Ashley Madison, si dimette il ceo dopo gli attacchi hacker al sito di infedeli

Ashley Madison, si dimette il ceo dopo gli attacchi hacker al sito di infedeli
2 Minuti di Lettura
Venerdì 28 Agosto 2015, 22:03 - Ultimo aggiornamento: 31 Agosto, 08:41

L'attacco degli hacker che ha esposto pubblicamente 37 milioni di utenti del sito per coniugi infedeli Ashley Madison fa una vittima eccellente: ad annunciare le sue dimissioni è infatti il fondatore Noel Biderman, Ceo della società che fa capo alla pagina web il cui motto è "Life is short, have an affair".

Anche Biderman era tra i nomi finiti nel mirino dei pirati della rete, i quali hanno reso pubbliche centinaia di e-mail che testimoniano le sue relazioni extraconiugali.

Mentre il numero uno di Avid Life Media, nonostante il suo soprannome fosse «il re dell'infedeltà», aveva sempre assicurato di non aver mai tradito la moglie. «Questa decisione è presa nel migliore interesse dell'azienda e ci permette di continuare a fornire sostegno ai nostri soci e dipendenti», si legge in un comunicato pubblicato sulla pagina web di Avid Life Media. «Ci stiamo attivamente adeguando per evitare attacchi al nostro sito e garantire la privacy degli utenti», ha quindi assicurato.

La società ha offerto 500.000 dollari canadesi (circa 376 mila dollari Usa) di ricompensa a chi è in grado di portare informazioni che conducano all'identificazione e arresto dei colpevoli. Intanto, però, Ashley Madison finisce nuovamente nella bufera: questa volta con l'accusa di creare profili falsi. Il gruppo di hacker Impact Team, che ha violato il sito, ha infatti affermato che il 90-95% degli utenti sono uomini, con migliaia di profili femminili fittizi. Ora invece, secondo quanto afferma il sito Gizmodo, emerge che la percentuale di donne in cerca di avventure online sarebbe ancora inferiore: le utenti femminili, infatti, sarebbero un numero compreso tra le 10 mila e le 68 mila. «Ashley Madison pagava le persone per scrivere i profili e lasciava che i profili falsi proliferassero sul web», ha affermato al Washington Post David Evans, consulente che in passato ha lavorato per la società canadese. A suo parere, comunque, il problema è generalizzato nel mondo degli appuntamenti online: «Tantissimi lo fanno, non è una novità», ha ammesso.

© RIPRODUZIONE RISERVATA