Il gruppo starebbe avanzando nella zona nord est della Nigeria quasi quotidianamente, lasciandosi alle spalle morte e distruzione, rapendo chi riesce a sopravvivere, in una campagna di violenza che dura da quasi sei anni. Sabato 10 e domenica 11 Gennaio, però, la tragedia si è fatta orrore quando si è scoperto che gli attentatori dei mercati di Maiduguri (20 morti) e Potiskum (3 morti) non erano altro che tre bambine di dieci anni, imbottite di esplosivo.
Non è ancora chiaro se le bambine si siano fatte esplodere da sole o, invece, siano state fatte detonare a distanza: «Utilizzare i bambini per portare e detonare esplosivi non è una nuova tattica per Boko Haram ma è una sorta di upgrade. Il gruppo ha rapito e coscritto bambini, ragazzi e ragazze per molto tempo e per vari scopi, vedendoli come una risorsa utilizzabile a perdere», ha detto Elizabeth Donnelly, vice direttrice dell'Africa program al Chatham House Foundation di Londra.
A differenza dei loro “colleghi” dello Stato Islamico, il rapimento, per Boko Haram, non è soltanto a scopo matrimoniale o sussistenziale. Lo scorso luglio, il gruppo aveva utilizzato una ragazza kamikaze per compiere un attacco nella città di Kano. Il passaggio dall'utilizzo delle giovani donne a quello delle bambine, rappresenta un passo avanti nella temibile scala del terrore.
«Per utilizzare una bambina come una bomba, un seppur minimo indottrinamento dev'esserci stato – dice Barrister Zannah Mustapha, un filantropo nigeriano che ha aperto una scuola per orfani a Maiduguri, un'area particolarmente vulnerabile agli attacchi di Boko Haram – Ci sono attualmente 2000 orfani che hanno richiesto di far parte nella mia scuola, la Future Prowess Islamic Foundation, che ha, però, una capacità di circa 420 bambini. Questi sono potenziali obiettivi per l'indottrinamento di Boko Haram, se non possiamo ospitarli noi, dove andranno»?