Cameron nella bufera: si è comprato i "mi piace" su Facebook con 7.000 sterline

Cameron (Foto Ansa)
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Lunedì 10 Marzo 2014, 19:45 - Ultimo aggiornamento: 11 Marzo, 19:58
Solo un mese fa era in affanno, con meno di 60mila 'Like', addirittura 20mila in meno del suo vice Nick Clegg: oggi il primo ministro britannico, David Cameron, di 'mi piace' su Facebook ne conta più del doppio. Ma non sarebbe il frutto di un'improvvisa o rinnovata popolarità per il politico conservatore, bensì di una campagna mirata, e soprattutto di un investimento economico, con il quale il premier si sarebbe di fatto comprato i 'Like'. E questo certo 'non piace' a molti, scatenando sul premier numerosi simbolici pollici versi.



La pulce nell'orecchio l'aveva messa il Daily Mail segnalando l'anomalia della moltiplicazione dei fan del primo ministro. Oggi - anche per il potere della rete - la storia è sui giornali, sui siti Internet, e sì, impazza sugli stessi social network che Cameron sembra aver corteggiato a suon di bigliettoni. Oltre 7000 sterline, secondo alcune fonti, sarebbe costata questa 'operazione simpatià che, se da più parti si indica come prassi tra politici e personalità, rischia in questo caso di rivelarsi un boomerang per la popolarità del leader conservatore e i suoi critici ci vanno a nozze. A cominciare da chi (la deputata laburista Sheila Gilmore per esempio) nota: «Non c'è fine al suo ego».



O chi, su Twitter, non manca di sottolineare che la spesa per la campagna d'acquisto di amici su Facebook è superiore al proprio salario. Sono giorni che David Cameron è nel mirino dei social network: nelle ore di forsennati contatti telefonici tra i leader internazionali per consultarsi sulla crisi in Ucraina, Cameron aveva deciso di pubblicare sul suo account Twitter la foto in stile selfie di sè al telefono con il presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Generando una pioggia di parodie. Non pago e in risposta alla boutade, Cameron aveva rilanciato il giorno dopo, ancora su Twitter, pubblicando l'immagine di un incontro con Bill Clinton a Downing Street. Una questione di ego, si sottolinea da più parti. Ma non solo.



La squadra di Cameron, interpellata dai media britannici, non commenta in via ufficiale, ma fa capire comunque che campagne simili sono all'ordine del giorno, tra businessmen, vip vari e politici, campagne presidenziali americane comprese. Ed è vero, almeno stando alle voci che circolarono già nel 2012 durante la battaglia Obama-Romney: si vociferò infatti che fino al 70% dei suoi seguaci su Twitter del presidente Usa era fasullo. Stessa cosa per lo sfidante repubblicano Mitt Romney. E poi Lady Gaga, Rihanna e una sfilza di vip, fino a imprenditori più o meno noti.



L'Italia non sarebbe immune al fenomeno o quantomeno ai dubbi: nell'estate del 2012 erano infatti circolati sospetti su presunti falsi follower di Beppe Grillo.
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