Charlie Hebdo, sommerso dai debiti, un qualcuno con relazioni altolocate in «Medio oriente». E poi la sua scrivania, messa sottosopra nelle ore successive alla strage, un computer scomparso. Insomma: «La verità sull'attentato a Charlie Hebdo è ancora lontana».



A parlare è Valérie M. Il cognome continua a volerlo tenere nascosto, ma la magistratura francese, i servizi, i familiari e gli amici di Charb la conoscono bene: era la compagna del direttore di Charlie Hebdo, o almeno la donna che gli stava più vicino, perché lui non voleva «relazioni esclusive». A piangerlo per prima fuori dalla redazione di Charlie sterminata dai terroristi, c'è stata Jeannette Bougrab, ex ministra di Sarkozy. Valérie è sempre rimasta nell'ombra. È stata la prima a essere interrogata dalla polizia. Ieri ha deciso di parlare con “Le Parisien”: «Perché voglio sapere la verità. Non ci si può accontentare dell'unica tesi del terrorismo islamico».



I VETRI NERI

Le cose dette al giornale, Valérie assicura di averle dette più volte alla polizia. Le ha anche scritte a un magistrato incaricato dell'inchiesta. Con Charb ha passato gli ultimi due giorni, nella casa a Montorgueil. La mattina del 7 gennaio si sono svegliati insieme. Lui è andato a comprare dei croissant ed è tornato preoccupato: «Mi disse che c'era una macchina parcheggiata sotto casa, strana, coi vetri neri».



I FINANZIAMENTI

«Non era tipo a preoccuparsi per niente» continua Valérie: «Chi c'era in quella macchina? I fratelli Kouachi? Dei complici?». In quei due giorni, Charb ha parlato spesso a Valérie delle sue preoccupazioni per le finanze del giornale. «Diceva che doveva trovare 200mila euro - racconta ancora - si è messo a cercare fondi un po' dovunque. Ed è stato messo in contatto anche con uomini d'affari mediorientali. Non mi ha mai voluto dire chi fosse l'intermediario che gli consentiva di incontrare questa gente. Lo chiamava semplicemente “il mio contatto”». La sera del 6 gennaio Charb avrebbe detto a Valérie di aver trovato i soldi.



Il giorno dopo, la strage. Per Valérie la coincidenza «è sconvolgente: chi ha pagato? dove sono finiti i soldi?». E poi c'è stata l'intrusione nell'appartamento. Quando Valérie torna nella casa «con il fratello di Charb e qualche altro amico» due giorni dopo l'attentato, «abbiamo scoperto che delle cose erano state portate vie, tra cui dei disegni e il suo computer portatile. L'ho detto alla polizia. Possibile che non cerchino di recuperarlo?».