Ucraino ucciso per sventare la rapina: due fratelli figli di un boss confessano l'omicidio

Ucraino ucciso per sventare la rapina: due fratelli figli di un boss confessano l'omicidio
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Sabato 5 Settembre 2015, 13:05 - Ultimo aggiornamento: 7 Settembre, 14:52

Hanno confessato i due giovani, di 20 e 32 anni, bloccati dai Carabinieri di Castello di Cisterna (Napoli) per la rapina in cui ha trovato la morte Anatolij Korol, l'ucraino di 38 anni che tentò di bloccare i banditi all'interno del supermercato lo scorso 29 agosto. I due sono fratellastri e figli del boss Ianuale, e sono stati rintracciati dai militari a Cosenza, dove si erano trasferiti da alcuni giorni. È stato Gianluca Ianuale, il 20enne, ad uccidere Korol, ha detto il procuratore della Repubblica di Nola (Napoli) Paolo Mancuso nel corso della conferenza stampa svolta nella caserma dei carabinieri di Castello di Cisterna, alla quale hanno partecipato il generale Antonio de Vita, comandante provinciale de Carabinieri di Napoli e il colonnello Luca Corbellotti alla guida dei carabinieri del Gruppo di Castello di Cisterna.

Gianluca Ianuale, 20 anni nel 2011 è stato accusato di stupro di gruppo insieme altri tre giovani, tutti minorenni all'epoca dei fatti.

Il giovane, insieme agli altri minorenni coinvolto, è stato affidato a una comunità per circa un anno. Attualmente Ianuale viveva con il fratellastro, Marco Di Lorenzo, 32 anni, anche con precedenti penali non specifici e suo complice nella rapina sfociata in tragedia. Entrambi sono figli del boss Vincenzo Ianuale e, secondo gli inquirenti, a capo dell'omonimo clan ormai non versava in condizioni economiche tali da consentirne la sopravvivenza malavitosa.

Ad entrare nel supermercato armato di pistola, che ancora non è stata ritrovata ma sulla quale i militari stanno lavorando, era stato il fratellastro 32enne Marco di Lorenzo, il quale era stato disarmato dal muratore eroe. Quindi il fratellastro, dopo avere cercato di liberare Di Lorenzo, ha colpito Korol con dei pugni e lo ha ferito con una penna e ha poi preso l'arma ed ha fatto fuoco. Tutto ciò è confermato dai filmati registrati dalla videosorveglianza. I due sono poi fuggiti, si sono resi latitanti e disfatti dei vestiti ed avevano trovato rifugio a Scalea, nel Cosentino, dove conoscenti li hanno aiutati portando loro vestiti e denaro.