Yara, spunta il sospetto di un complice. Il pm: «Bossetti ha agito con crudeltà»

Yara, spunta il sospetto di un complice. Il pm: «Bossetti ha agito con crudeltà»
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Martedì 17 Giugno 2014, 10:19 - Ultimo aggiornamento: 11 Febbraio, 10:46

Il suo nome Massimo Giuseppe Bossetti, ha tre figli, sposato e vive a Mapello, ed il presunto assassino di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate di Sopra uccisa tre anni e mezzo fa.

Il presunto assassino. L'uomo che è stato arrestato è un muratore sposato, ha 45 anni e tre figli. E' nato da una relazione clandestina tra l’autista Giuseppe Guerinoni (morto nel ‘99) e una donna del luogo, che faceva le pulizie a casa di Yara Gambirasio. Il presunto killer, che ha anche una sorella gemella, è stato identificato grazie al Dna lasciato sul corpo della vittima. L'ultima conferma sull'analisi scientifica era arrivata nell'aprile scorso contenuta nella relazione dell'anatomopatologa Cristina Cattaneo, la stessa esperta che aveva eseguito l'esame sulla salma della giovane vittima uccisa a Brembate il 26 novembre 2010.

Leggi il provvedimento di fermo

La svolta Il dna di Massimo Giuseppe Bossetti, il presunto assassino di Yara Gambirasio «coincide con quello trovato sugli slip e sui leggins della 13enne uccisa a Brembate il 26 novembre 2010». Lo spiega il colonnello dei carabinieri di Bergamo Antonio Bandiera. In una breve ricostruzione di un'indagine «lunga e complessa che ha visto operare diversi reparti tra cui Ros, Ris e Polizia di Stato con il coordinamento eccellente della Procura di Bergamo», Bandiera ha sottolineato come dall'analisi di «migliaia e migliaia di dna raccolti e analizzati in modo scientifico» si è arrivati a individuare Giuseppe Guerinoni, il padre di 'Ignoto 1' come è stato ribattezzato il dna dell'assassino della giovane ginnasta.

Le celle telefoniche Un lavoro quello dei militari che si è concentrato anche «nel riscontro delle celle agganciate dai cellulari» nel luogo in cui Yara è stata uccisa, ma anche in un'indagine che non ha tralasciato «le cerchie relazionali, la palestra frequentata dalla vittima, la zona dove è stata trovata» arrivando così a un numero di presunti sospetti piuttosto elevato che ha richiesto quasi quattro anni di indagini. «Abbiamo investito le nostre migliori risorse e non abbiamo mai abbassato la guardia, neanche un giorno. Sono orgoglioso -sottolinea il colonnello- di quanto fatto ogni giorno in silenzio e compostezza». Un lavoro «difficile» che vede una svolta venerdì scorso con la conferma del dna della madre di 'Ignoto 1'.

Il gip di Bergamo chiamato a convalidare il fermo di Massimo Giuseppe Bossetti, è Ezia Maccora lo stesso giudice che si occupò di Mohammed Fikri, il giovane arrestato poco dopo l'omicidio della 13enne di Brembate di Sopra e poi rilasciato. Un arresto rocambolesco, quello di Fikri, terminato con l'archiviazione del giovane muratore. Nelle prossime ore, invece, il gip dovrà decidere sulla sorte di Bossetti che ha trascorso la prima notte nel carcere di Bergamo. Un fermo arrivato al termine di un'inchiesta durata quasi quattro anni in cui la tenacia degli investigatori, insieme all'analisi tecnica e scientifica, sembra aver risolto quello che rischiava di essere un 'cold casè.

Nel corso dell'interrogatorio di fronte agli inquirenti nella caserma del Comando provinciale dei carabinieri di Bergamo, Massimo Giuseppe Bossetti si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. In caserma è stata convocata anche la moglie. L'uomo è titolare di una piccola azienda edile. Gli investigatori gli hanno sequestrato una Volvo.

Il sospetto di complici. Per il questore di Bergamo Fortunato Finolli, il caso di Yara «non può considerarsi chiuso fino a quando non interverrà una sentenza». Il questore ha spiegato che vi sono «numerosi altri accertamenti da svolgere» sulla posizione di Massimo Giuseppe Bossetti per capire se abbia agito da solo o se qualcuno sapesse qualcosa e non l'avesse rivelato per complicità. La madre poteva sapere? Gli è stato chiesto: «per i congiunti il favoreggiamento non esiste», ha tagliato corto il questore.

La scienza non lasciava dubbi: l'autista di Gorno è il padre del presunto killer della 13enne il cui corpo fu trovato esattamente tre mesi dopo la scomparsa in un campo di Chignolo d'Isola. La relazione dimostrava che la probabilità che Guerinoni fosse il padre del cosiddetto 'Ignoto 1' è del 99, 9999987 per cento, un dato che era stato estratto dalla polizia scientifica. Una paternità della quale probabilmente nessuno in paese ne era a conoscenza. L’indagine è stata effettuata dalla polizia scientifica insieme con i carabinieri del Ros che hanno incrociato le informazioni e sono arrivati a Massimo Bossetti.

Nel provvedimento di fermo per Giuseppe Massimo Bossetti il pm ricostruisce come morì Yara Gambirasio, che ricevette «tre colpi al capo e plurime coltellate in diverse regioni del corpo e abbandonata agonizzante in un campo isolato». È accusato di omicidio con l'aggravante delle sevizie e della crudeltà Massimo Giuseppe Bossetti.

I familiari di Yara. «Nessuno ha esultato, sono persone molto pacate e misurate che hanno avuto fiducia nelle indagini». Così Enrico Pelillo, avvocato della famiglia Gambirasio, ha commentato il fermo di Massimo Giuseppe Bossetti, il presunto assassino di Yara. «Nessuno sapeva chi fosse fino a ieri», aggiunge togliendo ogni dubbio sui legami tra il presunto assassino di Yara e la tredicenne uccisa a Brembate di Sopra il 26 novembre 2010.

Un fermo che il gip di Bergamo nelle prossime ore potrà trasformare in arresto, ma che per il legale non rappresenta un punto di arrivo ma «un punto di partenza. Non abbiamo più indagini a carico di ignoti» e ora la famiglia di Yara «è fiduciosa negli sviluppi».

I vicini di casa di Bossetti. «Un bravo ragazzo, un muratore in proprio che conduceva una vita tranquilla». Così i vicini di casa di Giuseppe Massimo Bossetti. «Non è di qua», tengono a sottolineare i vicini, «è arrivato qui e si è sposato con una ragazza del posto. Speriamo solo che non sia vero», concludono.

Le indagini - Il presunto assassino di Yara Gambirasio ha 45 anni, è sposato e ha tre figli. Vive a Mapello, un paese vicino a Brembate. Lo stesso luogo dove si sono concentrate a lungo le indagini perché proprio lì si spegne definitivamente il cellulare di Yara. Sempre a Mapello si trova il cantiere dal quale sono partite le indagini che avevano portato sulle tracce, poi risultate sbagliate, del lavoratore immigrato.

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