Yara, gli ultimi sms all'amica Martina
mentre era in macchina con il killer:
la pista seguita dagli investigatori

Yara, gli ultimi sms all'amica Martina mentre era in macchina con il killer: la pista seguita dagli investigatori
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Domenica 22 Giugno 2014, 09:35 - Ultimo aggiornamento: 23 Giugno, 03:08

dal nostro inviato

Claudia Guasco

BERGAMO - Tre sms prima che Yara Gambirasio scomparisse per sempre.

Gli ultimi messaggi della ragazzina di Brembate sono lo specchio della sua vita semplice e serena, ma anche, dicono gli investigatori, la dimostrazione che è salita senza timore sulla macchina del suo assassino. Massimo Giuseppe Bossetti, molto somigliante all’uomo con il pizzetto ossessionato dalla ragazzina di Brembate, avrebbe carpito la sua fiducia e gli sms permettono di ricostruire gli spostamenti della piccola ginnasta almeno fino ale 19,11. Quando la madre, trovando il cellulare spento, si allarma e capisce subito che le è successo qualcosa di grave.

MESSAGGI CON MARTINA

Nell’ordinanza di custodia cautelare il gip Ezia Maccora scandisce orari e tragitto. «I tabulati del cellulare in uso alla ragazza evidenziano che l’apparecchio è stato utilizzato fino alle ore 18.49 di quella sera, quando l’utenza ha ricevuto un sms. In particolare risulta che Yara Gambirasio scambia tre sms (alle ore 18.25.01 riceve, alle ore 18.44.14 risponde e alle ore 18.49.49 riceve nuovamente) con l’utenza in uso all’amica Martina». Secondo una relazione dei carabinieri del 4 dicembre 2010, «i primi due sms agganciano la cella di Ponte San Pietro, cella compatibile con la palestra di Brembate Sopra ove la ragazza si trovava, mentre il terzo sms viene agganciato dalla cella di Mapello, via Natta». Si tratta di «un’area più lontana dalla palestra di Brembate, opposta rispetto al tragitto che la ragazza avrebbe dovuto fare per ritornare a casa e comunque compatibile con la presenza di Yara Gambirasio nell’area di Mapello». Quando Yara e Martina si scambiano il secondo e il terzo sms, gli investigatori ritengono che la ragazzina sia già stata avvicinata dall’uomo che la ucciderà. Eppure, come dichiara la compagna di squadra, «quando Yara ha risposto al mio sms era tranquilla». Martina scrive il primo messaggio quando l’amica è ancora in palestra, dato che viene vista dal padre di una ginnasta qualche minuto dopo le 18,30: «A che ora ci vediamo giù alla gara domenica?», chiede. Alle 18,44 arriva la risposta di Yara: «Dobbiamo essere lì per le 8». Cinque minuti dopo, alle 18,49, Martina la saluta: «Ok grazie ciao». Il fatto che il messaggio di Yara arrivi 20 minuti dopo non insospettisce l’amica, che spiega ai carabinieri: «In palestra quando ci togliamo il giubbotto lasciamo in tasca il cellulare. Quindi l’avrà visto dopo e mi ha subito risposto». Ma in quel momento l’aggressore era già con lei. Mamma Maura chiama la figlia alle 19,11 e il telefono è spento. Passano dieci minuti e il papà le manda un sms: «Dobbiamo preoccuparci?». Quel messaggio non arriverà mai e probabilmente Yara è già stata aggredita. Come scrive il gip: «I rilievi relativi al contenuto gastrico consentono di ritenere che la morte risale a poche ore dopo la scomparsa la sera del 26 novembre 2010 e in particolare appare collocabile nel range temporale compreso tra le 19 e le 24. Tenuto conto di una fase agonica protratta, questo limite potrebbe estendersi alle prime ore del giorno successivo». Difficile dire cosa l’abbia uccisa, se le percosse, le ferite di un coltello affilato o il freddo della notte. «Non è possibile per il cattivo stato di conservazione della salma stabilire con certezza la causa della morte - si precisa nell’ordinanza - Tuttavia si propende per una morte concausata da ipotermia e dagli effetti combinati delle lesioni da arma bianca e contusiva».

BOSSETTI A CHIGNOLO

Il corpo verrà ritrovato a dieci chilometri di distanza dalla palestra, stando ai rilievi scientifici Yara è stata gettata direttamente dalla macchina sul terreno di Chignolo. «Le indagini naturalistiche convergono nel concludere che il corpo di Yara Gambirasio in via di elevata probabilità sia rimasto nel campo di Chignolo d’Isola dal momento della sua morte, avvenuta poche ore dopo la sua scomparsa, fino al momento del suo rinvenimento», cristallizza l’ordinanza. Bossetti, il presunto assassino, avrebbe dunque puntato dritto verso un posto che conosceva e che ha ritenuto adatto per liberarsi della giovane ginnasta. Proprio a Chignolo infatti c’è la ditta dove l’uomo andava a rifornirsi di materiale per l’edilizia. Ci andava spesso e si fermava per un caffè, i frequentatori abituali del bar lo ricordano bene. Un motivo in più che fa propendere gli inquirenti per la premeditazione: Bossetti non avrebbe scelto la sua vittima a caso, non avrebbe agito spinto da un raptus incontrollabile, ma si sarebbe avvicinato a lei giorno dopo giorno, come un falco con la sua preda.

«HO LA COSCIENZA A POSTO»

Ma il manovale continua a negare e invoca l’errore: «Non avrei mai potuto fare una cosa del genere. Ho la coscienza a posto, se fossi stato io mi sarei già ucciso». Lo ripete prima al gip e al suo avvocato, poi a chi lo assiste dietro le sbarre, ribadisce di essere cresciuto «sapendo di essere figlio di Ester Arzuffi e di Giovanni Bossetti» e non di Giuseppe Guerinoni il cui dna ha dato una svolta al caso, di «non aver mai conosciuto Yara». Il fratello della ragazzina, oggi tredicenne, racconta però una storia diversa e rivela che l’uomo con il pizzetto se lo erano ritrovati accanto anche a messa. Agli inquirenti ha rivelato: «Yara mi aveva raccontato che all’inizio dell’estate del 2009 lo stesso individuo la osservava in chiesa, seduto nello stesso banco e armeggiava col telefonino come se stesse digitando i numeri sulla tastiera». Non sarebbe stato un episodio isolato, visto che la ginnasta lo indica al fratello in una occasione successiva. E’ sempre seduto a pochi posti di distanza da loro e anche il bambino lo ha «visto rifare quel gesto col cellulare».

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