'Ndrangheta, in undici finiscono in manette: c'è anche un ex maresciallo dei carabinieri

Beni sequestrati in Calabria alla 'ndrangheta
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Giovedì 27 Marzo 2014, 08:31 - Ultimo aggiornamento: 28 Marzo, 11:13
L'ex comandante della stazione dei carabinieri di Sant'Onofrio, il maresciallo Sebastiano Cannizzaro, radiato dall'arma nel febbraio scorso, è stato sottoposto a fermo insieme ad altre 10 persone dai carabinieri del comando provinciale di Vibo Valentia su disposizione della Dda di Catanzaro. L'ex militare è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Avrebbe agevolato le attività della cosca Patania di Stefanaconi. Cannizzaro era già indagato, sospeso nel maggio 2012 e radiato nel febbraio scorso.



Oltre a Cannizzaro, portato nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), i carabinieri hanno fermato dieci tra presunti affiliati e fiancheggiatori della cosca Patania. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa di tipo mafioso, usura, estorsione, danneggiamento, porto, detenzione e cessione di armi, anche da guerra, possesso di segni distintivi contraffatti e favoreggiamento personale, commessi in concorso e con l'aggravante delle modalità mafiose. I fermi sono stati operati dai carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia, insieme a quelli dello squadrone eliportato Caciatori Calabria, in provincia di Vibo e a Rozzano (Milano), Cantù (Como) e Carugo (Como).



Anche l'ex parroco di Stefanaconi, don Salvatore Santaguida, fu coinvolto in uno dei filoni delle indagini della Dda di Catanzaro sulla cosca della 'ndrangheta dei Patania. Nel dicembre del 2012 il sacerdote, che è stato trasferito dal suo incarico, fu sottoposto ad una perquisizione disposta dall'allora procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, e dal sostituto Simona Rossi. Il parroco, secondo l'accusa, avrebbe fornito informazioni ad esponenti della cosca Patania.



Sono quattro i collaboratori di giustizia che hanno contribuito alle indagini della Dda di Catanzaro e dei carabinieri di Vibo Valentia che stamane hanno fermato undici esponenti della cosca della 'ndrangheta dei Patania.
Le indagini dei carabinieri, dirette dal sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Simona Rossi, hanno consentito di ricostruire la struttura dell'organizzazione criminale e di individuare una serie di altri reati come usura, estorsioni e detenzione di armi. Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, secondo quanto è stato riferito dagli inquirenti durante la conferenza stampa, sono state tutte riscontrate. «Si è fatto luce - ha affermato il comandante provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia, col. Daniele Scardecchia - su uno scenario di guerra che tra il 2011 ed il 2012 aveva portato ad una vera e propria faida tra le cosche del vibonese. C'è stato poi un provvedimento su scala gerarchica che ha portato prima a sospendere l'ex maresciallo Sebastiano Cannizzaro e poi la successiva radiazione». Le mancate indagini sui Patania, avvenute nel corso degli anni con la complicità di esponenti delle istituzioni infedeli, hanno portato anche ad agevolare la cosca dei Mancuso di Limbadi. Secondo gli inquirenti, infatti, le cosche dei Patania e dei Mancuso sono alleate e le mancate indagini hanno consentito che «potessero continuare indisturbate nelle loro attività illecite».




I fermati nell'operazione "Romanzo criminale" sono Bruno Patania, 39 anni; Alessandro Bartalotta (23); Antonio Sposato (38); Sebastiano Cannizzaro (59); Iliya Krastev (33), bulgaro; Maria Consiglia Lo Preiato (31); Caterina Caglioti (32); Alex Loielo (21); Natale Michele De Pace (62), domiciliato a Rozzano; Toni Mazzeo (38), residente a Carugo; Riccardo Cellura (32), di Cantù.
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