Yara, difesa Bossetti: annullare prova Dna
Lui: «Fiducia nella giustizia»

Yara, difesa Bossetti: annullare prova Dna Lui: «Fiducia nella giustizia»
di Claudia Guasco
4 Minuti di Lettura
Venerdì 3 Luglio 2015, 12:36 - Ultimo aggiornamento: 5 Luglio, 18:38

Bergamo Abbronzato, i capelli pettinati all'indietro e lucidi di gel, jeans e polo blu. Massimo Giuseppe Bossetti, 44 anni, accusato di aver ucciso Yara Gmbirasio con l'aggravante dela crudeltà e della minorata difesa, entra nella gabbia degli imputati per la prima udienza del processo a sua carico.

Lo guardo del muratore di Mapello si sofferma sui giudici popolari, tre uomini e quattro donne (compresi i supplenti) che insieme ai due membri togati del collegio dovranno decidere se è stato lui, quella sera del 26 novembre 2010, a caricare la piccola ginnasta sul furgone all'uscita della palestra di Brembate e abbandonarla agonizzate nel campo di Chignolo. E ora che, dopo oltre un anno di carcere, di proclami di innocenza e di lettere ai magistrati il capentiere si trova davanti alla Corte d'Assise, si rende conto tutto d'un colpo di rischiare l'ergastolo.

Il volto resta impassibile, ma i movimenti sulla sedia e le mani che si contorcono tradiscono il suo nervosismo. Solo alla fine si lascia andare col suo avvocato: «Mi sento più tranquillo, ho molta fiducia nella giustizia».

DNA DA ANNULLARE L'udienza comincia poco prima delle nove e mezza con la lunga lista di eccezioni presentate dalla difesa, che ai giudici popolari anticipa lo scenario di un "processo complesso, completamente indiziario".

Quindi illustra le cinque questioni preliminari in base alle quali il procedimento non dovrebbe nemmeno cominciare.

E' nullo, secondo gli avvocati di Bossetti, il capo d'imputazione che fa riferimento a due luoghi diversi per la morte di Yara, ovvero Brembate di Sopra e Chignolo d'Isola. "Anche i giudici popolari possono capire come un omicidio non possa essere commesso in due posti", rileva l'avvocato Paolo Camporini. La data del 26 novembre, inoltre, "sconfessa la consulenza tecnica della dottoressa Cristina Cattaneo, che la posticipa. Ma affichè la contestazione sia ammisibile è necessario conoscere i termini esatti di luogo e di tempo della commissione del crimine", sottolinea il legale.

Ciò su cui la difesa punta tutte le sue carte, in ogni caso, è il dna. Le metodologie con le quali, il 15 giugno di un anno fa, è stato prelevato un campione della saliva di Bossetti "violano le norme processuali". Per i legali infatti quell'alcoltest effettuato con il boccaglio simulando un controllo stradale "è stato eseguito di nascono, con astuzia e senza avvertimento, l'imputato avrebbe potuto rifiutarsi".

Quel che più conta, tuttavia, è che il muratore sia stato iscritto nel registro degli indagati solo il 16 giugno, "dunque il prelievo va considerato nullo". I legali contestano infine gli accertamenti realizzati sul dna repertato sul corpo di Yara: "Il pm ha ribadito in varie occasioni che il materiale genetico a disposizione era abbondante, invece bastava solo per un esame. Si è trattato quindi di accertamenti irripetibili eseguiti come ripetibili, senza le necessarie garanzie per l'indagato".

"PRELIEVO REGOLARE" La pm Letizia Ruggeri ha replicato punto per punto alle eccezioni, ricordando che la magior parte è stata già respinta dal gip. La prima: l'indeterminatezza del luogo del delitto non impedisce all'imputato di difendersi, i fatti della tragica morte di Yara "non sono stati mai chiariti ed è possibile che i decesso non sia stato istantaneo e l'agonia si sia protratta".

La seconda: il prelievo del dna tramite il boccaglio dell'alcoltest è prfettamente regolare, "una cosa sono i campioni, altra sono i reperti che possono essere raccolti in qualsiasi fase delle indagini". E comunque gli accertamenti sul dna "sono stati ripetuti dopo l'iscrizione di Bossetti al registro degli indagati". Infine gli accertamenti irripetibili: "Li abbiamo affidati ai Ris il 27 novembre 2010, con delega omnicomprensiva. I Ris, da parte loro, fissano le date per gli esami e le comunicano alla Procura, che a sua volta informa l'indagato. Ma se l'indagato non c'è, come nel caso di Bossetti, non può essere avvisato e noi, correttamente, abbiamo informato le parti civili, cioè i genitori di Yara".

TELECAMERE VIETATE In aula non ci sono i genitori della ginnasta (costituitisi parte civile con la figla Keba), nè la moglie del carpentiere Marita Comi e nemmeno le telecamere chieste a gran voce dall'imputato. "Voglio che tutti vedano e sentato la verità, che non sono stato io a uccidere Yara", ha affermato. Richiesta respinta dal legale dei genitori e dalla pm.

"Non do il mio consenso perché è un processo alla base del quale c'è una tragedia e non voglio venga sfruttato come un palcoscenico - dice Letizia Ruggeri - E molti mezzi di comunicazione, che già hanno diffuso atti coperti dal segreto istruttorio, hanno tenuto una condotta che potrebbe seriamente nuocere al dibattimento e al suo esito". Ora la parola passa ai giudici, che dovranno esperimersi sulle richieste della difesa. Prossima udienza il 17 luglio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA