Vallanzasca, condanna a 10 mesi per furto di mutande: «Io incastrato per le rivelazioni su Pantani»

Vallanzasca, condanna a 10 mesi per furto di mutande: «Io incastrato per le rivelazioni su Pantani»
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Venerdì 14 Novembre 2014, 13:27 - Ultimo aggiornamento: 15 Novembre, 16:04

Renato Vallanzasca, protagonista della mala milanese, è stato condannato a 10 mesi dal tribunale di Milano con l'accusa di tentata rapina impropria per aver rubato due paia di mutande.

Durante il "colpo" il bel Renè avrebbe rubato anche altri oggetti di scarso valore in un supermercato lo scorso giugno.

Con questa condanna rischia di non ottenere più benefici durante la detenzione.

«Io non sono uno che crede ai complotti, ma certo quello che mi è accaduto è strano».

Così Renato Vallanzasca, durante l'interrogatorio in aula prima di essere condannato a 10 mesi per tentata rapina impropria di due paia di mutande, ha spiegato il senso di una memoria depositata al giudice nella quale spiega, in sostanza, di essere stato 'incastrato'. E lega la vicenda del suo arresto del giugno scorso per il furto nel supermercato alle sue rivelazioni nel caso Pantani.

Nei giorni scorsi, infatti, Vallanzasca ha depositato, attraverso il suo legale, poche pagine per dire, in sostanza, che il suo arresto per quel furto l'estate scorsa potrebbe essere stato una «macchinazione» legata alle sue dichiarazioni ai pm di Forlì. Procura che sta indagando su un presunto complotto ordito ai danni di Marco Pantani per escluderlo dal Giro d'Italia nel '99 con l'alterazione delle analisi del sangue. Vallanzasca, infatti, aveva raccontato di essere stato avvicinato, quando era detenuto ad Opera, da un camorrista che, in sostanza, gli aveva detto di non puntare sul 'Pirata' perchè sarebbe stato escluso dal Giro.

Il pm Angelo Renna oggi ha depositato atti del fascicolo della Procura di Forlì, tra cui i due verbali 'omissati' resi da Renè (uno poche settimane fa), per dimostrare, come ha chiarito nella requisitoria, che l'inchiesta di Forlì è nata due mesi dopo questo fatto modestissimo, ossia l'arresto per aver rubato merce del valore di 66 euro. Per il pm il presunto complotto ai suoi danni o la macchinazione di cui parla Vallanzasca lambiscono il confine della calunnia e a smentire questa "macchinazione" ci sarebbero i fatti, il lavoro dei carabinieri e della Procura di Milano.

Il legale dell'ex capo della banda della Comasina, l'avvocato Ermanno Gorpia, invece, ha sottolineato che «il mio assistito ha centinaia di nemici e se è vero che l'indagine di Forlì è successiva, lui aveva già rilasciato interviste sul caso Pantani tempo fa».

Già lo scorso luglio in aula Vallanzasca aveva detto di essere stato »incastrato«, raccontando di essere stato avvicinato mentre era al supermarket da un giovane che »mi chiamava 'zio Renatò« e che avrebbe messo gli oggetti rubati nella sua borsa. »Perchè mi è stata fatta una cosa del genere non lo so, io so soltanto che entro Natale avrei dovuto discutere della mia liberazione condizionale e potevo tornare libero«, aveva spiegato, lamentando che le immagini delle telecamere del negozio che l'avrebbero potuto scagionare »sono sparite«, non sono state acquisite.

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