L’uomo arrestato due giorni fa come sospetto complice dell’attentato del 17 agosto al tempio Erawan di Bangkok è un turco di 28 anni, Adem Karadag. Nei suoi confronti non è ancora stato formulato un capo di imputazione e, al momento, è detenuto in un carcere militare.
Ma, più che la sua cattura, ha suscitato stupore e curiosità la decisione della polizia thailandese di auto-premiarsi con una ricompensa di 54 mila dollari, la cifra promessa a quanti avessero collaborato con le autorità per arrivare ai responsabili della strage. Pacchetti di banconote da mille bath, la moneta locale, erano ben visibili e accatastati sul tavolo intorno a cui sedevano i comandi della polizia, nel corso della conferenza stampa tenutasi oggi per illustrare l’operazione che ha portato all’arresto del 28enne turco. Nell’abitazione in cui si nascondeva, in un sobborgo di Bangkok, sono stati trovati 10 passaporti falsi e vario materiale esplosivo, tubi di metallo, cavi elettrici e biglie metalliche, simili a quelle utilizzate nell’attentato, in cui hanno perso la vita 20 persone. Oltre a Adem Karadag, è stata portata in carcere una donna thailandese.
«Questi soldi saranno consegnati agli ufficiali che hanno svolto il loro lavoro» ha spiegato impassibile Somyot Poompanmoung, capo della polizia nazionale.
E continuano le polemiche, sui media nazionali e internazionali, per la gestione – confusionaria e contraddittoria – delle indagini: verso le autorità thailandesi, infatti, sono state mosse accuse di incompetenza.