California, investì e uccise italiana in viaggio di nozze: condannato per omicidio

California, investì e uccise italiana in viaggio di nozze: condannato per omicidio
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Sabato 6 Giugno 2015, 09:23 - Ultimo aggiornamento: 8 Giugno, 15:22

È stato giudicato colpevole di omicidio di secondo grado l'uomo che il 3 agosto 2013 investì con la sua auto e uccise sul lungomare di Venice Beach in California l'imprenditrice bolognese Alice Gruppioni, che si trovava lì in viaggio di nozze.

La sentenza è stata presa venerdì dal tribunale di Los Angeles contro Nathan Campbell, un vagabondo pregiudicato di 39 anni del Colorado, drogato e alcolizzato. Secondo l'accusa, Campbell era infuriato perchè aveva dato 35 dollari a uno spacciatore per comprare metanfetamine per sè e un amico, ma il venditore era sparito con i soldi.

Per la rabbia l'uomo era entrato con la sua auto sul celebre lungomare e aveva investito volontariamente pedoni e ambulanti. «Diglielo, ci passo sopra a quelli lì», aveva detto a un clochard prima di salire in macchina.

Oltre alla vittima italiana, 17 persone erano rimaste ferite.

Per la difesa, Campbell non voleva investire la gente. Alice Gruppioni, 32 anni, era una dirigente del gruppo Sira di Pianoro (Bologna) e figlia del manager della stessa azienda Valerio Gruppioni, già vicepresidente del Bologna. Si era sposata il 20 luglio con Christian Casadei, architetto di Cesena, e si trovava a Venice Beach in viaggio di nozze. Il 3 agosto era il loro ultimo giorno negli Stati Uniti.

Di fronte al tribunale di Los Angeles, Christian aveva raccontato, trattenendo a stento le lacrime, di come Alice era stata investita dall'auto di Campbell mentre lui cercava di tirarla in un portone. Era rimasta per qualche centinaio di metri aggrappata al cofano, poi era caduta a terra, battendo la testa e riportando un trauma cranico fatale. Era morta lì sul posto, fra le braccia del marito.

Campbell era fuggito, ma si era arreso alla polizia due ore dopo a Santa Monica. La famiglia Gruppioni aveva intentato una causa civile contro la contea di Venice Beach, accusandola di non aver protetto adeguatamente il marciapiede del lungomare dalle intrusioni di veicoli.

«Siamo grati al lavoro del procuratore generale Victor Avila e riguardo l'assassino ci concentriamo sulla perdita di Alice, che è il solo vero incubo che non terminerà mai». È il commento di Valerio Gruppioni, padre di Alice, alla sentenza che ha giudicato colpevole di omicidio di secondo grado Nathan Campbell, pregiudicato che il 3 agosto 2013 travolse e uccise l'imprenditrice di Pianoro, nel Bolognese, a Venice Beach, in California, mentre era in viaggio di nozze. «Per quanto possibile, coi mezzi che ci sono dati per farlo - prosegue Gruppioni - la giustizia non avrà fatto il suo corso fino a che non avranno pagato tutti quelli che hanno permesso questo omicidio».

E in particolare chi lo ha permesso «non mettendo in sicurezza il luogo del delitto. Sicurezza minima che un'amministrazione deve garantire per i suoi cittadini e per le tante persone che vanno negli Stati Uniti, pensando ad un paese che garantisce la loro incolumità». La mancanza di questa «sicurezza minima di base, come l'assenza di semplici fittoni che garantiscono una zona pedonale, ha permesso di strappare una figlia ad una famiglia, facendo pagare a tutti un prezzo di dolore devastante per tutta la vita». Proprio su questi temi la famiglia Gruppioni ha fatto causa alla città e alla contea di Los Angeles.

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