Naufrago per 16 mesi come in Cast Away: la storia di Jose Salvador

A sinistra, Tom Hanks in "Cast Away". A destra, Jose Salvador
di Anna Guaita
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Martedì 4 Febbraio 2014, 08:48 - Ultimo aggiornamento: 20:16
Dal 21 dicembre del 2012 al 30 gennaio 2014 alla deriva nell'Oceano Pacifico, dentro una barca di vetroresina lunga solo tre metri. L'avventura di Jose Salvador Alvarenga sembra uscita da un film di Hollywood, e ha lasciato tutti increduli: dodicimila chilometri di Oceano aperto, trasportato dalla corrente.



L'uomo, un salvadoregno di 37 anni che viveva in Messico da 15 anni, era partito dalle coste messicane per una battuta di pesca di una sola giornata sottocosta, ed è approdato 13 mesi più tardi su un atollo corallino delle Isole Marshall, seminudo, con una lunga barba rossiccia, e le caviglie gonfie e doloranti. Ma i medici dell'ospedale di Majuro, la capitale delle Marshall, hanno dichiarato che l'uomo è «in condizioni fisiche eccellenti considerato quel che ha passato».



IL RACCONTO

Alvarenga non sarebbe l'unico essere umano che ha vissuto una avventura del genere in tempi recenti. Nel 2006 tre messicani fecero lo stesso percorso e si salvarono allo stesso modo che ha descritto lui, cacciando uccelli, pesci, pescecani e tartarughe. Quando Alvarenga si è accasciato sulla battigia dell'atollo di Ebon, i pochi abitanti di quell'isoletta di appena 5 chilometri quadrati, hanno effettivamente trovato nel fondo della sua barca numerosi resti essiccati di tartarughe e lische di pesci. La barca era in pessime condizioni, con la chiglia coperta di crostacei.



Le autorità del Salvador hanno confermato la sua identità: si tratta proprio del 37enne pescatore emigrato in Messico. È anche padre di una bambina di 10 anni. Giornalisti britannici che lo hanno potuto intervistare hanno fatto capire che ci sono domande senza risposta circa la morte dell'altro pescatore, il 15enne Ezekiel, che era uscito in mare con lui per imparare i segreti della caccia ai pescecani. Secondo quanto ha raccontato Alvarenga, poche ore dopo l'inizio della pesca, il motore si era guastato. Per qualche ora i due erano riusciti a rimanere vicino alla costa, e speravano di essere avvistati e soccorsi.



Ma improvvisi venti provenienti da nord li hanno progressivamente spinti verso il largo. Una tempesta li ha poi completamente allontanati dalla terra. E così è cominciata la lunga deriva. A bordo, i due avevano solo un telo per proteggersi dal sole e un coltello con il quale Alvarenga è riuscito a uccidere degli uccelli che si posavano sul bordo dello scafo. Ma - a suo dire - il giovane Ezekiel non riusciva a nutrirsi di carne cruda. Dopo quattro mesi di deriva, Exekiel è morto. Non si sa bene come, né è chiaro cosa Albarenga abbia fatto del corpo. Ma il pescatore ha detto che a quel punto aveva pensato di suicidarsi con una coltellata: «Ma avevo paura del dolore - ha confessato - e di non morire subito. Ci ho pensato quasi quattro giorni. Poi mi sono messo a pregare, e mi sono affidato a Dio».



L’AVVENTURA

Essendo un esperto pescatore di pescecani, Albarenga si è nutrito così: infilava il braccio in acqua, abbastanza a lungo da attirare i primi squali, e poi con destrezza ne afferrava uno piccolo per la coda, e lo accoltellava. Ha anche potuto pescare tartarughe, facili da acchiappare, e uccelli che si fermavano sulla barca attratti dai resti, e spesso si è tenuto idratato bevendone il sangue. Ma ha anche aggiunto di aver dovuto alle volte bere la propria orina, quando restava a lungo senza caccia o pesca. Effettivamente l'unico vero problema fisico che gli è stato diagnosticato è stata la disidratazione. Ma il 37enne ha anche detto di avere una voglia terribile "di pane": i suoi genitori sono proprietari di un panificio e il pane è il suo cibo preferito.
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