L'Africa dichiara guerra ai jihadisti: quattro Stati si coalizzano contro Boko Haram

L'Africa dichiara guerra ai jihadisti: quattro Stati si coalizzano contro Boko Haram
di Anna Guaita
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Mercoledì 25 Febbraio 2015, 22:17 - Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio, 20:44

NEW YORK – Un’offensiva via terra e aria. Ottomila soldati. Aiuti dagli Stati Uniti e dalla Francia. Una guerra sta per cominciare contro le milizie jihadiste. Ma no, non sta per avvenire in Siria e Iraq contro gli squadroni dell’Isis.

Quattro Paesi dell’Africa Occidentale hanno rotto gli indugi, e grazie al via libera formale dell’Unione Africana lanciano la loro guerra regionale contro Boko Haram, il gemello dell’Isis che ha messo radici nella Nigeria del nord e sta allungando i suoi tentacoli.

Nei giorni scorsi sono arrivate in Italia voci preoccupanti sulla presenza in Libia di emissari delle falangi terroriste nigeriane, e si sono intrecciate allarmate teorie di un possibile congiungersi di Boko Haram all’Isis.

Ma se la “Multinational Joint Task Force” composta da Camerun, Chad, Niger e Benin riuscirà nel suo intento, almeno gli squadroni africani di questo infernale connubio saranno fermati.

Se il mondo conosce gli orrori dell’Isis, ultimamente ha scoperto quanto Boko Haram si sia sforzato di reggere il confronto, in una perversa gara del terrore. Dopo il rapimento l’anno scorso di 200 bambine da una scuola media nella cittadina di Chibok, Boko Haram è diventato un nome familiare e odiato. Ma era opinione diffusa che il gruppo volesse limitarsi a creare un califfato nel nord est della Nigeria, obbligando le popolazioni sunnite a convertirsi alla loro interpretazione estremista e violentemente anti-occidentale dell’Islam. Il governo del presidente Goodluck Jonathan dal canto suo è sembrato inetto davanti all’avanzata jihadista, e anzi ci sono stati imbarazzanti casi di soldati governativi in fuga prima ancora di affrontare i ribelli.

Ma le falangi di Boko Haram hanno cominciato a sconfinare dalla ex colonia britannica anche nei territori dei paesi circostanti, il Benin a ovest, il Niger a nord, il Ciad a est, il Camerun a sud, ovunque portando orrore, crudeltà sadica, repressione. Ed è stato chiaro che prendeva esempio dall’Isis e voleva espandere la propria influenza.

Benin, Niger, Ciad e Camerun sono Paesi estremamente poveri ma hanno dimostrato una comune determinazione a difendersi dall’avanzare del culto estremista. Dal Niger, al 90 per cento islamico, al Benin, al 70 per cento cristiano, le quattro ex colonie francesi hanno trovato un’unità di intenti che a migliaia di chilometri di distanza, i Paesi che confinano con la Siria finora non sono riusciti a trovare. Dopo il via libera dell’Unione Africana, lo scorso 31 gennaio, sono anche arrivati i primi aiuti occidentali. Gli Stati Uniti mandano materiale militare, consiglieri e addestratori. La Francia, che dai tempi dell’intervento militare nel Mali contro “Al Qaeda nel Maghreb” ha conservato nella regione una consistente presenza militare di oltre 3 mila soldati, ha già messo a disposizione elicotteri e aerei da ricognizione.

L’offensiva dovrebbe cominciare a giorni. E non può essere un caso che corrisponda quasi esattamente con le annuali esercitazioni militari alleate “Flintlock” che gli Usa conducono – guarda caso quest’anno con base nel Ciad – per addestrare gli eserciti africani nella lotta contro i gruppi jihadisti. Proprio nei primi giorni delle esercitazioni, gli Usa hanno fornito sofisticate tecnologie di comunicazione agli eserciti che faranno parte della “Multinational Task Force”. I nuovi strumenti permetteranno agli eserciti dei quattro diversi Paesi attraversati da foreste e deserti di restare sempre in comunicazione satellitare e poter coordinare i movimenti.

Alle Nazioni Unite si sta a guardare con una certa preoccupazione. Il portavoce del Segretario generale Ban Ki moon ha dichiarato al Messaggero.it : «Noi ci aspettiamo che presto gli scopi e la durata della missione vengano discussi al Consiglio di Sicurezza. Nel frattempo chiediamo alle parti in gioco di rispettare al massimo i diritti civili e umani delle popolazioni». La “Task Force” vorrebbe avere la copertura ufficiale dell’Onu, perchè significherebbe anche aiuti maggiori rispetto a quelli che la sola Unione Africana può garantire. Ma ha deciso di non aspettarla: la paura di Boko Haram cresce di giorno in giorno, così come la certezza che con il gruppo apocalittico non ci sia spazio negoziale.